Gad Continua
Lerner è il Casaleggio di Pisapia, se l’ex sindaco di Milano non ha una strategia, lui ne ha pronta una
Ogni salotto politico ha bisogno del suo ideologo, metà consigliori e metà spin doctor, metà moderatore di eventi e metà intrattenitore di relazioni eccellenti. Anche Giuliano Pisapia ha il suo portavoce culturale e intellettuale, sponsor mediatico e scrittore di narrazioni, stratega e badante politico: Gad Lerner, che in vita sua è stato molte cose, redattore di Lotta Continua, inviato dell’Espresso, vicedirettore della Stampa con Ezio Mauro alla guida, direttore di telegiornale ribelle (Tg1, su nomina prodiana), conduttore televisivo di lunghissime e accigliate trasmissioni serali (come “L’Infedele”), spalla di Giuliano Ferrara su La7, collaboratore di Repubblica dell’amico Carlo De Benedetti e indossatore professionale di giacche di tweed. Per lui il giornalismo è sempre stata una collaterale prosecuzione della politica con altri mezzi, nel solco della migliore ideologia che Gad conosca: il lernerismo. Rutelli lo voleva come portavoce nel 2004, lui votò Margherita alle politiche del 2006, s’impegnò nel Pd fin dalla nascita del partito a vocazione maggioritaria, poi si disse “schifato” dalla vicenda di Luigi Lusi e consigliò “a Rutelli di tornare in vacanza alle Maldive e smetterla di fare politica, nell’attesa che Lusi chiarisca fino in fondo le sue responsabilità e che gli eventuali 20 milioni della Margherita trovino collocazione degna e condivisa”. Insomma, baci, abbracci e sputi.
Alle recenti primarie del Pd ha prodianamente sostenuto Andrea Orlando, ma anche Lerner, brandendo zaino e tenda del Professore, s’è accampato accanto al partito di Renzi, diventando “consigliori at large” di Pisapia, fornendo come principale strategia politica l’ormai rodato Tutti Tranne Renzi. È stato Lerner a incoraggiare Pisapia ad assumere un ruolo nazionale, evitando dunque di ricandidarsi sindaco a Milano, ed è stato lui a suggerirgli di non entrare in nessun modo nel Pd. Lerner, questa voglia di prodismo che s’è affacciata di nuovo nell’Italia anno domini 2017 l’aveva già intercettata a inizio anno, con il friccichio degli anni Novanta che ritornano, tra il ritorno dell’Ulivo, a rischio Xylella, Berlusconi che guida il centrodestra a colpi di interventi e interviste televisive e Microsoft che annuncia una nuova edizione di “Age of Empires”, il più bel gioco di strategia di sempre. Sicché a febbraio se ne uscì con un’intervista al Fatto per dire che Pisapia è il nuovo Prodi, nientemeno. “Non è solo questione di fisiognomica, c’è il profilo culturale, la caratura morale e anche la qualità politica che mi spingono a questo paragone. È il solo che può federare, allargare il campo del centrosinistra… Giuliano non è Mandrake che arriva e spacca tutto. Ma io so che con Renzi non è certo nemmeno che il Pd esista ancora da qui a qualche mese. Ha scelto di tenere il partito in ostaggio dopo che ha perso il referendum. Lo vedo disorientato, senza un orizzonte avanti a sé e un processo di atomizzazione delle istanze e dei profili. Correnti su correnti, minoranze che si distinguono e si sovrappongono”.
Insomma, se il Pd ha le magliette gialle, Pisapia e Lerner hanno i risotti gialli, quelli che mangiano al Casottel, il ristorante preferito dell’ex sindaco di Milano, dove vanno anche i giornalisti della redazione milanese di Repubblica, che è proprio lì vicino (a Rep. ha lavorato la moglie di Pisapia, Cinzia Sasso). La dinamica lerneriana, fra Orlando, Pisapia e prodismi variegati, è abbastanza semplice: Renzi ha fatto la sua storia, il nuovo che avanza è l’ex sindaco di Milano: “Oggi, essere innamorati della politica è difficile”, ha detto il giorno di San Valentino, sul palco di “Futuro prossimo”, l’assemblea che ha lanciato “Campo progressista”, insieme a Laura Boldrini e Massimiliano Smeriglio. “Un buon punto di partenza potrebbe essere Milano: europea, innovativa e del buon governo. Quella dell’esperienza della sobrietà e della legalità, avviata con la rivoluzione arancione nel 2011”. L’arancione, poi, si porta benissimo con il ceto medio riflessivo e le giacche di fustagno.