Buon compromesso contro lo sfascio
La nuova legge elettorale separa le forze affidabili da quelle non affidabili. Bene
La riforma elettorale approvata giovedì sera alla Camera dei deputati – il così detto Rosatellum, un sistema misto proporzionale con correzione maggioritaria – è una riforma che deve ancora passare le forche caudine del Senato ma è una riforma che probabilmente sarà quella con cui andremo a votare nella prossima primavera. Si dirà: è una buona o una cattiva riforma? La risposta è: l’unica riforma possibile, l’unica che può permettere alle forze politiche più responsabili di correre alle elezioni sfidando i propri avversari attraverso un sistema che stimola l’aggregazione e la competizione e l’unica soprattutto che può creare oggi le condizioni affinché, all’indomani delle elezioni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia degli strumenti validi per poter studiare tutte le opzioni possibili per far nascere un governo. Il Rosatellum è una legge che penalizza il Movimento 5 stelle non perché è una legge fatta contro Grillo, ma perché è una legge che premia tutti quei partiti che mostrano di avere un requisito fondamentale in una fase politica come quella in cui viviamo oggi, dove la frammentazione è il principale ostacolo per la stabilità di un paese: saper distinguere tra nemici e avversari.
Il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, nel suo intervento a fine serata, ha ricordato che il percorso di questa legge elettorale ha permesso, se mai ce ne fosse stato bisogno, di riconoscere chi sono i nemici e chi sono gli avversari. Il dato importante del percorso legato alla legge elettorale è quello di aver creato un nuovo arco costituzionale al quale potrà attingere facilmente dopo le prossime elezioni il presidente della Repubblica, per tentare di fare un governo nel caso in cui fosse difficile trovare numeri per far nascere un esecutivo con una maggioranza così detta naturale (il dato più rilevante è la presenza della Lega in questo arco costituzionale).
L’esclusione dal perimetro di governo del Movimento 5 stelle potrà essere ribaltata da Grillo solo nel caso in cui Luigi Di Maio (ci viene da ridere) fosse capace di conquistare più del 40 per cento dei consensi, ma la crisi nera che sta attraversando il populismo non potrà non avere un riflesso anche su un movimento anti sistema che può al massimo candidarsi a guidare la Sicilia, e che grazie anche ad alcuni preziosi anticorpi contenuti da questa legge elettorale difficilmente arriverà al governo. Non è una legge contro Grillo. E’ semplicemente una legge che punisce i partiti che non hanno altro programma se non quello dello sfascio.