Una manifestazione a sostegno dello Ius soli (foto LaPresse)

I Millennials del Pd già litigano, online, sullo ius soli

David Allegranti e Valerio Valentini

Tra i giovani che Renzi ha chiamato in Direzione c’è un problema di comunicazione: chi parla a titolo di chi? E perché alcuni lanciano iniziative online che rischiano di ingenerare confusione nell’elettorato?

Roma. Lo ius soli divide i Millennials. A spaccare i giovani del Pd è stata una card pubblicata su Facebook da “Generazione Millennials”: “Ius soli: non è questo il momento. Per il nostro bene e del Partito bisogna essere pazienti”, si legge nella card firmata da Nicolae Galea, che è anche tra gli amministratori dell’account, creato da alcuni giovani che, durante il congresso del Pd, avevano dato vita a un comitato a sostegno della mozione di Matteo Renzi. Alla pagina, però, collaborano anche alcuni dei 20 giovani “Millennials”, membri della Direzione del Pd, come Arianna Furi. E questa arbitraria sovrapposizione (chi ha deciso che può esserci una pagina Facebook chiamata “Millennials”, come se fosse rappresentativa di tutto il gruppo?) genera malumori e risentimenti negli altri giovani esponenti della direzione che non si riconoscono affatto in certi contenuti.

 

 

La prima a replicare, sempre su Facebook, è Ludovica Cioria, mozione Renzi, classe 1989, segretaria regionale dei Gd del Piemonte: “Scrivo questo stato per chiarire innanzitutto che non ho nulla a che fare con quel gruppo e in secondo luogo che, per chi fa politica sul territorio, le leggi hanno senso se e solo se migliorano la vita delle persone, e non perché si presume spostino qualche percentuale di consenso nei sondaggi sulle intenzioni di voto (che poi abbiamo più volte visto quanto siano attendibili…). Per me la legge sullo Ius Soli non sarà mai un numero, ma è e resta una conquista di civiltà fondamentale, che prescinde dalle strumentalizzazioni partitiche. La politica vera è quella che cambia la vita delle persone quindi, cari Millennials Pd, uscite dal web, uscite da House of Cards e andate per il mondo, vi garantisco che incontrerete storie in grado di farvi cambiare idea in 5 minuti”.

 

 

Dopo la sortita della giovane dirigente del Pd, altri hanno preso la parola sui social network, come Caterina Conti, Mirko Boschetti, Giacomo Fisco e il segretario dei Gd Mattia Zunino. Caterina Conti, mozione Orlando, di Trieste, esperta-studiosa di letteratura, segretaria regionale dei Gd del Friuli e membro della segreteria nazionale dei Giovani Democratici con delega all’integrazione e al coordinamento dei segretari regionali ha ricordato che i Giovani Democratici saranno in piazza Montecitorio, alle ore 16 venerdì 13 ottobre, alla manifestazione #CittadinanzaDay promossa da L’Italia Sono Anch’Io e Italiani senza cittadinanza. “Questa non è solo la battaglia di 800.000 ragazzi nati e cresciuti in Italia per il diritto al riconoscimento della cittadinanza: è una battaglia di tutti coloro che credono nell’uguaglianza sostanziale degli individui, nell’inclusione sociale, nell’apertura a un mondo più giusto. Mi dissocio pertanto da qualunque posizione assunta da altri”. 

  

 

Tra i giovani del Pd c’è dunque un problema di comunicazione: chi parla a titolo di chi? E perché alcuni esponenti della direzione nazionale lanciano iniziative online che rischiano di ingenerare confusione nell’elettorato del Pd? Nessun dubbio per Elisa Graffi, friulana, 20 anni, studentessa di Economia internazionale, coordinatrice regionale dei Future Dem del Friuli-Venezia Giulia: “Ritengo che questa sia una battaglia di civiltà e che, vista la sua importanza, vada portata avanti senza se e senza ma perché si parla del diritto al riconoscimento della cittadinanza di ben 800.000 ragazzi nati e cresciuti in Italia. E’ una battaglia che fa parte della nostra cultura politica e dei nostri ideali e non può essere messa da parte. Punto”. Aggiunge Gaia Romani, 21 anni, studentessa di giurisprudenza, consigliera del Municipio 8 di Milano: “Aspettare una legge già inadeguata dal 1992 è inaccettabile ma ancor più inaccettabile che si possa credere che questo è il nostro pensiero. La battaglia per l’approvazione dello ius soli è prioritaria, piuttosto discutiamo su come spiegare questa legge ai cittadini che viene da molti a causa del nome travisata nel contenuto e utilizzata a sproposito dai partiti populisti. Combattiamo con i contenuti, non nascondendoci. E mi permetto di aggiungere che se a 20 anni è questo il vostro modo di fare politica, lasciate perdere perché questo paese ha bisogno di persone che difendano le loro idee con determinazione e, come ho già ribadito in Direzione, sacrificio”.

 

 

  

 

  

 

Così giovani, così già in guerra con se stessi.

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