Elogio del "privilegio" in politica (a difesa del Parlamento). Parla Sposetti
Il senatore Pd ed ex tesoriere storico dei Ds: “Non capisco perché dei parlamentari quarantenni, invece di organizzarsi per guidare un partito, contribuiscano all’opera di distruzione del Parlamento”
Roma. Alla vigilia della resa dei conti parlamentare e intra-Pd sui vitalizi (oggi la legge presentata dal deputato renziano pd Matteo Richetti arriva in Aula), Ugo Sposetti, senatore pd ed ex tesoriere storico dei Ds, rilancia quella che chiama “battaglia culturale a difesa del Parlamento”. Di buon mattino, infatti, ha provveduto al cosiddetto “volantinaggio virtuale” (seguirà oggi quello cartaceo a Montecitorio). E il volantinaggio virtuale consiste nell’inviare a deputati e senatori l’articolo uscito su questo giornale (titolo: “In difesa del privilegio in politica, ribelliamoci alla fuffa anti-casta”), articolo in cui, tra le altre cose, ci si domanda perché “la classe dirigente e la pubblica opinione”, in Italia, non si oppongano alla “distruzione progressiva della democrazia rappresentativa” e in cui si cita l’articolo del direttore di Libération Laurent Joffrin, che un mese fa rifletteva sullo “stato d’animo sommariamente inquisitore che si sente montare nel dibattito pubblico, e che risparmia spesso il settore privato”. E sempre su questo giornale Sposetti ha riletto gli stralci del discorso pronunciato a Londra nel 1982 dall’allora presidente della Camera Nilde Iotti – lo trovate per intero qui – e si è sentito tanto più invogliato alla battaglia culturale suddetta.
“Non si tratta certo di combattere per duecento euro”, dice, “ma di mettersi magari a rileggere qualche libro, per informarsi su quelli che vengono ormai chiamati genericamente ‘privilegi’, e che sono nati a difesa dell’autonomia del parlamentare. Ci si faccia tornare in mente qualche caso. Per esempio il caso Di Vittorio, uscito dal carcere perché eletto in Parlamento dopo essere stato accusato e condannato ingiustamente mentre dirigeva uno sciopero di braccianti. O il caso Gramsci, fatto arrestare da Mussolini pur in presenza di prerogative parlamentari. Non basta a farci gridare che il Parlamento va difeso?”. Tuttavia dopo un’ora dall’inizio del volantinaggio virtuale, dice Sposetti, peraltro preoccupato per la “remissività della classe dirigente intellettuale, politica e imprenditoriale rispetto all’antiparlamentarismo diffuso”, sono arrivate via mail non poche risposte positive. C’è la collega che ricorda che “le dittature di ogni tempo e di ogni tipo, soprattutto in democrazia, necessitano della preveniva delegittimazione degli strumenti della democrazia stessa. E’ cominciata con l’annientamento dei partiti, passando per l’odio verso il Parlamento, per finire con il trionfo dell’invidia sociale delle faccine emoticon e dei like al posto del voto…”. C’è il collega che concorda con la necessità di lanciare l’allarme (“non fa una piega, caro Ugo”) e quello che ringrazia e condivide. E insomma Sposetti da un lato è sollevato, dall’altro non abbastanza. Perché poi c’è soprattutto quel fatto, il fatto che la proposta di legge sul “trattamento previdenziale dei deputati basato sul sistema di calcolo contributivo” è presentata appunto da Richetti, non un Cinque stelle ma un deputato del Pd.
“Non capisco perché dei parlamentari quarantenni”, dice Sposetti, “invece di organizzarsi per guidare un partito, contribuiscano all’opera di distruzione del Parlamento e non si preoccupino del problema che va sotto il titolo ‘ridare dignità alla politica’. Già tre anni fa il duo Letta-Renzi ha preso di petto i rimborsi elettorali, pensando con questo di bloccare l’ascesa di Cinque stelle. Risultato: i partiti ormai non hanno più risorse e i Cinque stelle avanzano comunque e nonostante tutto – vedi Roma e Torino. Non solo: la prima conseguenza della cancellazione dei rimborsi è stato l’andare verso la cassa integrazione e il licenziamento dei dipendenti dei partiti – non certo la causa dei mali della politica. Ed è un errore, a mio avviso, il voler ridurre il Parlamento a un’azienda nella quale gli eletti debbano essere considerati semplici impiegati di terzo livello – con tutto il rispetto. Come pure considero un errore l’essersi messi, mesi fa, a inseguire la Lega sulla legittima difesa come oggi sui vitalizi si insegue il M5s. E allora io dico: difendiamo il Parlamento da Grillo, sì, ma anche da Richetti. Mi auguro davvero che in Parlamento, oggi, si possa ritrovare un po’ di saggezza”.
(Oltre a fare volantinaggio, e mentre Grillo annuncia la sua presenza oggi alla Camera, Sposetti ribadisce il concetto: “Non mi sono mai vergognato del mio lavoro, e ho sempre difeso le istituzioni in cui ho lavorato, dal Comune al Parlamento”).