Matteo Salvini con Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Listona invotabile. Il Cav. e Salvini: cosa fare per uscire dall'incubo dell'estate

Claudio Cerasa

Il centrodestra unito è una fake news che può diventare realtà se Renzi non si arrenderà all’idea che l’Italia ha bisogno di una legge proporzionale. Perché l’asse tra Berlusconi e Mattarella è il grande romanzo dei prossimi mesi, che potrebbe regalare un capitolo inimmaginabile fino a due anni fa

Listona invotabile. O, se volete, listona inch… Il titolo di questo articolo gioca con una frase famosa, avete capito quale, che in realtà non è stata pronunciata da parte di uno dei protagonisti della storia che vi stiamo per raccontare. Eppure, in questa pazza e movimentata estate in cui incredibilmente il centrodestra è tornato a essere il vero mattatore del dibattito politico, non c’è modo migliore che usare una piccola provocazione per fissare bene nelle nostre teste quella che ci sembra essere l’unica considerazione possibile rispetto all’idea che alle prossime elezioni Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni corrano tutti insieme. In un’unica lista o in un’unica coalizione. La verità la sappiamo tutti qual è: il listone unico è una boiata pazzesca, e lo sa anche Berlusconi, ma per ragioni che vale la pena approfondire, il listone invotabile, indigeribile, inaccettabile sta diventando sempre di più un’opzione possibile per il centrodestra del futuro. La domanda più semplice da cui partire è dunque una ed è semplice: perché? Abbiamo chiacchierato qualche minuto con il capo del centrodestra e con alcune persone a lui molto vicine e ci siamo fatti un’idea di quello che sta succedendo e di quello che sarà il filo da seguire con attenzione da qui alle prossime elezioni. Prima gli spunti, poi le considerazioni. 

 

 

Cosa vuole fare Silvio Berlusconi? Semplice. Berlusconi vorrebbe arrivare alle politiche (febbraio, massimo marzo) con una legge elettorale tedesca, un proporzionale puro, come quello che viene descritto oggi nel nostro monografico da Francesco Cundari, e vorrebbe avere la possibilità di usufruire di una legge che gli consenta di rompere con Salvini senza che sia necessario rompere con Salvini. Tutti da soli alle elezioni. Ogni partito misura la sua forza e il suo consenso, in proporzione a quanti voti ha preso, e poi si fanno i conti dopo le elezioni, per stabilire su quale governo scommettere. Ovvero se sposarsi con Salvini o sposarsi con Renzi. Berlusconi sa bene che la legge proporzionale presenta un rischio da non sottovalutare per Forza Italia – ovvero essere percepiti già in campagna elettorale come una possibile costola del Pd – ma la ragione per cui il Cav. sogna di poter correre da solo alle elezioni è la stessa che spinge Renzi ad andare da solo al voto: in Italia c’è una maggioranza silenziosa che cerca disperatamente di essere rappresentata da un partito alternativo a tutte le forze sovraniste e qualunquiste e un’alleanza con un partito estremista rischia di essere un suicidio politico per un partito che vuole rappresentare questo pezzo di paese, potenzialmente maggioritario.

 

Anche a Renzi, in teoria, converrebbe scommettere sul modello tedesco ma il segretario del Pd, per il momento, ha scelto una strada diversa: andare da solo alle elezioni, sì, magari creando una lista unica che vada da Calenda a Pisapia (che però non sembrano avere alcuna intenzione di partecipare al progetto di lista unica) e costringere Berlusconi a scegliere da che parte stare, senza permettergli di usufruire di una legge elettorale che gli consentirebbe di stare dalla parte giusta dello schieramento politico senza dover rompere politicamente con il suo alleato teoricamente naturale, ovvero Salvini. La ragione per cui Renzi non vuole fare un regalo a Berlusconi formalmente è legata al fatto che il segretario del Pd non vuole approvare una nuova legge elettorale senza che siano coinvolte tutte le forze politiche in campo.

 

Ma in realtà la scommessa di Renzi è più sofisticata: schiacciare Berlusconi su Salvini e avere così la possibilità di essere l’unico leader alternativo a tutte le forme di estremismo politico. Il gioco è chiaro, Berlusconi lo ha capito perfettamente e il Cavaliere sta provando a rispondere a un colpo sotto la cintura con una mossa potenzialmente vincente. Come? Le parole del leader del centrodestra sono chiare: Sergio Mattarella vuole fare una nuova legge elettorale, e ha ragione, e in un modo o in un altro una nuova legge andrà fatta. Sì, ma Renzi non vuole. E che problema c’è? La legge, si ragiona, si farà con o senza Renzi. Come? In che senso? Nel senso, si continua, che un conto è il Pd, guidato da Renzi, un altro è il gruppo parlamentare del Pd, guidato più da Mattarella (e Gentiloni) che dallo stesso Renzi, e in questo momento, ragionano nel centrodestra, il gruppo parlamentare del Pd è più in sintonia con Berlusconi che con Renzi e vuole una nuova legge elettorale. L’opzione numero uno è quella che vi abbiamo descritto, la legge tedesca. L’opzione numero due è invece la legge che sogna la maggioranza del gruppo parlamentare del Pd ma che non vuole la maggioranza del gruppo dirigente del Pd. E’ una legge che permetterebbe al centrodestra di fare quello che ha fatto in tutte le occasioni in cui ha vinto le elezioni (correre uniti, ma non in una lista) e che permetterebbe a tutti gli avversari di Renzi di diluire il peso del segretario del Pd: una legge che potrebbe nascere con una piccola modifica alla Camera per introdurre il premio di coalizione per chi arriva al quaranta per cento. Attualmente il premio è alla lista, ma una listona, come è evidente, rischierebbe di rendere eccessivamente sovrapponibili i profili di Salvini e di Berlusconi, e né Salvini né Berlusconi lo vogliono.

