I cittadini e lo stato? Ci vorrebbe la poesia
Partiti, forze dell'ordine, trasporti, corruzione: un questionario Demos che va per la maggiore. Si parla anche del Papa, non dei social, per fortuna
Ecco le mie risposte al questionario Demos sui cittadini e lo stato, che va per la maggiore.
I partiti. Non li critico, salvo i grillini-casaleggini che sono un’associazione illegale di successo, in democrazia succede anche questo. Faccio parte del sistema da quando avevo i calzoni corti. La Costituzione, riforme o no, li prevede e li vorrebbe regolamentati, per determinare il corso della vita nazionale. Non c’è alternativa. Vorrei una classe dirigente migliore, in astratto: più educata, più colta, disinteressata quanto basta per non scadere nell’idealismo e nel moralismo, fattiva, anche un po’ svelta, consapevole dei giochi in corso, capace di far funzionare gli spiriti animali della società aperta, con qualche chiusura a doppia mandata.
Il Papa. Bravo padre, ma non lo vedo attento alle sorti della democrazia italiana e delle sue istituzioni. Quelle argentine, non so. Quelle europee e italiane, mah. Rimpiango Paolo VI e Giovanni Paolo II, santo, per non dire di Benedetto, il colosso della ragione come argomento della fede cristiana. Ma obbedisco per quel che posso, da laico e da romano, al Papa regnante.
Forze dell’ordine. Mi vanno benissimo, vorrei fossero trattati e pagati meglio. Quando ho fatto una campagna elettorale contro l’aborto a mani nude, erano dalla parte della mia libertà di parola contro bombe carta, lanci di uova e contundenti, tentati linciaggi in piazza. Proteggono la sicurezza collettiva. Mi basta e avanza.
Scuola. Penso che la mia generazione l’ha distrutta. Studenti, insegnanti, sindacati, politicanti. E’ stata ricostruita nel tempo, e il tempo ha dettato certe sue caratteristiche. Poca autonomia, separazione dalla società e dalla sua evoluzione, scarsa autorità pedagogica, mezzi poveri, troppo scientismo generico, ideologico, e poca religione. Però si da da fare, senza illusioni. Non esiste altro luogo per la socializzazione del cittadino e la sua formazione. Sono contento di pagare le tasse per mantenerla in vita. Certo, se gli alunni si alzassero in classe quando entra l’insegnante, come fanno le orchestre quando entra il direttore, bè, le cose andrebbero meglio anche senza bisogno di riformarla. E se i genitori e sindacati e comitati fossero rigorosamente esclusi dalla sua gestione, andrebbero benissimo.
Istituzioni. Semplificare, modificare, orientarle alla capacità di decisione. Il Cittadino Collettivo, variante del Cretino Collettivo, ha votato no a questi parziali obiettivi. Pazienza.
Trasporti. Grazie a Ercole Incalza, e agli altri diffamati prima di lui, quelli su rotaia funzionano. I fighetta hanno rovinato quelli aerei, che peraltro sono competenza degli arabi. Quelli urbani vanno benone, perfino a Roma e a Napoli, per non parlare del Gran Milan, solo vorrei che arrestassero in flagrante i conducenti che parlano al telefonino o guardano l’I Pad mentre hanno alle spalle la responsabilità pubblica per decine di persone.
Gli immigrati. Non ne ho paura, non li amo specialmente, mai nell’ostentazione dei buoni sentimenti, e poi dipende da etnie culture e lingua (sono un razzista?). Ci sono, ci saranno, il faut faire avec, ci si deve stare. Le politiche di controllo funzionicchiano, l’umanitarismo trionfa e ci fa belli. Fiducia.
La corruzione. Non mi interessa molto, c’è sempre stata, è un argomento tremendamente banale. Mi interessa la corruzione dei magistrati, specie antimafiosi, e quella vasta, sorprendentemente vasta, dei concittadini, specie quelli che protestano in nome dell’onestà-ta-ta. Detesto i moralizzatori che poi vengono moralizzati perché si comportano di regola male. Non rubare, punto. Che altro c’è da dire? Giusto processo, punto. Che altro c’è da fare? Non rubare coscienza pubblica e informazione in nome delle battaglie contro la corruzione. Comandamento non obbedito.
Il prossimo. Non sono diffidente, ma talvolta me ne guardo. Chi è il mio prossimo? Quello che mi edifica e non mi annoia. Non una platea così vasta, dopotutto.
Non so se queste risposte vadano bene all’agenzia Demos. Se vogliono posso cambiarle. Devo chiedere il favore a Maurizio Milani di compilare lui il mio formulario. Troverà qualcosa di geniale, come sempre, e di politicamente corretto da dire in risposta. La poesia è l’unica vera soluzione. Mancano domande sul giornalismo e sugli altri media, compresi i social. Ne sono lieto. Nutro fiducia.