L'umanitarismo che crea un mondo di vittime
I cordoni umanitari erano soluzioni estreme per la salvezza delle vite umane, ora sono la bandiera per il disconoscimento del conflitto, per la soppressione di ogni capacità di reagire
Un risvolto dell’umanitarismo ideologico, che non riguarda quello pratico, costruttivo, sapiente e capace di compromessi, è la totale deresponsabilizzazione del mondo di sotto, dei perdenti della civilizzazione, di coloro che non hanno istruzione, cultura, forza morale per ribellarsi alle condizioni in cui vivono fra estrema povertà, debolezza, esposizione alla furia della guerra. Per loro sarà sempre così - è l’ideologia che parla e condanna biblicamente interi popoli al loro destino di profughi – non ce la possono fare, non possiamo dargli una mano altro che incentivando la loro fuga, non per lucro come gli scafisti ma per spirito di soccorso e accoglienza umanitaria, appunto. Siamo la razza dei colonialisti, del mondo postcoloniale, abbiamo inferto colpi definitivi a questi popoli, abbiamo portato via loro la testa per pensare, il cuore per battersi, la solidarietà per unirsi e colpire i nemici della pace e della convivenza civile, e ora possiamo solo riscattarci trasformando se possibile il Mediterraneo in un’autostrada sicura per i porti italiani, invece che in una trappola mortale. E in questo siamo così fieri e intransigenti da rifiutare codici di controllo, autorizzazioni, presenze armate: tutto deve essere limpidamente nutrito di ideologia umanitaria pura, senza opportunismi, senza concedere niente al problema del controllo delle migrazioni forzose. Per certi umanitari estremisti quella dei popoli africani e mediorientali è solo una grande transumanza, esseri umani destinati al macello che i loro assassini e i loro salvatori trattano però come bestie, popoli che dobbiamo portare nei pascoli verdi della nostra speranza ad ogni costo, ieri dannati della terra in rivolta, oggi una specie di vivente non umano e non responsabile da caricare e scaricare in mare.
Un milione di siriani, famiglie guidate da giovani uomini con i vecchi, bambini, donne che compongono il loro nucleo vitale, hanno trovato asilo in Germania dopo una lunga fuga. E’ un bene, ma nessuno ha voluto ricordare che così la Siria è morta, il popolo profugo, anche quello in grado di organizzarsi e di combattere, ha lasciato il campo alle caste armate del potere assadista e ai ribelli islamici, non c’è e non ci sarà posto per chissà quanti anni per un soggetto di liberazione e di ricostruzione fatto della gente che ora sta tra Francoforte, Dortmund, Amburgo, Monaco o Berlino dopo averci fatto giustamente appassionare in una lunga scia umanitaria di comprensione, di pietà. Se i venezuelani invece di farsi sparare e affamare dal socialismo di stato chavista prendessero a milioni la via di fuga, e smettessero di combattere in una situazione di penuria umanitaria e di pericolo per certi versi altrettanto tragica di quella siriana, noi saremmo umanitaristicamente felici per il successo del cordone sanitario, ma il Venezuela e il suo possibile futuro sarebbero morti, tutto rimarrebbe nelle mani dei maduros e di minoranze d’opposizione impotenti.
Quando in Spagna i franchisti insorti contro la Repubblica cominciarono a fucilare la gente, ci fu l’appello alla solidarietà e alle Brigate internazionali, non l’apertura di un cordone umanitario per la fuga tra le vette dei Pirenei. E di questi tempi la svolta ideologica impone che se i tiranni e i capitribù ti sparano e ti macellano tu condanni il traffico d’armi, predichi la fuga e il rifiuto della guerra, e costruisci un mondo di vittime deresponsabilizzate a prescindere, come si dice, per definizione. Una volta i cordoni umanitari erano tali, soluzioni estreme per la salvezza delle vite umane, ora sono la bandiera per il disconoscimento del conflitto, per la soppressione di ogni virtù e di ogni capacità di reagire da parte delle vittime con la solidarietà attiva dei più forti d'occidente, perché la Vittimizzazione universale, lo sappiamo, è la grande polvere di stelle culturale ed etica di cui si fanno belli certi ingenui o furbissimi umanitari.