 

Lo schema, facciamo notare ai nostri interlocutori, è però simile a quello seguito dal centrodestra nel gennaio del 2015 per trovare il nome giusto su cui scommettere con il Quirinale, ovvero parlare con la minoranza del Pd e proporre al segretario del Pd un nome solo da accettare: viste come sono andate le cose nel 2015 quando Berlusconi, forte del sì di D’Alema e Bersani, propose il nome di Giuliano Amato per la presidenza della Repubblica, c’è da scommettere che anche in questo caso non funzionerà. Possibile. A meno che non succede qualcosa di clamoroso. Ovvero che non nasca un asse tra Berlusconi, Mattarella, Franceschini, Orlando e Gentiloni finalizzato a portare Renzi su una posizione diversa rispetto a quella di oggi, che contempla la prospettiva di andare a votare con questa legge elettorale. Ovvero quella disegnata dalla Consulta con due sentenze diverse: Italicum modificato alla Camera, con premio alla lista al 40 per cento e soglia di sbarramento al 3 per cento, Porcellum modificato al Senato, con soglia di sbarramento per le coalizioni al 20 per cento e soglia di sbarramento per i singoli partiti all’8 per cento. Dunque, come finirà? Dalle parole sicure di Berlusconi, e anche di Gianni Letta, qualcosa dovrebbe succedere davvero e anche nel Pd, il Pd parlamentare, in molti sono convinti che per un Parlamento come quello che abbiamo oggi un conto sia fare una legge elettorale in un momento in cui le Camere possono essere sciolte in anticipo (in quel caso è probabile che la legge non passi), un conto sia fare una legge elettorale in un momento in cui la legislatura è ormai destinata ad arrivare alla sua scadenza naturale (in quel caso è probabile che la legge passi). Si dirà, ok, bene, ma non abbiamo capito nulla: Berlusconi e Salvini alla fine andranno insieme sì oppure no? A oggi la risposta è questa: se non ci sarà una legge che impedisce di fare le coalizioni, la coalizione tra Berlusconi e Salvini ci sarà. Si dirà, ancora: ma se Renzi questa legge non la vuole fare, come è possibile farla?

 

E qui arriviamo al bello, al grande romanzo del prossimo autunno: il rapporto tra Mattarella e Renzi. Il presidente della Repubblica vuole cambiare la legge elettorale, e vorrebbe un premio alla coalizione sia al Senato (che c’è già) sia alla Camera, e se questa opzione dovesse essere rivendicata anche nei prossimi mesi è probabile che nascerà il primo braccio di ferro, diciamo così, tra il presidente della Repubblica e il segretario del Pd, e in quel caso il segretario del Pd non potrebbe fare altro che cedere e accontentare il capo dello stato. Domanda ulteriore: ma esiste già un candidato premier del centrodestra in caso di coalizione? Risposta ulteriore: sì, sono due, un uomo e una donna, ma la scelta non è stata ancora fatta. Domanda finale: ma l’avvicinamento tra Berlusconi e Salvini è dovuto al fatto che Berlusconi si è avvicinato a Salvini o al fatto che Salvini si è avvicinato a Berlusconi? La risposta giusta è la seconda e l’avvicinamento di Salvini a Berlusconi è testimoniato da un fatto che Salvini smentirà, forse, ma che non potranno smentire molti imprenditori con cui il leader della Lega si è confrontato in questi mesi. Il fatto riguarda l’euro e in privato il leader della Lega ha fatto sapere al leader di Forza Italia che la campagna no euro, per il partito di Salvini, è simile alla campagna pro Raggi, per il partito di Grillo e di Di Maio: in campagna elettorale continueranno a sostenere questa tesi ma sono pronti a non difendere più le due posizioni un secondo dopo le elezioni. La grande partita politica di questa estate, e anche del prossimo autunno, non sarà dunque legata ai rapporti tra i vari leader politici di centrodestra e centrosinistra ma sarà legata a un altro tipo di rapporto, e a un altro tipo di triangolo: Berlusconi, Renzi e Mattarella. La partita è gustosa. Così come è gustoso il fatto che la minoranza del Pd e gli scissionisti del Pd, su questo fronte, si trovino più in sintonia con Berlusconi che con Renzi. Renzi ha la possibilità di riprendere a dare le carte sul tavolo solo a una condizione, o forse due. O sfidando Mattarella sulla legge elettorale (è dura). O tornando a prendere in considerazione l’unica legge elettorale possibile in questa fase della nostra vita politica.

 

L’unica legge che potrebbe permettere a Renzi e Berlusconi di correre da soli alle elezioni e a debita distanza dagli estremismi populisti. L’unica legge che potrebbe garantire a Berlusconi di non compromettere i rapporti con il Ppe (come si spiega ad Angela Merkel che Forza Italia alle elezioni se ne va a braccetto con un partito che considera la Merkel il male assoluto e che sognava l’avvento di un regime Le Pen nella Francia ora di Macron?). L’unica legge che potrebbe permettere alle forze politiche di recepire in modo onesto un fatto piuttosto elementare: dopo vent’anni di esperimenti maggioritari oggi la scelta giusta da fare è quella di testare un sistema perfettamente alternativo a quello bocciato otto mesi fa al referendum costituzionale. Il maggioritario non esiste più. I candidati premier non esistono più. L’Italia è diventata proporzionale e forse è arrivato il momento di farsene una ragione.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.