Luigi Di Maio, Beppe Grillo, Virginia Raggi, Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Contro la setta grillina

Marianna Rizzini

“Clausole vessatorie” nel codice a 5 stelle firmato dal sindaco di Roma, dice l’avvocato che ha fatto ricorso

Roma. “Roma è governata da una società privata di Milano”. L’avvocato Venerando Monello, presidente della European Lawyers Association, non dice la frase per provocazione, anzi. E’ l’uomo che ha presentato ricorso per denunciare la sottoscrizione da parte di Virginia Raggi di un contratto (il codice di comportamento per i candidati ed eletti del M5s) in base al quale Raggi ha accettato, per potersi candidare, le condizioni della Casaleggio Associati – condizioni in contrasto, dice Monello, con l’articolo 67 della Costituzione (sul vincolo di mandato) con l’articolo 97, con l’articolo 3 del Consiglio Comunale e con l’articolo 1 della legge sull’associazionismo segreto. Il 13 gennaio il Tribunale civile di Roma valuterà l’ammissibilità del ricorso. Intanto però Monello approfondisce l’aspetto possibilmente “estorsivo della volontà” del candidato insito nel contratto. Ci sono “clausole vessatorie”, dice, come “la penale di 150 mila euro” per “inadempienza”. Ma com’è arrivato Monello, avvocato pro bono su questioni che riguardino diritti politici, alla decisione di presentare ricorso con le senatrici pd Monica Cirinnà e Stella Bianchi?

 

    

 “Ho letto un articolo il 9 febbraio scorso sulla Stampa”, dice Monello, “e appena ho letto il codice di comportamento ho fatto un balzo sulla sedia. Non mi pareva possibile che fosse stata messa nero su bianco una simile abnormità, un contratto antidemocratico e contrario alla legge. Se passa un principio simile, mi sono detto, la nostra democrazia subirà un’erosione inarrestabile. Da cittadino avevo il dovere di agire”. Punto più rischiosi, a suo avviso, “il fatto che si cerchi con un contratto di aggirare il divieto di mandato imperativo, baluardo di democrazia irrinunciabile e diritto indisponibile sancito dall’articolo 67 della Costituzione”. L’art 67, dice Monello, “è un pilastro democratico, perché lasciando al singolo parlamentare e al singolo eletto la libertà di agire lo svincola dalle pressioni e dagli obblighi di partito. Non puoi rinunciare a un diritto del genere con una scrittura privata. E’ come se rinunciassi a un diritto della persona”. Ma uno potrebbe dire: Raggi ha firmato un contratto, basta annullarlo e la vicenda si risolve. “No, perché la firma di questo contratto è in realtà una doppia firma, visto che si accettano anche clausole di tipo vessatorio come la penale da 150 mila euro”. Clausola “estorsiva della volontà” perché “per potersi candidare bisogna accettare che Grillo e la Casaleggio associati diano l’indirizzo politico e controllino gli atti giuridicamente complessi”. I cittadini, poi, “votano l’avvocato Raggi ma si ritrovano governati da un’azienda privata. C’è il tradimento del voto, del principio dell’uno vale uno e della trasparenza. La magistratura è chiamata a un compito molto alto: porre rimedio a questa deriva. Ha i legittimi poteri per farlo e ci aspettiamo che lo faccia senza temere di essere accusata di golpismo giudiziario”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.