Giorno dello sciacallo
Tg pulp, musica di Dario Argento, talk-show e politici senza briglia. Isterismi in attesa dei black bloc
Gli sciacalli, si sa, lucrano approfittando del malessere e dello smarrimento di tutti. Questi sono titoli in sovraimpressione andati in onda su un telegiornale Mediaset giovedì pomeriggio, intorno alle 19 e 20. Titolo uno: “Sotto attacco: 48 ore di paura a Milano”. E già uno si chiede: sotto attacco chi, cosa, quando, e perché? Boh. Non si sa. Ma ecco che un giornalista brizzolato e ben vestito, collegato davanti al Duomo, si trova a dover sostenere, con acrobatica abilità, la seguente linea editoriale: la città capitale morale d’Italia è nel panico per la visita del Papa (che sarebbe stata due giorni dopo, cioè oggi). La scena abbastanza surreale va avanti, si fa per dire, per parecchi minuti, in un parallelo continuo con l’attentato di Londra, con le immagini dei feriti, con i video degli spari, e con rapsodiche incursioni sull’altra capitale d’Italia, quella politica, alla quale viene dedicato un altro servizio, con sottofondo musicale che sembra Dario Argento. Ed ecco allora il titolo due: “Sotto attacco: 48 ore di paura a Roma”. Altro povero collega ben vestito in collegamento davanti al Vittoriano, che è il solito Vittoriano di sempre, con la statua del Re che avrebbe bisogno di essere ripulita (sullo sfondo s’intravvede anche una scompagnata pattuglia dei vigili urbani con lampeggianti accesi che, ma solo per chi non conosce i pizzardoni di Roma, fanno molto “allarme sicurezza”). D’altra parte oggi a Roma ci sono circa sette manifestazioni di piazza, sono attesi i capi di stato europei per le celebrazioni del sessantennale della Cee, e purtroppo sono altrettanto attesi i famosi e tremendi black bloc.
Così, sulle onde medie della televisione, è come se Roma fosse già stata violentata e rasa al suolo dai barbari incappucciati. Da circa tre giorni c’è infatti Giorgia Meloni che zampetta come un tordo sulle siepi da un talk-show all’altro di La7, e ripete sempre la stessa cosa: “La devastazione de Roma è annunciata. Voglio l’arresto obbligatorio in flagranza se manifesti con il volto coperto. Ma ve pare normale che autorizzano tutte ’ste manifestazioni?” (solo il vero sciacallo sa sempre cosa fare e quando farlo). E a chi le fa notare che anche lei sarà a manifestare contro l’Europa con il suo “Polo sovranista” – benché in un luogo chiuso (guarda caso, un po’ come Salvini a Napoli qualche settimana fa) – lei risponde: “C’è differenza tra noi e ’sta gente che starà in piazza”. E insomma alcuni politici, coccolati da una televisione grillizzata che si è da tempo bevuta il cervello, annunciano disastri (se si realizzano bene, se non si realizzano sarà per un’altra volta), e da parecchi giorni già gridano contro gli untori che non hanno chiuso le strade, che non hanno manganellato prima, che non hanno chiesto a tutti di restarsene tappati in casa prigionieri della propria paura. Sventolano persino, ma senza il coraggio di farlo fino in fondo, lo spettro del terrorismo islamista. Tanto che, ancora una volta, in questo astratto paese, il nodo pratico delle questioni (la sicurezza, il nostro ruolo internazionale, la lotta al terrorismo) si diluisce in dosi omeopatiche tra sguaiatissimi dibattiti da talk-show e telegiornali pulp, una specie di mondo alternativo, dove si ragiona per schizzi di bile, sospesi tra fiction e propaganda. Ma il clima è pronto. È da una settimana che lo coccolano. Se oggi succede qualcosa a Roma ne vedremo delle bruttissime. E c’è infatti da invidiare la sobrietà con la quale un grande paese democratico come la Gran Bretagna ha reagito, senza isterismi, dopo aver subìto un attentato come quello di mercoledì scorso. Altro che black bloc.