Anche questa volta Salvini non conquista il sud: in Sicilia si nasconde dietro Fratelli d'Italia
"Noi con Salvini" sarà presente sulle liste elettorali del prossimo 5 novembre, ma in piccolo, accanto a quello del partito di Meloni, dentro a "Nello Musumeci presidente"
Anche stavolta lo sbarco di Matteo Salvini al Sud si farà la prossima volta. Dopo mesi di comizi spesso contestatissimi, incursioni in giornata, una notte da recluso dentro al Cara di Mineo e felpe con scritto sopra "Trapani" o "Marsala", alla prima prova utile, che poi sono le elezioni regionali in Sicilia, il leader del Carroccio, all'ultimo, ha preferito battere in ritirata nascondersi sotto l'ala di Fratelli d'Italia ed evitare la conta dei voti. Niente arrembaggio contro "la malapolitica che ha condannato l'Isola al fallimento", nessuna sfida in chiaro, col suo simbolo e la sua faccia.
"Noi con Salvini" sarà sì presente sulle liste elettorali del prossimo 5 novembre, ma in piccolo, accanto a quello del partito di Giorgia Meloni, dentro un contenitore-matrioska più grande che ha i colori che furono di Alleanza Nazionale e si chiama "Nello Musumeci presidente" e contiene un terzo simbolino "Alleanza per la Sicilia". L'ex candidato governatore che aveva fondato il suo movimento "Diventerà Bellissima", sconfitto all'ultima tornata dal fuoco amico dei forzisti, è stata una (ri)scoperta proprio di Giorgia Meloni, che lo ha lanciato per prima e poi portato - faticosamente - tutto il centrodestra a ripiegare sul suo nome.
E pensare che il leader del Carroccio per allargarsi verso Sud ha pure litigato in maniera definitiva col fondatore della Lega, Umberto Bossi: "Lui dice che perdiamo credibilità al Nord quando scendiamo al Sud. I numeri ci dicono che non è per niente così. Al Nord cresciamo, al Sud strappiamo simpatie crescenti quando parliamo di difesa dell’agricoltura, della pesca, dell’immigrazione che non deve trasformare la Sicilia in una discarica che rischia di riempirla di disperati, penalizzando la sua vocazione al turismo", diceva qualche settimana fa.
"Siamo presenti in tutte e nove le Province siciliane, siamo quotati dai sondaggi oltre al 6 per cento e penso che avremo un risultato eccezionale anche perché abbiamo delle liste forti, credibili, fatte di persone nuove", conferma Alessandro Pagano, deputato tra i responsabili siciliani di Noi con Salvini. E' lui che, con altri due leghisti del Sud, Angelo Attaguile e Carmelo Lo Monte, hanno messo in piedi l'operazione di alleanza con i Fratelli d'Italia e il loro coordinatore regionale Sandro Pappalardo. Chi delle due componenti potrà rivendicare il risultato, positivo o negativo che sia? Di entrambe le componenti, evidentemente, non si potrà conoscere il reale peso elettorale. Il "listone" era già stato sperimentato alle Comunali di Palermo, dove si era fermato al 2,5 per cento.
Non è stato facile mettere insieme i tasselli: gli ex An rivendicano il loro peso, l'intuizione di avere individuato il candidato che oggi è il favorito, la leadership nel Mezzogiorno. Il "matrimonio" ha però rischiato di fallire ancora prima di iniziare: giovedì gli esponenti del partito erede di Alleanza nazionale avevano deciso di mollare i leghisti, pronti a correre da soli, rivendicando il loro ruolo di "azionisti di maggioranza" del simbolo. La ricucitura è arrivata all'ultimo secondo. "Noi abbiamo una faccia e una dignità. Andrò a sostenere Musumeci in Sicilia e i candidati di 'Noi con Salvini', ma senza mischiarmi a gente varia ed eventuale. Se qualcuno pensa di andare a elezioni raccattando tutti, no. Avete sbagliato a capire. Patti chiari e amicizia lunga. Trombati, riciclati e traditori in casa mia no", ha scritto ieri su Facebook il segretario leghista, tradendo un certo nervosismo.
Userà la stessa cortesia per Fdi al Nord, alle prossime elezioni? Sono lontanissimi i tempi della "foto di Bologna", con Meloni e Salvini soli (o con Giovanni Toti) sul palco, pronti a lanciare un'opa sul centrodestra in nome del "sovranismo" e dell'antieuropeismo. L'ipotetico listone nazionale costituito da Lega - Noi con Salvini e da Fratelli D'Italia è stato un progetto concreto prima delle elezioni francesi, poi è stato ventilato dal segretario del Carroccio e, ai tempi d'oro, addirittura quotato dagli istituti di ricerca al 20 per cento. Poi, però, il buio e, oggi, questo esordio zoppicante.