Marta Fana

Marta Fana, nuova stella da talk-show nel ruolo "antagonista seriale"

Marianna Rizzini

Così la trentaduenne, ricercatrice a Sciences Po, è diventata stella mediatica all’incrocio ideologico tra Diego Fusaro e Loretta Napoleoni

Roma. Il passaggio dalla classe in sé alla classe per sé, la riorganizzazione e la presa di coscienza, e la lotta simil-operaista che non è mai morta: è nata una stella mediatica all’incrocio ideologico tra Karl Marx, Occupy Wall Street, Diego Fusaro (giovane filosofo in lotta contro il capitalismo “usurocratico”) e Loretta Napoleoni (economista molto corteggiata dal grillismo prima maniera), questi ultimi due anche antesignani del modello di affermazione televisiva sintetizzabile con la formula “ospite seriale di talk show”. E la stella, ora anche autrice del saggio Non è lavoro, è sfruttamento (ed. Laterza), risponde al nome di Marta Fana, trentaduenne ricercatrice a Sciences Po (Parigi), anche nota al pubblico specializzato per aver scritto una lettera aperta al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in occasione della gaffe poi corretta da Poletti sui giovani che andando all’estero “si tolgono dai piedi”, nonché per uno scontro televisivo con Oscar Farinetti, fondatore di Eataly.

 

   

Opinionista e antagonista, antagonista e opinionista, Marta Fana, inizialmente invitata in quota “cervello in fuga”, nel giro di sei mesi si è trasformata nel volto ricorrente da contrapporre al professore liberista, al grande imprenditore e a Nicola Porro, con il quale, durante una puntata di #Cartabianca, si è scontrata sul tema tasse – per Fana naturalmente da aumentare: imposta di successione progressiva per tutti e dappertutto “in nome della giustizia sociale”. E a quel punto Porro trasecolava: “Questa sarebbe la sua soluzione? Mi fa specie che ci siano dei giovani che la pensano così”. E se Fana diceva: più scuole, più ospedali, Porro chiedeva “chi paga?”, e finiva come sempre finisce quando Fana è ospite da qualche parte: cioè con la ricercatrice “ostinata a sinistra”, come si descrive su Twitter, che alza gli occhi al cielo e dice un “vabbè” siciliano in direzione del capitalista di turno. Fana, infatti, che dalla Francia solidarizza con gli sfruttati d’ogni generazione (a volte è persino neoschiavismo, così pare), sempre in Francia è andata a vivere per poter ricercare. E dalla ricerca è emerso il cahier de doléances sui diritti negati e minacciati dal combinato disposto passato e presente delle leggi a suo avviso colpevoli e rovesciabili: pacchetto Treu, decreto Sacconi, decreto Poletti e, dulcis in fundo, Jobs Act. E quando nomina il Jobs Act, Fana sgrana gli occhi neri da Cristina Ricci (attrice un tempo anche piccola icona della Famiglia Addams) e solleva la parola “anticostituzionale” come preludio d’indignazione sul lavoro a chiamata e sulla depenalizzazione del reato di somministrazione illecita di manodopera e sulla proletarizzazione della classe lavoratrice e sul neo-taylorismo e sul rovesciamento dei rapporti di forza che sarebbe necessario all’interno dei processi di produzione. In che secolo siamo? Non nel Duemila, forse nemmeno nel Novecento, anche se Fana, scrivendo a Poletti la suddetta lettera che ha consegnato ai posteri e al web la frase “ministro, le sue scuse mi imbarazzano tanto quanto le sue parole mi disgustano”, nel secolo breve comunque si colloca, anche se in senso morettiano: “… Siamo quelli per cui il Novecento è anche un patrimonio cinematografico invidiabile, che non inseguiva necessariamente i botteghini della distribuzione di massa, e lì imparammo che le parole sono importanti, e lei non parla bene…”. E il Phd in Economics della ricercatrice diventa canovaccio da comizio. Perché Fana non è ancora in politica ma c’è già chi, nei tormentati territori della futuribile “Lista Rossa” bersanian-dalemian-pisapian-postvendoliana, la vorrebbe nel novero dei nomi nuovi da lanciare.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.