Metti una sera a Capalbio con Renzi
Il segretario del Pd tra poltrone da recuperare, vicoli stretti e frecciate al grande autore Franceschini
Metti una sera Matteo Renzi a Capalbio - si presenta a Capalbio Libri il suo libro "Avanti". E mentre si aspetta in fila, nel vicoletto stretto accanto a Piazza Magenta, si favoleggia di ciò che in piazza non ci sarà: "le autorità, fanno entrare solo le autorità", dice una signora che si auto-presenta a un carabiniere come "ex addetta stampa di un comune toscano, ora in pensione". C'è che il vicolo è stretto e il sindaco Luigi Bellumori vorrebbe far entrare - potendo - tutto il paese, ma il problema, se così si può chiamare (politico? vacanziero? - in fondo è agosto, anche gli habitué capalbiesi partono) è che non si vedono, nel pubblico pur numeroso, se non per figure sparse, molti storici avventori delle epoche pre-Pd. Si vede peró Giovanna Nuvoletti, già autrice del romanzo simbolo della capalbitudine "l'era del cinghiale rosso"- e qualcuno, nel pubblico, la redarguisce come fosse casta ("guardi che io sto solo fotografando", risponde lei).
C'e chi applaude alla battuta del sindaco a proposito del titolo della rassegna stessa, diretta da Denise Pardo e dedicata quest'anno ai "tempi sospesi", trovando la definizione perfetta per Renzi. C'è chi cerca vip politici e trova solo l'ex ministro Moavero, e chi vorrebbe vedere il professor Alberto Asor Rosa di nuovo sul palco - perché giorni fa, sempre a Capalbio libri, il professore aveva fatto qualche appunto all'inclusivitá a sinistra del Pd. Poi c'è chi si aspetta grandi risposte di Renzi al ministro della Cultura Dario Franceschini, che sempre a Capalbio libri, giorni fa, ha consigliato non del tutto innocentemente a Renzi di andarsi a leggere o rileggere "cent'anni di solitudine".
Ma quando Renzi comincia a parlare, intervistato dal direttore di Sky Tg 24 Sarah Varetto, parla di tutto tranne che di Franceschini e Asor Rosa (bisognerà aspettare la fine). E non parla neanche per un minuto - chessó - neppure di un Bersani, un D'Alema, uno Speranza, argomenti che il pubblico capalbiese non autoctono (giornalisti, imprenditori, scrittori) bramerebbe Parla di Europa, giustizia, migranti e ancora migranti, applaudito da un gruppo di ventenni in camicia bianca e pantaloni beige come lui - ma corti. E mentre l'attore Edoardo Purgatori legge il brano del libro in cui Renzi rievoca scene di vita familiare post-sconfitta al referendum, qualcuno nel pubblico scalpita: "ma quando risponde a Franceschini?".
Poi d'un tratto Renzi nomina il premier Paolo Gentiloni. Ma non per fare polemica, giammai: per ribadire sempiterno appoggio al governo nato, per così dire, come da una costola del suo: "io ho governato avendo ogni giorno gente che mi accoltellava dal mio partito", dice, come per spiegare un appoggio che nei mesi scorsi non tutti gli osservatori avevano trovato così netto (in particolare si era riscontrato qualche attrito con il ministro Padoan, ma il Renzi capalbiese smussa indirettamente pure su quello- e smussa pure sul presunto grande freddo con Carlo Calenda, evocando con tono amichevole Calenda). E parla di tasse, il Renzi capalbiese (le abbiamo abbassate!), in polemica con Forza Italia che rivendica i precedenti abbassamenti. E parla di olimpiadi e occasioni perdute, in polemica con i 5 stelle. E quando qualche avventore fa per andarsene - sono le undici di sera - ecco che la non-risposta a Franceschini arriva: "ma come? E' un autore di chiara fama, non ha bisogno dei miei consigli di lettura! E comunque ho incontrato talmente tanta gente in questo tour... se è solitudine questa!". Ad Asor Rosa arriva invece risposta meno passibile d'interpretazione palindroma: non conosco partito più inclusivo del Pd (e prima di sedersi a formare copie, l'ex premier dice la frase corollario, ma forse anche file rouge: "Ho sbagliato, ho pagato. Mi sono dimesso da tutto, ma la poltrona la posso anche recuperare".
L'editoriale dell'elefantino