Giancarlo Cancelleri e Claudio Fava (fotomontaggio Il Foglio)

In Sicilia prove di convergenza tra sinistra e M5s

Valerio Valentini

Il leader della lista "Cento passi" Claudio Fava nega: “I grillini conducono una campagna miserabile”. Ma sia gli uomini più vicini a Cancelleri, sia i parlamentari di Mdp, spiegano che la sintonia è "nelle cose". E può diventare qualcosa di più

È un po' il gioco delle parti canonico: e, trattandosi della Sicilia, sarebbe fin troppo scontato parlare di pupi e marionette. Il diretto interessato che nicchia, e anzi si mostra quasi indignato dall'insistenza delle insinuazioni: “Ancora con queste domande sulle coalizioni post-elettorali? Basta, è sciacallaggio”. E chi gli sta intorno che, specie se a microfoni spenti, conferma che in fondo “la sintonia tra noi della sinistra e i Cinque stelle c'è”, e che “dopo il 5 di novembre potrebbe concretizzarsi in qualcosa di più”.

 

Claudio Fava si avvia al voto di domenica da candidato che sa di non poter vincere, ma ovviamente deve mostrare di crederci: “Se permettete, continuo a combattere per arrivare primo, non per propormi a chi offre di di più”. Legittimo, certo. Così com'è comprensibile che, a ridosso della chiamata alle urne, il leader di “Cento passi per la Sicilia” – la coalizione che sull'isola raccoglie i bersaniani di Mdp, Sinistra italiana e Rifondazione comunista – ribadisca la sua totale autonomia: “L'idea che io e la mia lista siamo solo dei donatori di sangue è davvero inaccettabile”. E inaccettabile, e anzi “vile”, è pure la campagna mediatica imbastita in questi giorni dal Movimento 5 stelle, “fondata quasi solo sulla richiesta miserabile del voto utile. E farlo, come lo fa Cancelleri e compagnia, in una terra già piegata dalle logiche dei voti obbligati, è un atto di rara codardia e di rara volgarità”.

 

In verità una telefonata di chiarimento c'è stata, confidano dall'entourage di Fava. E lui non nega: “Sì, ci siamo sentiti con Cancelleri, dopo un suo post particolarmente sgradevole, e credevo ci fossimo chiariti”. E invece? “E invece i post dei suoi seguaci su questo benedetto voto utile non si fermano. Cancelleri può continuare a pensare che la vita scorra a sua insaputa: che a sua insaputa candidino personaggi stravaganti, che a sua insaputa un assessore in pectore chieda di bruciare vivo Ettore Rosato, che a sua insaputa i militanti del suo Movimento insistano con una campagna sui social davvero indegna. Ma la realtà lo smentisce”. La realtà, ad esempio, in questi cinque anni è stata quella di un M5s che all'interno dell'Assemblea regionale siciliana ha portato avanti un'opposizione assai ambigua e inefficace: “l'opposizione di sua maestà”, la definisce Fava, che precisa: “Non li ho mai sentiti, i grillini, parlare di nulla di concreto che non fossero i vitalizi. Sono dei ragazzi convinti che tutto sia un piccolo luna park, che basta strappare alla piazza un applauso per essere contenti. Li ho anche sfidati a riflettere insieme su alcuni grandi problemi importanti per la Sicilia, senza però ricevere risposta. Di fronte a questa loro inconsistenza politica, perché dovrei fidarmi più di Cancelleri che non di Musumeci?”.

 

Una chiusura radicale, insomma, quella di Fava. Forse perfino troppo. Tanto che il fervore delle sue risposte sembra quasi sospetto. E nemmeno i notabili pentastellati, siciliani e non, danno l'impressione di crederci più di tanto. “E' normale che ora neghi, Fava, ma vedrete che un appoggio arriverà”. Non a caso Cancelleri in queste settimane ha ribadito più volte che “sono più i punti in comune che quelli di contrasto tra noi e la sinistra”. E insomma “sta nelle cose”, dicono, la convergenza tra il M5s e la sinistra, almeno in Sicilia. La previsione appare per certi versi scontata: laddove Cancelleri domenica prossima dovesse trionfare, com'è probabile che accada, non avrebbe comunque la maggioranza dei seggi a Palazzo dei Normanni. E dunque dovrà trovare una stampella: se non un'alleanza vera e propria, quantomeno un appoggio esterno sui singoli provvedimenti. “I nostri faranno senz'altro opposizione, nell'Ars – confessa un deputato di Mdp – ma sono pronti a sostenere alcune misure di cui Cancelleri ha parlato in campagna elettorale”.

 

E sia dalle parti di Sinistra italiana, sia tra i pentastellati, si discute con gusto e con curiosità di una prospettiva “che è un po' un ricorso storico”. La mette per esplicito il senatore grillino Michelle Giarrusso, catanese dall'eloquio esuberante: “E' un po' come nel 2013, dopo le elezioni politiche, ma a parti invertite. Il 6 novembre potremmo essere noi, per la prima volta, a elaborare un programma preciso, e vedere chi ci sta”. Non dà per scontato, Giarrusso, che “a starci” sia per forza Fava. Non esplicitamente, perlomeno. “Non abbiamo pregiudizi: chi condivide il nostro progetto, lo appoggerà volta per volta”. Però riconosce che “sì, è molto più probabile che la convergenza si attui con i deputati della sinistra, che non con gli uomini di Fava”. Ecco, allora, perché la convergenza sta nelle cose.

 

Nelle cose “e anche nella storia”, però. Erasmo Palazzotto, deputato siciliano di Sinistra italiana, che molto si sta spendendo in questa campagna per Fava, ricorda bene dei tanti eventi in cui in passato, da giovane militante della sinistra estrema e da attivista no-global, si è ritrovato fianco a fianco a Cancelleri e ad altri esponenti del M5s siciliano. “Ero coordinatore regionale dei giovani comunisti: e Giancarlo suonava in una band che animava le serate e le iniziative che organizzavamo”. Parla di “un patrimonio culturale comune”, di “ideali e sensibilità simili”, e conclude: “Non facciamo il tifo per il fallimento del M5s, che in questo momento coinciderebbe probabilmente con quello dell'intera Sicilia. Siamo preparati a condurre una opposizione costruttiva, e a dare il nostro sostegno a Giancarlo sui vari provvedimenti”. Se poi tutto ciò sia il preludio a qualcosa di più grande, se davvero – una volta di più – la Sicilia si rivelerà laboratorio di teoremi politici adatti all'Italia intera, è presto per dirlo. Ma lo stesso Palazzotto, tra i più favorevoli ad un'alleanza programmatica tra la sinistra e i pentastellati nell'Ars, si mostra poco possibilista: “Sono scettico sul Movimento a livello nazionale. Sulle questioni dell'immigrazione, sul lavoro, sulle politiche sociali, i Cinque stelle in Parlamento sono molto poco coerenti, a volte sembrano più vicini alla Lega che a noi. E poi...”. E poi? “E poi insomma: non possiamo accettare di stringere alleanze con gente che firma contratti capestro con una srl di Milano e obbedisce ai dettami della Casaleggio”. E però anche in Sicilia, comanda la Casaleggio. E per ora non sembra un ostacolo al dialogo. “La Sicilia è la Sicilia. L'Italia è un'altra cosa”.

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