Costituzione ed epurazione
Ha vinto il No, ma c’è chi vuole stravincere. Una lettera svela un clima robespierriano in seno all’Associazione italiana costituzionalisti
Roma. Vincere, e pure stravincere. Vincere, e magari anche un po’ isolare (se non addirittura “epurare”). E non in campo politico, dove chi gioca una partita sa che può andare a finire a scatafascio e lo mette in conto, ma nel mondo formale dei professori studiosi di Diritto, in teoria contrari all’esplicarsi di lotte dure e vendette ex post. E però forse questo valeva per il “prima” (prima del referendum costituzionale e della vittoria del No). Accade infatti a Roma un fatto singolare: che, all’interno dell’Associazione italiana dei costituzionalisti (che raggruppa prof. che hanno votato Sì e prof. che hanno votato No), il day after referendario assuma strani colori da vigilia di un processo alle intenzioni. A partire da una lettera interna (che il Foglio ha potuto leggere).
Intanto, i fatti: lunedì prossimo, 12 dicembre, all’Università la Sapienza di Roma, si terrà un incontro-seminario dal titolo “La Costituzione dopo il referendum”, organizzato dall’Associazione italiana dei costituzionalisti, presieduta dal professor Massimo Luciani. In teoria, come aveva scritto la Stampa qualche giorno fa, l’idea era quella di una “tregua” post referendaria, un momento di riflessione e riappacificazione dopo i mesi estenuanti della campagna elettorale, mesi che avevano visto nomi illustri del Diritto impegnarsi per questo o quel fronte (vedi Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Carlassare per il No e Stefano Ceccanti per il Sì). Doveva essere, insomma, la classica occasione di recupero-costruttività a freddo. E però qualcosa ribolle sotto la superficie placida e professorale delle acque. Ecco infatti che, all’improvviso, spunta una lettera interna rivolta ai “cari amici” dell’Associazione e firmata da Lorenza Carlassare, giurista illustre e volto del No e di varie cause buone&giuste di area “Rodotà-tà-tà”); Maria Agostina Cabiddu (anche autrice di saggi con Piercamillo Davigo); Ugo De Siervo (paladino del No e presidente emerito della Corte costituzionale); Federico Sorrentino, professor-avvocato e Roberto Zaccaria, ex presidente Rai d’inizio millennio nonché ex deputato pd, recentemente dialogante con i Cinque stelle.
“Cari amici”, scrivono dunque i firmatari della missiva interna, “il pericolo del dissolvimento della nostra Costituzione, cioè dell’oggetto specifico dei nostri studi e finalità principale della nostra Associazione è stato, grazie anche al generoso impegno di molti di noi, fortunatamente scongiurato”. E fino a qui poteva sembrare un autoelogio pacato. Solo che poi la lettera svela un desiderio insopprimibile di giudizio universale: “… Rileviamo peraltro”, continuano i prof., “con profondo e sincero disappunto, che l’attuale Consiglio direttivo dell’Associazione, trincerandosi dietro un futile neutralismo, è venuto meno al proprio compito, non tanto di difendere (come pure molti di noi avrebbero desiderato) l’attuale assetto costituzionale, ma almeno di illustrare in tutte le sedi i contenuti della riforma che veniva proposta, gli elementi di criticità che la connotavano insieme con i pro e i contro di essa… La preoccupazione di dividere l’Associazione su tali temi doveva infatti recedere di fronte all’esigenza, inerente all’essenza stessa del nostro stare insieme, di chiarire, al nostro interno e all’esterno, sino a che punto la riforma propostaci potesse presentarsi come una ‘revisione’ piuttosto che uno stravolgimento del senso e dei valori della Costituzione…”. Tradotto: male hanno fatto il presidente Luciani e il suo consiglio direttivo, secondo i firmatari della lettera, non tanto a schierarsi lancia in resta per il Sì (non è stato così), ma di aver evitato lo schieramento tout court.
E dunque per Carlassare, De Siervo, Zaccaria, Cabiddu e Sorrentino il pericolo di dissolvimento-Costituzione merita – ex post – la sanzione di demerito con tanto di “processo”: “… Chiediamo pertanto che il direttivo voglia convocare entro questo mese – possibilmente prima delle ferie di fine anno – un’assemblea dell’Associazione con il seguente punto all’ordine del giorno: relazione del Consiglio direttivo sulle iniziative prese dall’Associazione durante la campagna per il referendum costituzionale 2016. Eventuali deliberazioni conseguenti”. E insomma sono altri tempi e altri luoghi, e non è il caso di scomodare il Terrore francese e Maximilien de Robespierre detto l’Incorruttibile o la famosa “circolare” del 16 maggio 1966, giorno in cui nella Cina di Mao Zedong si denunciava “l’infiltrazione” nel Partito comunista di elementi “revisionisti” controrivoluzionari e “borghesi” (seguì campagna antitradizione in scuole e università). Si immagina che la professoressa Carlassare non vorrà “bombardare il quartier generale” come una Guardia rossa, tuttavia le parole dei costituzionalisti firmatari, più che sul vincere, appaiono stranamente pencolanti verso l’idea dello stravincere.