Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni in piazza a Bologna

Il Pd è svenuto, ma la destra potrebbe fallire il gol a porta vuota

Maurizio Crippa

Più che un portiere, servirebbe un bomber. Ma quello ancora non si vede, tolto Berlusconi stesso

Milano. Non potendo candidare premier Donnarumma, se non altro perché è minorenne, lo squadrone che fu di Silvio Berlusconi si ritrova in una paradossale situazione. Potrebbe vincere facile, ma gli manca il fuoriclasse. E pure lo schema di gioco, a dirla tutta. Con l’eutanasia del Pd, con l’Italia del buonsenso (se non proprio del buon governo) spaventata dall’orda grillina, il centrodestra ha in apparenza la possibilità di segnare un gol a porta vuota e riprendersi la guida del paese (“un’occasione storica” ha detto ieri il governatore di Liguria Giovanni Toti, che nel centrodestra sta dimostrando di avere più “cazzimma” politica degli altri, come direbbe De Laurentis). Più che un portiere, servirebbe un bomber. Ma quello ancora non si vede, tolto Berlusconi stesso (e le ultime notizie da Strasburgo allungano i tempi, almeno in autunno, per la sentenza che potrebbe ridargli l’agibilità politica). Prima ancora, servirebbe un programma univoco, definito e convincente sul fronte economico. Che fare con l’Europa, che fare con le tasse, le liberalizzazioni. Un programma in grado di distinguere un centrodestra di governo dal puro sovranismo – frammentato tra Salvini, Meloni, Alemanno-Storace-Quagliariello e in concorrenza con il populismo cinque stelle. L’area della destra sovranista è al momento più delineata che non la sagoma di Forza Italia (quel che resta del “moderatismo” al momento è una spuma allo stato fluido), ma rischia di non essere elettoralmente vincente e, seppure lo fosse, il programma di uscita dall’euro e dall’Europa è semplicemente irrealizzabile. Bomber e schema insomma non sono lì. Dall’ondivaga mente berlusconiana l’ultima nata è l’idea di candidare Luca Zaia, governatore leghista del Veneto. Un suggerimento che è nella logica dell’ascoltato consigliere Toti, che si intende più coi colleghi Zaia e Maroni che non con Salvini: il segretario felpato avrebbe problemi a rifiutare l’offerta.

 
Sul fronte dei programmi economici il più attivo è Renato Brunetta, fiducioso in un centrodestra che correrà berlusconiano e unito (e sopra il 40 per cento) e soprattutto di poter coniugare le idee sovraniste con le tradizionali critiche del centrodestra all’Europa e con ricette liberiste. Una destra italiana non trumpista ma sulla falsariga di Fillon, anziché di Merkel? Liberismo, tasse giù, riforme e interesse nazionale? Stefano Parisi lo va dicendo di sé, ma la sua visione di gioco è la più distante dall’area salvininiana. Strade tutta da costruire.

 
E poi, basterebbe tutto questo per segnare il gol a porta vuota? Ne dubita il politologo Giovanni Orsina: “Se fosse solo una questione numerica o di aggregazioni elettorali, la risposta sarebbe: certo! Con il Pd che si sgretola e la minaccia di Grillo, il centrodestra avrebbe un’occasione vincente”. Ma il problema, dice il professore, è più complicato e grave: “Il Pd esplode non solo per crisi interna e personalismi, ma perché c’è una frattura storica che lo travolge: non sa più come affrontare la realtà, tra liberismo e tutele. Però questa stessa cosa ha già travolto anche la destra, divisa tra liberismo e populismo. In più c’è la frattura tra l’establishement e l’anti-establishement”. Come riunire tutto questo? “Politicamente, in teoria, Berlusconi può farlo: è l’usato sicuro e non ha, a destra, lo stesso odio che Renzi patisce a sinistra. Ma il programma? È molto difficile. Il sovranismo paga elettoralmente, ma non governa. Le armi di Berlusconi-Tajani sono le stesse che in realtà aveva Renzi, o ha Gentiloni: un cacciavite che elettoralmente non funziona”. Destra e sinistra cercano strade ripetitive di fronte alle sfide inedite. “Il centrodestra segnerebbe a porta vuota, se non fosse che è il campo è stato travolto da un meteorite”, conclude Orsina. Ed elettoralmente ci vorrebbe uno choc. La sondaggista Alessandra Ghisleri, prima di scrutare il “sentiment” dell’elettorato di destra, avverte che la possibilità di tenere insieme le varie anime, con un leader e un programma, dipenderà dalla legge elettorale. Ma i temi, per l’elettore del centrodestra sono quelli, e da tempo: “Lavoro e situazione economica familiare; la sicurezza sì, ma solo dopo. L’elettorato di centrodestra vuole un leader che sia pragmatico e lo rassicuri nella difficile traversata della crisi. Credibilità, competenza, vicinanza. L’Europa o l’anti Europa, l’ottimismo berlusconiano o le paure salviniane sono variabili valutate con pragmatismo. L’elettore vuole solo risposte credibili, che funzionino”. Il gol è difficile.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"