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La democrazia secondo Di Maio

Camera circondata, caso Boschi. I silenzi sull’istinto anti democratico del M5s

Mentre gran parte dei media giudica quasi come un atto “eversivo” una mozione parlamentare che riguarda il governatore della Banca d’Italia e un’altra parte giudica autoritaria o parafascista l’approvazione con la fiducia da parte di una nuova (e necessaria) legge elettorale che ha il consenso di due terzi del Parlamento (maggioranza e opposizione), tutti i mezzi di comunicazione trattano le sovversive dichiarazioni di un vicepresidente della Camera come normale dialettica politica. Dopo aver detto che Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sono due “aguzzini dei risparmiatori”, Luigi Di Maio ha ricevuto la replica della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio a un confronto pubblico in televisione per fare chiarezza sulla “questione bancaria”. La risposta del candidato premier del M5s è stata: “Accetto il confronto con la Boschi, ma vorrei farlo all’americana in una piazza davanti ai risparmiatori di Banca Etruria”.

 

Dietro questo atteggiamento da bulletto di periferia del tipo “ti aspetto fuori”, l’idea di confronto che emerge non è il dialogo (o la contrapposizione) ma la gogna pubblica o la lapidazione a furor di popolo dell’interlocutore. Questo atteggiamento di costante richiamo alla piazza non è un semplice espediente retorico o di propaganda politica, ma l’idea malata e anti rappresentativa di democrazia che il M5s porta avanti e che tanti fanno finta di non vedere. Qualcosa di più grave della polemica con la Boschi accade nell’indifferenza più totale. Di Maio ha convocato per oggi una manifestazione popolare per “circondare il Senato” al fine di impedire l’approvazione della legge elettorale. E qualora il Rosatellum dovesse essere votato “chiederemo davanti al Quirinale che il presidente non firmi”. Non si è mai visto un vicepresidente della Camera che ritiene sia normale dialettica politica circondare il Parlamento e il Quirinale. E ciò che ancora di più preoccupa è l’indifferenza rispetto alla minaccia eversiva alle istituzioni democratiche. Quando qualcosa di analogo accadde nel 1993, con l’accerchiamento della Camera da parte di deputati del Msi (“Arrendetevi, siete circondati!”, ricorda qualcosa?) la risposta fu una ferma condanna. La procura di Roma inviò ai deputati missini avvisi di garanzia per turbativa dell’attività degli organi costituzionali (da 1 a 5 anni di carcere). Ma quelli erano fascisti. Oggi senza la fiamma, con la riga di lato e una bella cravatta è tutta democrazia diretta.

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