Il ministro Lorenzin ci dice perché dietro il no ai vaccini c'è un'ideologia politica
“La scienza non è democratica”. La follia di un paese intrappolato nell’“uno vale uno”. Parla il ministro della Salute
Roma. “Sui temi tecnico-scientifici e sui vaccini in particolare, che riguardano la salute dei bambini, non ci dovrebbero essere polemiche politiche ma massima condivisione”, dice al Foglio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. E invece anche l’allarme per il forte incremento di casi di morbillo, più 230 per cento in un anno, dovuto al calo delle vaccinazioni ormai ben al di sotto della soglia di sicurezza del 95 per cento, è diventato terreno di scontro politico. I deputati M5s, tra cui il capogruppo alla Camera Cecconi, avevano scritto in una nota al ministro di non alimentare “una situazione di panico” visto che i casi a cui stiamo assistendo rientrerebbero nel “ciclo dei picchi (ogni 3-4 anni) di questa malattia”.
Al M5s ha risposto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Ranieri Guerra: “Dire che è normale che si generino epidemie di morbillo in cicli pluriennali è una sciocchezza. Non c’è che un modo per prevenire le epidemie, ed è vaccinarsi tutti”.
Ministro Lorenzin, i vaccini sono diventati terreno di scontro politico? “Purtroppo è così, ma su questa materia e sui temi scientifici in generale dovrebbe esserci totale condivisione”. Negli ultimi mesi c’è più attenzione sull’emergenza vaccinazioni, forse prima c’è stata sottovalutazione? “Adesso ne hanno preso contezza i mass media, sia per i dati emersi ma soprattutto per le tragiche notizie di cronaca di morti di meningite o pertosse – dice al Foglio il ministro della Salute – ma il calo delle vaccinazioni è una tendenza in avanzamento nell’ultimo decennio in occidente ed è una delle prime cose di cui mi sono occupata da ministro”.
Ma cos’è successo, di chi è la responsabilità di questo calo di attenzione? “In generale c’è un problema di divulgazione scientifica, i temi della salute sono complessi e alla fine si tende a parlarne solo in termini scandalistici o per raccontare casi di malasanità. Nello specifico si sono diffuse false teorie sulla correlazione tra autismo e vaccinazione per il morbillo e questi falsi miti hanno iniziato a circolare via internet tra genitori inconsapevoli, in società che hanno dimenticato i danni provocati dalle malattie fermate proprio dalle vaccinazioni di massa. Molti hanno smesso di vaccinare i figli e l’immunizzazione di massa è scesa sotto la soglia del 95 per cento, in molti casi anche sotto l’85”.
Questo scontro sui temi scientifici si è visto anche in altre occasioni, dal caso Stamina ai divieti sulla sperimentazione animale. “È uno scontro ideologico. C’è chi pensa che la parola di un blog valga quanto quella di un Nobel, ma il metodo scientifico non è democratico, nella scienza non è vero che ‘uno vale uno’. Pensiamo a come è stato definito da una parte dei media e della politica il caso Stamina, mettendo a confronto un personaggio come Vannoni con uno scienziato come Paolo Bianco. Ma la scienza non è mica un dibattito politico!”.
È la lotta contro l’establishment, anche gli scienziati sono “casta”? “Questa storia della ‘lotta alle élite’ iniziata contro la politica ora colpisce anche le istituzioni scientifiche – dice Lorenzin – è lo stesso schema, ma portato alle estreme conseguenze ci farà ritornare al Medioevo”. L’opposizione di alcuni movimenti alle leggi regionali sull’obbligo vaccinale dipende da ignoranza o opportunismo? “Voglio sperare che sia solo ignoranza, perché se ci fosse calcolo politico la responsabilità sarebbe più grande. Le leggi delle regioni sono a tutela di tutti, ma soprattutto dei bambini più fragili, che per problemi di salute non possono vaccinarsi”.