Foto LaPresse

Meglio impresentabili che dal notaio

Giuliano Ferrara

L’antigarantismo in stile Bindi è una forzatura alla democrazia. Il Rosatellum rispetta regole del gioco e Costituzione. Invece servirebbe un codicillo: è vietata la candidatura a gente che firma prima un contratto capestro con la Casaleggio

Nel concetto di impresentabili, letteralmente “quelli che non si possono presentare”, c’è un elemento di forzatura quanto all’accesso alle elezioni, al giudizio sovrano del popolo. E’ una forzatura politicamente corretta, allude alla naturale predisposizione a delinquere dei potenti e all’imputazione giudiziaria intesa come sentenza definitiva, il sospetto come anticamera della verità. Su questa linea si muovono in tanti, per demagogia pura, ma si agitano con particolare accanimento gli antigarantisti alla Rosy Bindi e i grillozzi, in sodalizio con la magistratura militante. Questa linea è sostanzialmente passata. E’ la linea della fedina penale immacolata come requisito (interpretato con una certa volatilità quando si tratta dei tuoi, con intransigenza quando si parla degli avversari) per essere giudicati dagli elettori.

 

E’ passata anche una polemica giornalistico-politica contro la legge elettorale che ha come primo firmatario un “uomo da bruciare”, l’onorevole Rosato. Si dice che la tecnica della legge toglie deputati e senatori ai gruppi che non si coalizzano, così riduce la forza parlamentare dei grillozzi, che per loro scelta non si coalizzano, nei collegi uninominali. Ieri qui Rocco Todero argomentava giustamente: quello della legge Rosato è un criterio politico noto, il maggioritario di coalizione, non un requisito degno degli ayatollah iraniani o di Erdogan, che decidono in base a un certo standard politico o ideologico ad hoc chi può correre e chi no. Se sei curdo indipendentista o sei non conforme alla sharia o alle sue interpretazioni pro tempore, non puoi partecipare alle elezioni. Il maggioritario di coalizione, tra l’altro parziale, produce effetti di rappresentanza distorsivi rispetto al proporzionale, ma lo fa assumendosene la responsabilità democratica, senza forzature autoritarie. Se hai la forza di arrivare primo da solo, auguri. Sennò, la strada si fa più difficile. Ma dipende dalla tua scelta e da orientamenti elettorali che possono comunque esserti favorevoli nella tua corsa solitaria, non da regole strozzapartiti.

 

 

Vorrei introdurre un codicillo più o meno autoritario. Non riguarda le idee, tutte legittime in competizione davanti al popolo. Riguarda un fatto. Se tu chiedi ai tuoi candidati di firmare presso notaio un atto che limita la loro autonomia di giudizio e di comportamento, e la subordina agli orientamenti di un blog casaleggiano che è un’associazione privata, tu ledi la sovranità dell’istituzione che si deve eleggere. Anche gli altri partiti sono associazioni private riconosciute dalla Costituzione, che ne imporrebbe una regolamentazione mai avvenuta, eppure nessuna di queste associazioni ha mai fatto ricorso a un notaio per imporre penali e altre costrizioni su chi viene candidato, nel caso si comporti in modo difforme dalle direttive del centro dirigente. In realtà, per essere onesti e rispettosi della parità competitiva e dell’autentico carattere democratico delle elezioni, bisognerebbe imporre, come requisito per partecipare, la totale indipendenza da contratti notarili e altri controlli sulla condotta dei candidati. Per come sono costituiti statutariamente e per come si comportano, i grillozzi dovrebbero essere tassativamente esclusi dalla gara elettorale. Possono avere l’idea che si deve abolire il divieto al vincolo di mandato, ma non possono imporre preventivamente questo fatto anticostituzionale con una lista di candidati vincolati. Il voto di scambio cosiddetto e l’impresentabilità da sospetto di reato sono criteri legali infidi, ma la ammissione di automi senza testa, che eseguono ordini in virtù di un contratto con penale incorporata, imposto loro da un’associazione privata con i caratteri della incontrollabilità e della segretezza, non dovrebbe essere consentita. In un mondo normale e in un paese democratico. Altro che Rosatellum.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.