Da sinistra Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e la Iena Enrico Lucci (Foto LaPresse)

Preoccupati dal ritorno della Prima Repubblica? Ma per favore

Giuliano Ferrara

Avete appena impedito la presa del potere da parte di Renzi coi baffetti. Ora volete spaventarci con il ritorno dei partiti? Noi non ci spaventiamo

Visto che Scalfari è in gara con Trump per i fake, e fa nascere e morire il povero Aristotele nel III secolo prima del Signore, il caro Stefano Folli si mette in competizione con George Mosse e situa l’Italia a Weimar, pericolo di collasso. C’è un bel libro, anzi strepitoso, di Israel Joshua Singer, il fratello di Isaac, altrettanto bravo, e si chiama “La famiglia Karnowski”. E lì c’è un ritratto della Repubblica di Weimar. La famosa fabbrica del collasso era un altro mondo rispetto all’Italia di oggi, senza welfare, borsette e classe media, la gente moriva di fame e il denaro valeva come la carta igienica, per mezzo litro di latte i bigliettoni dovevano essere portati con la sporta, col secchio. Con l’euro e l’inflazione sotto il due per cento, con la bassa produttività compensata da debito, risparmio e patrimonio delle famiglie, diciamo la verità, si sta un pochino meglio. Giuliano Cazzola sarà un inguaribile ottimista, incompatibile con i nostri mass media apocalittici degli anni Venti (XX secolo, non III secolo, e per di più dopo Cristo), ma si ha il sospetto che non abbia proprio tutti i torti.

 

Va, si porta, l’idea che siamo alla vigilia del ritorno della Prima Repubblica. Il nostro amico Paolo Mieli freme, perplesso, anche il nostro amico Paolo Cirino Pomicino freme, gioioso. A forza di scomporsi e ricomporsi lungo le faglie ideologiche in resurrezione, come auspicato dai democristiani non pentiti e dai loro callidi alleati, le forze politiche con la proporzionale riproporranno, sorpresa, la questione dell’ingovernabilità. L’unico nazista inconsapevole in circolazione è Grillo con il suo Kabarett, e la Casaleggio Associati, ma chi lo combatte nel solco del tg di Mentana ha titolo per lanciare l’allarme? Oltre tutto, la Raggi non mi pare Eva Braun, è più modesta, se non altro. Però bisogna stare al gioco.

 

Se passa la favola del maccartismo di Obama, per via della paura dell’impostore di essere anche personalmente beccato con le mani nel vasetto della marmellata russa, e via che l’impicciano, qualunque altra favola può essere spacciata come si dice a Roma “aggratise”. Abbiamo appena impedito la Machtergreifung, la presa del potere da parte di Renzi coi baffetti, e una coalizione di resistenti da CasaPound al lepenista Salvini fino a Berlusconi e D’Alema ha salvato Weimar dal suo becchino che voleva il maggioritario e il monocameralismo. Ora, che cazzo volete? Spaventarci con il ritorno dei partiti e della Repubblica parlamentare classica? Quella dove cambiano i governi ma non i kingmaker, dove i capicorrente possono molto di più del popolo sovrano cosiddetto? Noi non ci spaventiamo. Trump è un pericolo mondiale, con aspetti da commedia leggera quando twitta a notte fonda che Obama lo spia e Schwarzenegger gli ha rotto il giocattolo del Reality con i suoi bassi ascolti; Marine Le Pen è un pericolo già più serio, al momento, perché sente le voci della Francia profonda e periferica, dalle parti di Vichy, e i suoi oppositori cadono uno dopo l’altro come birilli. Ma Gentiloni e i suoi prossimi successori ci rassicurano. Troveremo sempre il modo di gestire l’impossibile, anche se nella terra del magistrato guevarista Emiliano si spara contro la polizia, Andrea Orlando addormenta le mosche e il suo sodale Cuperlo porta la politica alle vette della poesia sentimentale, con una spruzzatina di Rilke a farle onore. La classe dirigente è in difficoltà, l’aria che tira ha qualcosa di convulsivo, mi tocca andare a Milano, che dicono sia un bel vedere, anche se di questi tempi non mi dispiacerebbe trasferirmi a Francoforte, da Mario, o addirittura da Angela, a Weimar.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.