L'unico nome di Renzi per il dopo-Gentiloni è sempre Gentiloni
Al Nazareno Pisapia non è considerato un avversario temibile. Il segretario punta sull'attuale premier più che su Minniti
L’altro ieri, come alcuni giornali hanno riportato, Paolo Gentiloni non ha voluto convocare a Palazzo Chigi Roberto Speranza insieme ai capigruppo di Mdp Guerra e Laforgia, ma ha preferito invitare nella delegazione l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. In molti si sono interrogati sul perché di questa mossa. La verità è che il Partito democratico di Matteo Renzi ha stabilito che non venga dato nessun riconoscimento politico agli scissionisti. Il segretario su questo punto è stato chiaro, tant’è vero che raccontano dal suo staff siano partite diverse chiamate a dirigenti del Pd che erano stati invitati alla festa del Mdp a Napoli per dissuaderli dall’andare. Comunque Paolo Gentiloni, sempre attento a non fare strappi con il partito – e tanto meno con Renzi – si è adeguato. Peraltro il presidente del Consiglio con i collaboratori non ha fatto mistero di essere soddisfatto di avere finalmente un interlocutore, anche perché, notano a Palazzo Chigi (dove la coppia dei capigruppo di Mdp per i diversi caratteri è stata ribattezzata guerra e pace) “finora non si sapeva con chi parlare”. Qualche interlocuzione c’era stata, visto il ruolo da lui ricoperto prima, con Vasco Errani, ma discorsi vaghi, punteggiati da battute su Massimo D’Alema, per scherzare con l’ex commissario al terremoto, a cui non piace troppo l’ex ministro degli Esteri.
C’è anche da dire che Giuliano Pisapia non viene visto come un avversario temibile, al contrario di Massimo D’Alema. Fondamentalmente, per due motivi. Il primo riguarda la voce insistente che circola a Milano secondo la quale a un certo punto l’ex sindaco si tirerà fuori dai giochi vedendo l’impossibilità di federare forze che vadano al di là di Mdp e Sinistra italiana. Il secondo invece riguarda i sondaggi. Secondo le ultime rilevazioni giunte al Nazareno, infatti, il movimento di Pisapia veleggia sul due per cento e non sembra avere grandi capacità espansive.
Dunque, nonostante i tentativi fatti da più parti, e nonostante qualche momentaneo disappunto, in realtà il rapporto tra Paolo Gentiloni e Matteo Renzi funziona. E infatti, sempre secondo le voci del Nazareno, è all’attuale premier che il segretario del Partito democratico pensa nel caso in cui dopo le elezioni si vada a una grande coalizione. Non a Marco Minniti, il quale, con l’intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa, si è di fatto proposto come possibile capo di un governo che veda insieme centrosinistra e centrodestra. Del resto, il ministro dell’Interno non ha voluto fare mistero delle sue intenzioni nemmeno con Renzi, con il quale ha adombrato questa suo progetto.