(foto LaPresse)

Le scissioni del Pd e dei Radicali spiegate con il correttore automatico

Luca Bizzarri

Le prossime elezioni politiche tra “staliniani”, “melograni”, “alsaziani”, “Propinai”, “bersaniani”, “renziani” e “dalemiani”. Pure i Radicali hanno due correnti

Tra poco, tra molto, prima o poi si voterà, probabilmente, con il proporzionale, come quando eravamo giovani. Gli schieramenti sono tre. Uno, il centrodestra, è diviso in salviniani, meloniani (il correttore automatico continua a scrivere “staliniani” e “melograni”, interessante…), e forse gli alfaniani (il correttore corregge “alsaziani”), poi ci sono sicuramente i berlusconiani che però devono trovare un accordo con quelli di cui sopra. I casiniani (corregge “casoriani”) sono da soli e chissà se si infileranno in coalizione. A sinistra ci sono i renziani, che vanno d’accordo, ma mica tanto, con i franceschiniani. Potrebbero unirsi a loro gli alfaniani (alsaziani) se i berlusconiani li spernacchiassero. Seguono, o meglio, contrastano vigorosamente i fassiniani, attenzione, di Fassino con la O, i prodiani (e qui la correzione automatica è geniale: “Propinai”), i dalemiani, i bersaniani dove c’erano anche i fassiniani di Fassina con la A, ma hanno litigato e ora non ci sono più. Poi ci sono i giovani turchi, che ormai hanno più anni della focaccia quindi turchi lo saranno ancora ma giovani chissà, i lettiani, i cuperliani, i cattodemiani e per finire i morandiani: liberisti che non c’entrano né con Gianni Morandi né con Gianni Cuperlo, il quale prima era coi turchi, quando erano ancora giovani, e ora chissà. Tutto questo se non fanno la scissione, perché se si scindono poi ci sarà una serie di sottoinsiemi ancora più frastagliati tipo: i “dalemiani pre-apericena a Capalbio” e i “i bersaniani con scappellamento a destra”.

 

Il terzo schieramento è il Movimento 5 stelle, dove almeno ci sono solo i grillini (non grilliani), anche perché il movimento è in una sola direzione: o mangi la minestra o salti dalla finestra. Non è del tutto vero, comunque, perché pure lì i raggiani e i taverniani se le danno di santa ragione (altra correzione meravigliosa “reggiani e tavernieri”), con un corollario di liti da quinta elementare del tipo: “Coso ha detto che cosa si scopa coso/ ma non è vero non l’ha detto/ anzi sì l’ha detto ma coso le diceva di stargli alla larga/ no non è vero non l’ha detto anzi sì ma era d’accordo con lei” per finire con il classico “complotto dei giornalisti” i quali, sinceramente, vengono un po’ sopravvalutati dai grillini sia sul peso elettorale che sulla capacità complottistica.

 

Ma in fondo io in tutto questo ero tranquillo, non mi importava un fico secco, tanto sapevo già che sarei andato alle urne come al solito perdente in partenza, sereno, e insieme a pochi altri avrei votato sempre per gli stessi: i Radicali. Ed ecco che, mannaggia a loro, pure quelli si dividono: ci sono due correnti. In realtà ne avrebbero voluto fare almeno tre, ma essendo i Radicali in totale quattro, non riescono a mettersi d’accordo. Ho la vaga impressione che alle urne farò come il genio Verdone/Ametrano, infilerò il mio voto nell’urna e, guardando gli scrutatori dirò: “Lo sapete che vi dico? Lo sapete che vi dico?”.

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