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Santanchè ci spiega perché Forza Italia vuole un proporzionale “corretto”

David Allegranti

Il centrodestra da giorni discute sulla nuova legge elettorale, dopo l’apertura di Matteo Salvini alla proposta di Matteo Renzi: “Ripartiamo dal Mattarellum”

Roma. “Il Mattarellum non mi convince. E in più c’è anche il fatto che piace a Renzi, quindi io mi preoccupo: ci ha abituato ai trucchi, ai giochi di prestigio, ai vantaggi per sé. Quindi bisogna approfondire bene che cosa pensa Renzi, anche se gli italiani con il referendum si sono già espressi sfiduciandolo. E a me interessa soprattutto il popolo”. Parola di Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia. Il centrodestra da giorni discute sulla nuova legge elettorale, dopo l’apertura di Matteo Salvini alla proposta di Matteo Renzi (“Ripartiamo dal Mattarellum”). Ma mentre la Lega sarebbe anche disponibile a un patto con il Pd su un sistema maggioritario, Forza Italia insiste sul proporzionale. “Il sistema proporzionale – dice al Foglio Santanchè - significa garanzia di rappresentatività. E io trovo che la cosa più importante oggi sia rappresentare tutto il popolo, dalle maggioranze alle minoranze. Quindi io dico: una testa un voto, senza sbarramento”. Naturalmente, spiega Santanchè, il proporzionale presenta dei problemi evidenti. “C’è il rischio del ritorno della vecchia politica, che non mi piace, perché con la vecchia politica non c’è trasparenza nei confronti dei cittadini e di chi li governerà. E questo, per una come me, è inaccettabile. A me dunque piacerebbe un proporzionale corretto con il maggioritario”. Prego, onorevole? “Sarebbe un sistema elettorale proporzionale ma con il premio di maggioranza alla coalizione. In questo modo la coalizione si formerebbe prima del voto e non dopo, dando garanzie e trasparenza ai cittadini”.


Daniela Santanchè (foto LaPresse)


Tra fine gennaio e inizio febbraio, insieme alla sua nuova associazione interna a Forza Italia, i Repubblicani del popolo sovrano, Santanchè presenterà a Milano la sua proposta di legge elettorale. Sarà un momento di discussione e di dibattito costruttivo. Quello che attualmente, dice la deputata, manca nel centrodestra. “Avremmo dovuto prima trovarci e decidere, tutti insieme, quale era la nostra proposta di legge elettorale. Invece, sa, viviamo in una politica nella quale prima si parla, poi si fa e poi si disfa”. Questo peraltro avrebbe consentito alla politica di non farsi trovare impreparata di fronte alle decisioni della Consulta del prossimo 24 gennaio, quando ci sarà il pronunciamento sull’Italicum. In fondo non si dice sempre che la politica non può essere l’ancella della magistratura? “Io sono della società civile, quindi parlo come mangio: non raccontiamoci balle e non aspettiamo il pronunciamento della Consulta. Cambiamo legge elettorale e poi andiamo subito al voto. Altrimenti significa che nessuno ha davvero voglia di andare alle urne. Poi ci lamentiamo che la politica non sta fra la gente, che lasciamo tutto in mano alla magistratura e altri. La Consulta, come si sa, è composta da un terzo di giudici”.

Santanchè, nel centrodestra c’è un evidente problema di leadership. Dopo mesi di discussioni ancora non si è capito chi guiderà lo schieramento alle prossime elezioni politiche. Una soluzione, secondo lei, potrebbe arrivare dalle primarie? “Guardi, io sarei per fare le primarie, se però fossero istituite per legge. Non con le code dei cinesi o dei banchieri. Quelle non mi piacerebbero. Sono cose che fa il Pd e noi non siamo come loro, sono nostri avversari che hanno una visione e un credo diverso su tutto, dall’immigrazione all’economia, alla giustizia. Io vorrei delle primarie serie, di popolo, non di establishment. Invece anche da noi c’è chi pensa di farsi le truppe cammellate. Dunque io vorrei primarie istituite per legge, come negli Stati Uniti. Una cosa seria, non fatta all’italiana, anzi a bischero, come direbbero in Toscana”. Però attenzione, avverte la Santanchè: “Berlusconi è stato il più grande federatore, ha avuto un consenso pazzesco, ma oggi non è più candidabile. Per errori nostri, naturalmente: non è che non c’entriamo nulla con la legge Severino, eh. Anzi, possiamo dire di esserci impegnati molto: ci siamo fatti prendere per il naso come pochi dovrebbero, sopratutto quando sono maggioranza nel paese. Però, sa, c’era un signore, a quell’epoca, che era la iattura di questo paese, Giorgio Napolitano, e purtroppo ancora parla. Voleva sostituire il popolo con i palazzi. Ma questa è un’altra storia. Un giorno sono convinta che avremo letture molto diverse di quella vicenda. Io intanto vanto due medaglie al merito”. Quali? «Una è aver capito chi è era Gianfranco Fini prima di tutti gli altri. L’altra è di aver capito chi era Napolitano e mi sono sgolata a spiegarlo a Forza Italia. Ora rivolgo un appello al presidente Berlusconi: ci si può fidare di Gentiloni?”. E di Renzi, invece, ci si può fidare? “Guardi, io scommetto che Renzi a Palazzo Chigi non ci metterà più piede. Quelli sono comunisti, e lui li ha trattati a pesci in faccia: non sono come noi, non scherzano, sono seri. Oggi Gentiloni lo vediamo con l’abito grigio e la cravatta ma bisogna vedere il suo passato di militante nella sinistra extraparlamentare. L’abito non fa il monaco così come l’abito non cancella un comunista. La moderazione porta a essere modesti e Gentiloni ne è la degna rappresentazione. Per questo io, solo caratterialmente ma non politicamente, preferisco Renzi: è uno che ci mette la faccia, gioca in prima persona, non è un moderato. Insomma, almeno di carattere, mi è più simpatico. Poi, è chiaro che, dopo aver visto come si è comportato ai tempi del patto del Nazareno, non ci farei mai più nessun accordo politico”. Una cordiale antipatia, insomma.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.