Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Elogio della lucida follia di Silvio Berlusconi

Claudio Cerasa

Dalla doppia moneta alla pazza candidatura a premier. La clamorosa centralità del Cav. è la notizia dell’estate 2017. Perché il leader di Forza Italia oggi è l’unico che aspetta con grande allegria le elezioni (sapendo che in un modo o in un altro lui vincerà)

La doppia moneta. Il rapporto con Salvini. La Sicilia. Il post referendum. Il conflitto di interessi che non c’è più. Tra le mille ragioni per cui verrà ricordata l’estate del 2017 ce n’è una importante che riguarda Silvio Berlusconi e che in particolare riguarda la certificazione di una caratteristica spesso sottovalutata del Cav: la sua lucida e formidabile pazzia. Nel giro di pochi mesi, Berlusconi è riuscito a mettere insieme una serie di mosse clamorosamente azzeccate che gli hanno permesso di essere in questo momento l’unico leader presente sulla piazza che può concedersi il lusso di osservare senza particolare angosce, e anzi con una leggera forma di euforia, le prossime elezioni politiche. Allo stato attuale, Forza Italia è l’unico partito che potrebbe ricavare un dividendo dalla vittoria del No al referendum costituzionale ed è anche l’unico partito ad avere di fronte a sé non una ma due opzioni possibili e credibili per sperare di essere al governo nella prossima legislatura. Il Movimento 5 stelle sa bene di poter arrivare al governo solo in caso di vittoria piena e lo stesso vale per la Lega. Il Partito democratico, non essendoci grandi possibilità di far nascere un governo di centrosinistra, sa bene che realisticamente potrà tornare al governo solo con un accordo con Forza Italia. Berlusconi, stando ai sondaggi di oggi, ha invece due opzioni entrambe percorribili. Opzione uno: un governo di centrodestra.

  

Opzione due: un governo con il Pd. In Sicilia storia simile. L’isola doveva essere il laboratorio di incubazione del grillismo, ma anche grazie alla scelta saggia e matta del Cav. di mettere insieme tutte le sconclusionate forze del centrodestra la Sicilia rischia di essere qualcosa di diverso: la certificazione che la vera alternativa al grillismo potrebbe essere più a destra che a sinistra. Immaginate le pazze risate di Berlusconi: passare nel giro di pochi anni da populista, considerato pericolo per la democrazia (2011), a risorsa della democrazia nella lotta contro il populismo (2018). Sulla doppia moneta storia simile e spasso simile. In molti finora si sono concentrati sugli effetti, diciamo un po’ complicati da definire, che avrebbe l’introduzione della doppia moneta, che al momento è una delle pazze proposte del programma elettorale di Forza Italia. E in molti si sono attrezzati per far notare al Cav. quello che tutti sanno e che Mario Draghi ha ribadito la scorsa settimana: “Nessun paese può introdurre una propria moneta: la moneta dell’Eurozona è l’euro”. La proposta della doppia moneta, il Berlus-coin, è una proposta che non sta in piedi. Ma è una proposta che ha avuto un effetto che in molti tendono a sottovalutare. La doppia moneta non ci sarà mai, e lo sanno anche i sassi, ma grazie al dibattito sulla doppia moneta Berlusconi, con una mossa geniale, ha oggi la possibilità di allearsi con Salvini (che anche grazie alla magia del Cav. non parla più di uscita dall’Euro) senza essere costretto a promettere una pazzia ancora maggiore della doppia moneta, ovvero il referendum sull’Euro. Lo stesso discorso vale sulla candidatura a premier.

 

Il Cav. (ieri elogiato anche da Mario Monti, “Berlusconi riesce a trasmettere più fiducia di Renzi”) non sarà il candidato premier del centrodestra, non lo può essere per legge. Ma grazie al particolare contesto politico in cui ci troviamo oggi, in cui il candidato premier esiste solo in una realtà virtuale, Berlusconi., per uno strano scherzo del destino, è l’unico leader politico che può parlare con onestà estrema quando ragiona sulla futura premiership e quando lascia intendere che, nella repubblica proporzionale, l’unica persona autorizzata a scegliere il candidato premier non è il capo di un partito ma è solo il presidente della Repubblica. Se Erasmo da Rotterdam avesse scritto non nel 1509 ma oggi il suo Elogio della follia non avrebbe infine potuto dimenticare di dedicare un capitolo alla storia del conflitto di interessi di Berlusconi. Fino al 2011, il conflitto di interesse era l’arma utilizzata dai nemici del Cav. per provare a mostrare la sua incompatibilità con qualsiasi carica di governo. Nel 2018, il conflitto di interesse rischia di diventare invece l’arma sulla quale i partiti di governo potrebbero fare affidamento per augurarsi che, comunque vadano le elezioni, il Cav. faccia cose di buon senso. Ieri il ragionamento era: Berlusconi al governo, orrore, non potrà che fare cose che aiuteranno le sue aziende. Domani il ragionamento potrebbe essere un altro: il politico Berlusconi, dovendo ragionare anche sul futuro delle sue aziende, non potrà fare nulla che metta in pericolo l’economia italiana. Diceva Elias Canetti: magnifico fare il pazzo, se si è intelligenti. La nuova centralità del Cav., volendo, la si può spiegare anche così.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.