Toscana azzurra
Così il centrodestra, guidato da uno che piace al Cav., rompe i tabù nella terra della sinistra
Roma. C’era un tempo in cui il gruppo dirigente nazionale di Forza Italia aveva l’accento toscano. Paolo Bonaiuti, Sandro Bondi, Denis Verdini. Il primo, portavoce di Berlusconi, il secondo ministro dei Beni culturali di Berlusconi, il terzo, uomo-macchina di Berlusconi. Senza tralasciare, naturalmente, Marcello Pera, già presidente del Senato. Molti gol, ma zero tituli: il centrodestra, cui sovente capitava di scegliere i candidati all’ultimo momento, non imbroccava grandi successi sul territorio, a eccezione di Prato nel 2009, quando l’imprenditore Roberto Cenni interruppe oltre sessant’anni di governo della sinistra grazie alla regia dell’allora coordinatore provinciale del Pdl Riccardo Mazzoni, oggi senatore verdiniano.
Le amministrative del fine settimana appena trascorso hanno sovvertito il paradigma. Il centrodestra toscano a trazione forzista, guidato da Stefano Mugnai, coordinatore regionale di Forza Italia, è competitivo: domenica ha vinto in nove comuni, di cui otto strappati al centrosinistra. Mugnai, capogruppo in consiglio regionale e coordinatore dal 2015, è uno dei volti nuovi su cui Berlusconi punta per rinfrescare l’immagine del partito. Negli ultimi tre anni, sotto la sua guida, il centrodestra ha conquistato ventidue comuni; sedici di questi erano prima amministrati dagli avversari. Accanto a paesi molti piccoli come Riparbella (1.630 abitanti), sono arrivate vittorie in città come Arezzo nel 2015 e Grosseto nel 2016. La popolazione governata dal centrodestra o dalle liste civiche vicine al centrodestra prima del triennio 2015-2017, nei comuni in cui ci sono state le amministrative, era pari a 32.956 persone: adesso sono 344.766.
L’unico risultato davvero negativo è quello di Carrara, dove al ballottaggio di domenica 25 giugno si sfideranno il candidato del M5s Francesco De Pasquale (27,27 per cento al primo turno) e quello del Pd e alleati Andrea Zanetti (25,28). Ma i duelli più importanti sono a Pistoia e Lucca. Nel 2012, il candidato del Pd pistoiese Samuele Bertinelli, di professione libraio con velleità da intellettuale novecentesco, all’epoca vicino a Bersani, vinse con il 59 per cento, stavolta si è fermato al 37 (il Pd è passato dal 33,70 per cento al 23,18). Alessandro Tomasi, centrodestra, si è fermato al 26,71 (qui il risultato migliore nel centrodestra l’ha ottenuto Fratelli d’Italia, con il 9,63 per cento). Le possibilità di successo aumentano a Lucca, dove il sindaco uscente Alessandro Tambellini (37,48) è costretto al ballottaggio con Remo Santini (34,96), candidato di centrodestra. A pesare parecchio saranno i voti di CasaPound, che ha preso il 7,8 per cento, più del M5s.
Mugnai è fiducioso: “Adesso l’attenzione si concentra sui ballottaggi, ai quali noi andiamo con entusiasmo e quelli del invece Pd ci vanno depressi, e abbiamo il dovere di trasformare un risultato già magnifico in un risultato che va oltre le più rosee aspettative”. Soprattutto a Lucca “il margine è veramente ridotto e a Pistoia un po’ più marcato. Il Pd può tranquillamente perdere tutti e tre i ballottaggi e il centrodestra unito può vincere a Lucca e Pistoia”. Secondo Mugnai “i candidati del Pd o comunque del centrosinistra avranno delle difficoltà in più rispetto a noi. Bertinelli a Pistoia e Tambellini a Lucca sono già in saturazione e un voto in più non lo prendono. In questa stagione politica chi va a ballottaggio contro candidati Pd ha buone probabilità di vincere, in Toscana come altrove”. Il Pd toscano da qualche tempo è in sofferenza: alle amministrative del 2016 ha perso cinque ballottaggi su sei, tra cui quello di “Sestograd”, Sesto Fiorentino. L’anno prima, oltre ad Arezzo, il centrosinistra perse Viareggio e Pietrasanta, quest’ultima tornata nelle mani di Massimo Mallegni.
L’unità del centrodestra è un tema che riguarda la Toscana come il resto d’Italia, anche se non mancano le rivendicazioni: “La Toscana non è più così rossa: Fratelli d’Italia ottiene un consenso eccezionale, avanza in tutta la Regione e spinge il centrodestra alle vittorie”, dice il coordinatore dell’esecutivo nazionale di Fd’I e capogruppo in Consiglio regionale Giovanni Donzelli. Rivendicazioni che naturalmente aumentano a livello nazionale, e il perché lo spiegava ieri Marco Tarchi al Foglio. Se alle amministrative è più facile rinunciare alle differenze, altrove no. “Non c’è dubbio – ha detto Tarchi – che in sede locale il meccanismo elettorale inviti ad una scelta fra due poli e spinga perciò all’aggregazione; in ambito nazionale, però, le cose funzionano diversamente, e credo che l’assetto tripolare dell’opinione pubblica tenga ancora fortemente. Inoltre Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e alleati minori possono abbastanza agevolmente concordare su una candidatura a sindaco, visti anche i dividendi spartibili in caso di successo, ma quando si tratta di prendere posizione sui grandi temi che investono un paese – immigrazione, identità, politiche del lavoro, rapporto con l’Europa, alleanze internazionali – lo scenario si inverte: le differenze prevalgono sui punti di incontro. E dubito che gli elettori leghisti e berlusconiani potrebbero convergere su un programma comune in cui posizioni a loro care venissero sacrificate”. Intanto, però, se dovesse vincere pure a Lucca e Pistoia, il centrodestra potrebbe cominciare a pensare seriamente alle prossime elezioni regionali. C’è tempo, si vota nel 2020, e il centrosinistra già è diviso dopo l’addio di Enrico Rossi al Pd.