Beppe Grillo (foto LaPresse)

Garantisti che non lo erano

Macaluso spiega perché “con il garantismo Grillo non c'entra nulla”

David Allegranti

Parla lo storico dirigente del Pci: “Il M5s è contro la Costituzione. È un movimento fortemente autoritario”

Roma. “Il garantismo con Grillo non c’entra nulla”. Emanuele Macaluso, 92 anni, storico dirigente del Pci, una vita tra partito e giornali di “area”, spegne le flebili speranze di chi pensava d’aver ricondotto Beppe Grillo nell’alveo della democrazia. Semplicemente, la “svolta” del M5s, dopo il voto sul codice di comportamento passato con il 91 per cento, non esiste. Peraltro, è lo stesso M5s sul blog a dover precisare, dopo la foga con cui alcuni giornali – vedi Repubblica – si erano affrettati a dar conto del nuovo corso: “Il codice di comportamento del Movimento 5 stelle (votato mercoledì dalla stragrande maggioranza degli iscritti) rappresenta una svolta garantista? Falso. E’ un’altra bufala di giornali e tv. Il MoVimento 5 Stelle garantisce ai cittadini che chi tra i suoi eletti non rispetta i principi a cui ha aderito come portavoce viene messo fuori dalla porta. Non aspettiamo il terzo grado di giudizio”. Macaluso non aveva bisogno della precisazione pentastellata: “Grillo – dice al Foglio – guida in maniera autoritaria un movimento che non ha niente niente di garantista. E non solo perché nel M5s si sono sempre pronunciati contro chiunque facesse osservazioni – non dico critiche – contro alcune iniziative della magistratura. Il M5s si è sempre schierato con le procure. Il suo dunque è un garantismo peloso, perché ora, sotto possibile iniziativa giudiziaria, c’è la sindaca di Roma e quindi il M5s sta mettendo le mani avanti. Ma questo non ha niente a che fare con il garantismo, che è tale quando si esercita nei confronti degli amici ma soprattutto nei confronti dei nemici politici qualora essi vengano colpiti da un atto giudiziario considerato sbagliato”.

 

L’ultima trovata di Grillo è una giuria popolare “che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media”. Poi, “se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse”, ha scritto l’ex comico nel Sacro Blog. Questa, secondo Macaluso, è la prova provata che “il M5s è anticostituzionale e tende a disarticolare e a levare alla democrazia italiana la sua componente essenziale, che consiste nel far decidere al popolo, non al web. La democrazia del web non collima con quella del popolo e non è compatibile con la Costituzione”, dice Macaluso, che argomenta così: “Il modo in cui il Movimento nomina i parlamentari e li dirige; il fatto che siano delle marionette nelle mani di Grillo e della Casaleggio associati; il fatto che Virginia Raggi abbia firmato un documento che la penalizzerebbe di 150 mila euro se non segue le direttive e gli ordini della Casaleggio associati e di Grillo; tutto questo è contro la Costituzione ed una ferita della democrazia italiana. L’attacco alla libertà di stampa va considerato in questo contesto. Tanti giornali hanno dedicato editoriali e pagine al processo che Grillo vorrebbe fare – attraverso non un popolo ma il suo popolo – ai giornalisti. Molti di questi giornali hanno però carezzato il Movimento, lo hanno visto come alternativa alla sinistra e come alternativa di governo contro tutto. Molti di questi giornali hanno alimentato e hanno sostenuto questo movimento. Basti pensare all’elezione di Roma. Al ballottaggio i grandi giornali si schierarono con la Raggi, per battere il candidato del Pd, Roberto Giachetti, che peraltro era un radicale”.

 

Ora insomma, dice Macaluso, che ogni mattina firma un suo corsivo sulle sue pagine Facebook, siamo al dunque, nel senso che l’attacco alla libertà di stampa è uno dei tanti tasselli perpetrati dal Movimento contro la Costituzione”. Però, Macaluso, secondo lei il M5S è un movimento fascista? “Io la parola fascista non la uso e non la userei neanche in questo caso; sono cose diverse, anche se il M5s è un movimento fortemente autoritario, che va verso il condizionamento negativo della democrazia e verso un suo esaurimento. Dico solo che esso non va preso in considerazione solo quando ci tocca personalmente, come nel caso dell’attacco ai giornalisti, ma quando tocca gli interessi generali della democrazia italiana. E’ un fatto grave e la reazione è giusta, questa della giuria popolare, ma ci sono stati altri atti che contrastano con la Costituzione e con la democrazia”. Viene da chiedersi in ogni caso, se la sinistra non abbia delle responsabilità. “Sì, la sinistra ha delle responsabilità evidenti. C’è stato il tentativo di Bersani di fare il governo con i grillini; fu umiliato in diretta streaming. Anche Renzi ha cercato di fare la legge elettorale insieme ai grillini”.

 

E questo perché succede? Perché il centrosinistra cerca sempre un dialogo con chi, evidentemente, il dialogo non lo vuole? “Il M5s agita demagogicamente alcuni temi che sono sentiti dal popolo. C’è un disagio sociale, non c’è dubbio, ma bisogna capire se le proposte del M5s hanno una possibilità di essere realizzate o sono solo agitazioni demagogiche. Per alcune loro proposte c’è chi pensa che siano una forza di sinistra, poi però come vediamo se la prendono anche con i migranti e con altri, perché quello è un movimento che vuole pascolare a destra e a sinistra e quindi agita con demagogia problemi di destra e di sinistra”. Il risultato finale è l’abbaglio del Giornalista Collettivo. 

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.