L'albero caduto a Roma come paradigma di scarico-responsabilità
Tra tronchi e radici, pd e m5s, l'incubo ricorrente del "chi è colpevole"?
Roma. L’albero che appare così, al lato della strada, mezzo vivo e mezzo morto, più che altro dimezzato, con tronco mozzato. L’albero che alla prima giornata di ordinario maltempo autunnale oscilla nei suoi rami più esterni (e l’automobilista pensa: non è che sta per cadere?). L’albero che infine crolla davvero – e non è la prima volta – sul povero tassista nel quartiere Prati e sulle turiste attonite e per fortuna illese. L’albero che vacilla sulla Roma-Ostia, minaccia lo scorrimento sulla via del Mare, incombe come incubo ricorrente in Viale Mazzini, ed esce dal panorama inerte dell’ecologia urbana per farsi agente di sfacelo quotidiano: si scopre che l’albero danneggia, addirittura, i fili aerei della linea dei tram. E ormai l’albero romano, nell’immaginario collettivo del cittadino, si muove e cammina da solo, come in uno scherzo di Halloween o nel Macbeth, con i soldati mascherati dietro a rami e foglie. E si fa canovaccio di scontro politico con scarico di responsabilità sul modello “monnezza”: di chi è la colpa? si domandano infatti tra il Campidoglio, la Regione e il Parlamento, esattamente come quando il cassonetto straripa e la cartaccia ottunde la vista del sampietrino dove gira indisturbato il roditore. E insomma il pino riverso, e la preoccupazione da tragedia sfiorata, non sollevano soltanto l’ansia epidermica del “che cosa si rischia a mettersi in macchina lungo i viali?”, bensì il più persistente dubbio del “qui qualcuno ha sbagliato qualcosa”. Ma il punto è: che cosa? Perché nella Roma ormai portata a esempio di disastri misti, nel day after della caduta alberi, un mistero aleggia: il crollo è dovuto a mancanza di controllo o al taglio cosiddetto delle radici?
L’interrogativo, apparentemente surreale, non è peregrino. Affonda nella (relativa) notte dei tempi pre-Mafia Capitale, ma non molla i protagonisti dell’oggi. C’è infatti l’assessore all’Ambiente della Giunta Raggi Pinuccia Montanari che, nelle ore successive al fattaccio del taxi colpito, rivolgeva lo sguardo (e l’accusa) all’indietro: “In attesa della perizia, l’albero sembra caduto a causa dell’assenza delle radici, tagliate durante i lavori fatti all’epoca di Alemanno… in tre mesi abbiamo valutato 15. 400 alberi in tutti i municipi e il 3 per cento di questi è da abbattere, ma purtroppo sono dieci anni che non vengono effettuati monitoraggi e potature. Noi abbiamo iniziato a farlo, ma gli alberi a Roma sono 330 mila…”. Ma mentre ci si interroga sul censimento arbusti (o “mappatura”), dal Pd la consigliera Giulia Tempesta scrive il post della controaccusa: “Ecco che cosa succede quando non si fa la manutenzione del verde a Roma” (intanto, sempre in area dem, Athos De Luca, a proposito del volo d’albero lungo la linea ferroviaria Roma-Lido, parla di “inadeguatezza di questa giunta e di questa sindaca”). Per Fratelli d’Italia, invece, sono tutti colpevoli (Pd e M5s “due facce della stessa medaglia”, dice dal Primo Municipio Luca D’Aubert). Non è finita: l’ex assessore Estella Marino introduce l’argomento sconosciuto ai più: gli alberi cadono perché bisognava “sostituirli”, a “fine ciclo” cadono e alcuni “non avvisano” (sono verdi fino alla fine). E anche se di potature il cittadino non capisce nulla, il déjà-vu del rimpiattino sulle competenze prende piede sullo sfondo, e la storia improvvisamente, da capitolina che era, si fa quasi quasi universale .