I segnali del Cav. a Renzi sulla legge elettorale, tramite l'indecifrabile Gentiloni

Conta vincere, essere al centro della scena. Anche se un futuro governo senza maggioranza non è “probabile”. Quel “no”che non è un “mai”

Roma. Gianni Letta contatta gli ambasciatori di Renzi, e ne ricava l’impressione che il segretario del Pd possa essere interessato a ritentare la strada della riforma elettorale alla tedesca. Però subito dopo Silvio Berlusconi prova anche lui un suo personale carotaggio nel Pd, e invece capisce che al segretario vanno benissimo le cose così come sono. Mezze aperture, allusioni, parole d’incertezza, colpi di tosse, gente che balbetta: “Non so, vediamo, forse, chiedo a Matteo…”. Così qualcuno, dalle parti di Arcore, prova a contattare anche Paolo Gentiloni. E al presidente del Consiglio, questo qualcuno suggerisce l’idea di una legge elettorale con le coalizioni e il premio di maggioranza al 40 per cento. Un’ipotesi cui Gentiloni risponde garbato, come sempre – “molto più gentile di Renzi”, dicono in Forza Italia. Ma comunque agli uomini del Cavaliere il presidente del Consiglio appare inafferrabile, galleggiante e leggero come un sughero. Lui e Franceschini possono far cambiare idea a Renzi, che non vuole le coalizioni? Non lo sa nessuno. “Non c’è una cabina di regia. Non si capisce più niente”, dice allora Maurizio Gasparri. E la sintesi è brutale, ma rende l’idea: “Qua, a forza di sparare ai partiti, il sistema sembra una Asl calabrese, dove un improvvisato come Di Maio chiede aerei anti incendio ai centralini delle ambasciate”. E poiché tutto questo agitarsi nel torpore, considerato anche il caldo, concorre a descrivere un’esperienza eccitante pressappoco quanto aspettare in coda sotto il sole di agosto, Berlusconi ha preparato una strategia valida per qualsiasi scenario, qualsiasi cosa accada, anche qualora la legge elettorale non dovesse cambiare. “La linea dura del Cavaliere sta ottenendo i suoi effetti su Salvini”, dice Gianfranco Rotondi. Non solo la copertina di Chi, che è ovviamente, da sempre, politica (costruzione e distruzione dell’immagine). “Ma la determinazione ad andare da soli”, sorride Rotondi.

 

E insomma la questione del modello elettorale, come tutto ciò che riguarda il sistema dei rapporti tra le forze politiche, procede secondo il nuovo sistema italiano, cioè un po’ a caso, per improvvisazioni, ovvero si realizza mediante palleggiamenti, meline e pasticci che mimano il movimento ma alludono pericolosamente alla stasi più assoluta. In questa bolla di vapore il Cavaliere si muove con un solo, cinico obiettivo, come racconta Gasparri: “Berlusconi è pronto ad accettare tutto ciò che lo rende protagonista”. E infatti, anche domenica, nella sua acrobatica intervista al Mattino, non ha detto che non farà “mai” un governo con Renzi, ma ha più funambolicamente spiegato che “non c’è nessuna probabilità”, e che al momento non ritiene “possibile” e “neppure desiderabile” una collaborazione con Renzi e il Pd. “Il mio obiettivo è vincere”, ha detto. E le interviste del Cavaliere non sono mai rubate o spontanee. Sono ponderate, ricontrollate, suggerite da più collaboratori e suggeritori, insomma sono misurate al millimetro in ogni parola, e conseguenza. Se Berlusconi avesse voluto dire “mai”, avrebbe detto “mai”. E infatti il Cavaliere, che continua a vagheggiare un sistema alla tedesca (che propone a Renzi), ma è pronto a fare un sistema con coalizioni e premio di maggioranza (che propone a Gentiloni e Franceschini), sta organizzando tutto perché ciascuna di queste ipotesi trovi il centrodestra preparato nella sua conformazione e nelle sue alleanze, anche nel caso non così remoto – vista la confusione – che la legge elettorale non cambi. Dunque riallaccia con Salvini, grazie ai buoni auspici di Roberto Maroni (che ha incontrato in segreto dieci giorni fa), ma lascia anche capire al giovane padano di avere sempre i denti e un potenziale di fuoco propagandistico ancora potente. Così se il centrodestra dovesse vincere, bene. E’ al centro dei giochi che Berlusconi vuole stare. Altrimenti lui, nella confusione di una legislatura proporzionalista in cui nessuno ha i numeri per costruire una maggioranza, offrirà il suo sostegno per la formazione di quel genere di governo che – come ha detto lui stesso, e senza mentire, al Mattino – non ha “probabilità” e non è “neppure desiderabile”.