Piazza SS Apostoli. Giuliano Pisapia presenta "Insieme" (foto LaPresse)

I tormenti di Pisapia

L’ex sindaco di Milano non riesce a sistemare le cose con i dalemiani ed è ancora indeciso sulla candidatura

I dubbi tormentano Giuliano Pisapia. Il “leader riluttante”, come lo ha definito Gad Lerner, suo consigliere e amico, è sempre meno convinto di questo “matrimonio” con Mdp-Aricolo21. L’ex sindaco di Milano ha interpretato la reazione furente degli scissionisti del Pd al suo abbraccio con la sottosegretaria Maria Elena Boschi come un tentativo preventivo di mettergli la mordacchia e di condizionarne l’autonomia. Perciò in questi giorni Pisapia sta meditando seriamente e con grande tormento sull’opportunità di scendere in campo. Qualche caro amico gli consiglia di sfilarsi con un nobile discorso in cui dovrebbe dire che ha provato a unire il centrosinistra ma non ci è riuscito. Dopodiché il divorzio da Mdp non sarebbe propedeutico a una discesa in campo in solitario. L’ex sindaco ha detto e ripetuto mille volte che non è sua intenzione fare l’ennesimo partitino della sinistra. Perciò, se Pisapia dovesse decidere di non unire più il suo destino politico a quello di Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, non promuoverebbe una sua lista, ma farebbe un passo di lato.

  

L’ex sindaco, a dire il vero, non ha ancora chiaro in mente il suo futuro, però qualche puntino sulle i lo vuole mettere. Per esempio non solo non intende costruire uno schieramento con la Sinistra italiana di Nicola Fratoianni, ma non vuole nemmeno andare alle elezioni con i “civici” di Tomaso Montanari, come vorrebbe invece D’Alema. Per questa ragione mercoledì scorso ha inviato il fido Lerner a un incontro pubblico con Montanari e compagni. Il mandato era quello di “rompere”. Cosa che Lerner ha cercato di fare da subito, proclamando di aver votato sì al referendum del 4 dicembre e accusando quest’area di favorire, nei fatti, la destra. Dopo il suo intervento la platea ha rumoreggiato anche vistosamente, ma Montanari, dopo aver risposto per le rime, ha comunque ribadito di essere pronto a fare un cartello elettorale con l’ex sindaco. Insomma, il tentativo di sganciamento non è andato a buon fine.

  

Nel frattempo i rapporti di Pisapia con Massimo D’Alema continuano a essere pessimi. L’ex sindaco non si è scusato dei frizzi e lazzi che i suoi consiglieri più vicini avevano indirizzato all’ex premier nei giorni scorsi, e l’ex ministro degli Esteri ha fatto sapere che se Pisapia vuole essere il leader non può fare di testa propria, perché “l’epoca dell’uomo solo al comando è tramontata”. Intanto il presidente della giunta regionale del Lazio, Nicola Zingaretti, è preoccupato per queste divisioni, dal momento che intende ripresentarsi agli elettori con uno schieramento che metta insieme la sinistra fuori dal Pd e il Pd stesso. E la freddezza dei rapporti tra i vertici di Mdp e Pisapia lo mette a disagio.

  

Un altro nodo che l’ex sindaco di Milano non è riuscito ancora a sciogliere è il limite dei mandati. Secondo lui dopo il secondo nessuno deve pensare di potersi ripresentare. E del resto una regola simile, per quanto meno ferrea (tre mandati) è quella adottata da Matteo Renzi. Il quale, in realtà, è anche pronto a derogare, dal momento che i parlamentari con più di tre legislature alle spalle sono tanti, ma vuole che siano i diretti interessati a chiederlo, esponendosi. Pisapia invece vorrebbe evitare anche le deroghe. Però anche Bersani, che è l’esponente degli scissionisti in migliori rapporti con lui, hha fatto sapere che intende candidarsi e che su questo non transige: “Fallo anche tu, ma non pensare di impedire agli altri di farlo”.