Fedeli e Boldrini sceriffi anti-fake news al Liceo Visconti (comicità)
Gli studenti, il guru acchiappa bufale, la campagna di “nuova alfabetizzazione digitale” con decalogo. Il “far web” quotidiano
Roma. Il giorno è come si suol dire il giorno giusto per parlare di pericoli e insidie sul web, ché c’è Angelo Parisi, assessore designato da Giancarlo Cancelleri, candidato a Cinque stelle per il governo della Sicilia, che prende di mira online il dem Ettore Rosato, minacciando su Facebook di “bruciarlo vivo” in caso di bocciatura costituzionale del Rosatellum. Poi si scusa, Parisi, ma il web degli orrori, oltre che delle meraviglie, non smette d’essere tale. E dunque non c’è giorno migliore per il lancio di #bastabufale, campagna di alfabetizzazione digitale e di contrasto alle fake news, a partire dalla scuole ma non solo. “Non fatevi in-Retire”, dice dunque il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli agli studenti del liceo classico Ennio Quirino Visconti di Roma, dopo aver scherzato sulla regola contestatissima che ha per oggetto l’obbligo per i genitori di andare a prendere a scuola i figli quattordicenni anche alle medie, regola di cui il ministro annuncia la rimozione via emendamento. Si parla di web, al Visconti, alla presenza di Fedeli e di Laura Boldrini, presidente della Camera che non fa sconti agli “hater” da quando, quest’estate, ha deciso di denunciare quelli che inondavano i suoi account di insulti contro di lei e contro la sua famiglia (“i leoni da tastiera sono diventati improvvisamente conigli in fuga”).
C’è poi il giornalista “acchiappabufale” Paolo Attivissimo (il nome non è una bufala, dice agli studenti. Tanto più che tra gli studenti c’è già chi, prima dell’inizio del dibattito, racconta storie di incredibile credulità via web in cui non ricadere mai più). Urge decalogo, e il decalogo è pronto, a partire dal comandamento “prima di condividere pensaci un attimo” – che in altre parole suona come “se non hai verificato una cosa, non condividerla”, e giù giù fino all’ultimo punto che ancora non c’è (gli studenti del Visconti lanciano un concorso per il comandamento anti-bufala numero dieci). E anche gli studenti del liceo Manzoni di Milano, in visita, illustrano un progetto di alternanza scuola-lavoro (contestata in piazza pure quella, nella settimana nera del ministro Fedeli) che ha per oggetto la comunicazione responsabile – e pare che nell’Aula magna del Liceo Visconti si possa nominare la legge anche detta “Buona Scuola” senza essere sommersi da insulti sui social e dal vivo (il ministro la nomina, nessuno fischia, e nomina anche gli investimenti fatti per l’agenda digitale, e cita Umberto Eco: bisogna certificare il vero per combattere il falso). E il problema, adesso, non è soltanto di alfabetizzazione ed “educazione civica” digitale delle giovani generazioni: Boldrini, non senza gravitas, parla infatti di un presente fosco anche dal punto di vista “dell’alterazione della democrazia” (le fake news in politica, a monte e a valle del Russiagate e delle campagne antivaccini e degli odiatori a cinque stelle).
Siamo tutti potenziali vittime, ma pure potenziali complici, è il sottotesto: e il ministro e il presidente della Camera non si stancano infatti di sottolineare che chiunque può fare qualcosa, dalle aziende (no pubblicità inconsapevole) ai media (l’acchiappabufale di nome Attivissimo si racconta: i colleghi appena lo vedono fuggono, temendo il suo fact-checking ossessivo) al singolo che deve cercare di essere “soggetto non passivo” del digitale. “Percorso strutturale”, promette la ministra ex sindacalista Fedeli, ché non è “che stiamo facendo tutto questo perché tutti parlano di fake news”, ma perché si deve arrivare all’alba di una “nuova alfabetizzazione” in cui vengano dati “ai ragazzi gli strumenti”. (Altra storia è riportare alla ragione coloro che, non ragazzi, mettono like istintivi a qualsiasi titolo cubitale e con puntini di sospensione – proprio le bestie nere da cui rifuggire sul web, avverte Boldrini nei panni dello sceriffo digitale che per le vie del “far web” è passata in prima persona, mentre Fedeli, da sindacalista, chiede “corresponsabilità” ai genitori che non possono farsi “sindacalisti dei figli”).