The agenda Renzi
Le dieci cose da fare a San Francisco tra una startup e l’altra, per sfuggire all’incubo scissione, tra italianità e spunti da esportazione
Matteo Renzi è volato negli Stati Uniti. Ecco per lui dieci cose da fare a San Francisco tra una startup e l’altra
1) Prendere il tram. Per riprendere il contatto col paese reale, come insegnava Cesare Zavattini agli sceneggiatori italiani. Non solo la linea F che è proprio un tram milanese storico, con le panche di legno perfettamente restaurate, ma anche tutti gli altri tram di San Francisco, quelli moderni rosso-grigi, sono 100% italiani, disegnati da Pininfarina e costruiti come molte metropolitane americane da Ansaldo-Breda (oggi Hitachi Rail Italy, giapponese ma con management tutto italiano).
2) Non prendere il caffè. Il caffè californiano è notoriamente terribile, un livello mostruoso di acidità, dovuto a bacche regolarmente crude, di cui i baristi californiani vanno molto orgogliosi. Andare da Illy, che sta aprendo una decina di nuovi coffee-shop. O all’aeroporto. Mentre in Italia infatti impazza la polemica surreale su Starbucks e le sue palme a Milano, forse non tutti sanno che tutti gli Starbucks degli aeroporti d’America sono gestiti da Autogrill tramite la sua controllata HMS.
3) Polemiche surreali, due. Prendere Uber, per rendersi conto che gli uberisti sono normalmente felici e contenti, fanno bei soldi (anche duemila dollari a settimana), pagano le tasse, generalmente non fanno il saluto romano.
4) Prendere un taxi (sì, quei veicoli generalmente gialli con quella cosa che lampeggia sul tetto e non è una sirena. Ne esistono ancora alcuni, qui). Ritrovarsi su un’auto sporca, non sentire cosa dice l’autista causa schermo antiproiettile, trafficare con contanti, mance, strisciare carte di credito, incespicarsi sulla destinazione in inglese. Riflettere.
5) Andare a visitare la sede di Bank of America di North Beach, il quartiere italiano. Filiale originale di quella che in origine si chiamava Bank of Italy, fondata da un geniale italiano di nome Pietro Giannini, che prestava denaro gratis agli americani dopo il terremoto del 1906. Qui, un mito. In Italia, sconosciuto.
6) Dopo la visita ad Apple, approfittare del miglior tiramisù in città, quello di Panino Giusto, che ha appena aperto a Cupertino (con partnership italo-cinese).
7) Parlare con italiani di successo che non si lamentano. Mauro Aprile Zanetti, supremo conoscitore e cantore della città. Marina Pugliese, già direttrice del Museo del Novecento e Mudec a Milano, e il marito David Moretti, art director di Wired, coppia simpatica che abita in una casa nella foresta senza fare i cervelli in fuga. Stanno qui, sono bravi, e non la mettono giù dura.
8) Per rilassarsi e distogliere il pensiero da Emiliano e Speranza e D’Alema, provare il nuovo caffè alla marijuana prodotto da Blue Bottle, startup del caffè più in voga in California. Vedi punto 2.
9) Se il caffè non funziona, e se molto depresso per le scissioni, o in caso di scissione dell’Io, rivolgersi a Sibly, una delle più promettenti start-up, permette, per 39 dollari al mese, psicanalisi al telefono via chat. Fondata dal 24enne saudita Mohamed Al Kadi (chissà se Trump è al corrente).
10) Se infine comunque stufo di polemiche e sovraesposizioni, e governi con opposizioni, scappare su un’isola deserta, che può essere facilmente trasformata in Stato sovrano, senza referendum né partiti democratici. La produce chiavi-in-mano il Seasteading Institute, startup fondata da Peter Thiel (e da chi altri). Buona Silicon Valley.