Beppe Grillo rientra all'Hotel Forum dopo l'incontro con i deputati del M5S (foto LaPresse)

Nessuno schiaffo dell'Europa, Grillo è un cretino politico

Giuliano Ferrara

Ma fateci il piacere, Fontana e Calabresi, che titolate “Schiaffo dell’Europa a Grillo” come fosse uno scontro d’establishment. Invece è subcultura, un bidone rifilato al popolo bue. Anche per mezzo vostro

L’Europa dice no a Grillo. Schiaffo dell’Europa a Grillo. Ecco. Corriere e Repubblica mi hanno svelato il mistero del giornalismo grillino, di cui il successo demenziale dei settari della Casaleggio e Associati è un sottoprodotto. A essere meno ingenui, a volerla dire vera e chiara, il titolo avrebbe dovuto essere: Grillo è un cretino politico, Casaleggio un avido (Casaleggio nel sommario). Poi si poteva aggiungere, nei quotes, che il cretino è anche un despota alla Alfred Jarry, un Ubu Roi senza fantasia (il Cav. lo supera di cento spanne). Fa votare liberale ed europeista all’improvviso quattro sfigati in rete che recalcitrano, e si espone alla più ridicola, grottesca delle brutte figure. Ma no. La verità fa male alle copie vendute, fa male al senso di sé della grande stampa, fa rari i contatti con il famoso “primo partito italiano”. Così lo prendono sul serio, fanno i titoli che a lui convengono, i retroscena: sembra una lotta tra l’Europa cattiva delle banche e questo scassinatore di scatole di tonno da strapaese. Un vaffanculo così non si era mai visto, ma con quei titoli passa per un duello con l’establishment, ma mi faccia il piacere, amico Fontana, ma mi faccia il piacere, Marione Calabresi.


Grillo è subcultura. Subpolitica. Subspettacolo. Promuoverlo statista e leader ha del fantasioso, richiama la seriosità di un’informazione che ha perso il contatto con la realtà, preferisce intrattenersi e intrattenerci con la subrealtà. Uno va in Kenia da Briatore. Torna e diventa liberale per settecentomila sporchi euri, euri al plurale. Spero che ora Farage gli chiuda la porta in faccia, e che resti seduto tra due sedie o incerto tra due sacchi d’avena come l’asino di Buridano. Che altro si può sperare dell’uomo che ha conferito a Roma la signora Virginia Raggi e il signor Marra, anzi i fratelli Marra? Mi preoccupo per i connazionali detti elettori a 5 stelle. Hanno scelto lo sberleffo. Non si fidano dei partiti. Non si fidano dei movimenti seri. Non si sono fidati di Renzi. Si sono comportati da stupidi, per rabbia, per ignoranza, per spirito bue. E che bidone ci hanno rifilato, che immensa perdita di tempo, che storiella da Tg7 o da Strafatto quotidiano.


Meglio di Grillo. I ladri. I corrotti. I peccatori. I Politicanti. Raggi e Scilipoti. Meglio di Casaleggio. Chiunque, un passante, un topino da poco, un contabile di quelli che non usano altro che nei racconti di Gogol. Si fanno i fatti loro, ci tradiscono da secoli in tutte le società antiche e moderne, rodono e rosicano, ma qualcosa sanno fare, e all’atto pratico riescono perfino a governare, si fa per dire, un popolo di corrotti, di imboscati, di invalidi falsi, di protetti, riprotetti, dipietristi e falsi emarginati quali noi siamo, in particolare i gggiovani cosiddetti dai 18 ai 34 anni. Sempre con l’assistenza della pubblica informazione e di gran parte di quella privata. Michele Serra, che l’ha capita, forse la finirà di assistere sdraiato allo spettacolo. Ma è incredibile che non si trovino dozzine di profeti, commentatori, direttori, opinionisti capaci di dire queste elementari verità, di sussurrarle con la precauzione di un condom allo scopo di non partorire falsa politica e falsa informazione per una falsa associazione illegale, di natura eminentemente fascista e antidemocratica, che si è impadronita delle fantasie malate, morbose, ignoranti di tanti italiani e gli ha rifilato la faccia di Di Maio, il libro di Di Battista e tutto il resto. Siete in arresto, dicevano. Arrendetevi. Ed erano solo un branco di avidi cretini.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.