Ostaggi dei giudici no, grazie. Non ascoltate le bufale, si può votare subito
Le leggi elettorali ci sono, e chissenefrega se sono disomogenee. Tutti a lezione dagli spagnoli, che votano e rivotano e poi un governo lo formano
Tra arresti veri in nome della supplenza del pubblico ministero e arresti falsi e violenti in nome del popolo, per dir così, stiamo messi bene. E’ la conseguenza di partiti tristemente comici e di comici che mettono su, rigorosamente fuorilegge, antipartiti finti e un po’ fascisti, capaci di assumere sotto contratto per la Casaleggio Associati, con una penale incostituzionale sull’esercizio libero del mandato, una sindaca che è un asino in mezzo ai suoni ma sopratutto un amministratore nullo in mezzo ai Marra. Il guaio è che non si vede un punto da cui ripartire. L’elettorato immobilista e malmostoso ha sconfitto Renzi e le sue riforme costituzionali in un referendum, d’accordo, e chi si lamenta?, il popolo ha sempre ragione, anche quando ha torto. Ne seguirebbe il dovere dell’autogoverno, dunque elezioni subito. Ma dal presidente dimissionario Renzi alle più varie correnti parlamentari, con il conforto di giornali e tv che si comportano da gregari delle bugie istituzionali, si dice che non si può perché manca una legge elettorale omogenea per Camera e Senato. E’ una bufala, come abbiamo denunciato qui in modo insistente. Il presidente della Repubblica come giudice costituzionale aveva contribuito a varare il Consultellum autoapplicativo, che è per il Senato una proporzionale corretta, con forti sbarramenti, cioè soglie di ingresso capaci di ridurre la frammentazione partitica. Il presidente della Repubblica ha promulgato una legge elettorale approvata dal Parlamento italiano, maggioritaria con ballottaggio, l’Italicum, per la Camera.
Il presidente della Repubblica è il garante della Costituzione e della sovranità che appartiene al popolo. Basta così, per carità. Le leggi elettorali ci sono, anche se tutti fanno finta di niente per le presunte convenienze di parte, molto presunte. Sono diverse per le due Camere, e sono sempre state diverse. Queste sono più diverse del solito, ma sono pienamente legittime, e il giudizio della Corte suprema sull’Italicum non lo conosciamo, verrà a suo tempo (a partire dal 24 gennaio, con calma) e allo stato è ininfluente sul funzionamento del sistema politico dell’autogoverno costituzionale degli italiani. Può succedere che le due Camere escano dalle urne, se si voti con la legge che c’è, con maggioranze diverse: è già successo. Embè? Si faranno una maggioranza e un governo tenendo conto di questa eventuale ma non certa diversità. La legge elettorale non vota, è il popolo elettore che vota, e la o le usa come crede.
Ma nessuno la dice, questa indiscutibile verità, tutti affermano che il paese è bloccato e bisogna fare una legge nuova, e per questo bloccano il paese e ritardano in modo obliquo la possibilità di ripartire dopo il No referendario e le dimissioni del governo Renzi. Non c’è in Parlamento un governo Di Maio-Raggi, non c’è un governo Brunetta, non c’è un governo Meloni o Salvini, non c’è un governo Speranza-Bersani, e allora ovviamente, dal momento che il presidente della Repubblica autore del Consultellum e promulgatore dell’Italicum non scioglie come dovrebbe le Camere per votare a legge elettorale vigente, si forma un governo in continuità con la maggioranza estinta politicamente dal referendum, lo si fa presiedere da una persona per bene dal carattere e dallo stile un po’ depressivi, e lo si schiaffeggia dicendo che è uno schiaffo al paese dopo averlo reso necessario chiudendo la porta all’autogoverno attraverso le elezioni politiche, chiave della democrazia moderna. Il paese è bloccato e impazzito. Si avvoltola in menzogne su menzogne pur di non fare la cosa giusta, votare subito. E si preparano vendette che non devono sembrare vendette, rese dei conti sulla cui strada si mette l’iniziativa giudiziaria e politica dei pm, finché un talento ironico su Twitter dice “non ho ancora deciso quale corrente della magistratura votare alle prossime elezioni”.
Intanto il mondo, che ormai è un condominio tra Putin e Trump, due che non tutti vorrebbero come vicini di casa, ingurgita Aleppo, a Mosul qualcuno resiste in una nube sinistra di guerra che minaccia di farsi guerra da esportazione, e l’Europa, sempre in trattativa con Erdogan per eventuali associazioni nel solco del sogno democratico dei fondatori, sta affondando la tecnica sovranazionale che aveva scelto per dissolvere i fantasmi del Novecento, in Francia si muove sapiente la Le Pen, l’Italia è invitata a uscire dall’euro da un economista tedesco, la Merkel è sotto un complicato gioco elettorale, al Consiglio europeo evitano di farsi fotografare insieme, non sia mai. Di nuovo tutti a lezione dagli spagnoli, i meravigliosi hidalgo, che vanno benone anche senza governo ma votano e rivotano in ogni stagione necessaria finché un governo, batti e ribatti, riescono a formarlo. Noi, giochetti.