La comica dei governi Di Maio
Complottismi, incompetenze, incapacità, lotte tra bande, ragione in sonno, città nel panico. Viaggio a zig zag tra i comuni governati dal Movimento 5 stelle per capire, Sicilia o non Sicilia, cosa c’è nel biglietto da visita del candidato premier grillino (un disastro)
Improvvisazioni, avvisi di garanzia, gaffe, piroette, contraddizioni. Al di là di quello che sarà il destino della regione Sicilia (lo scopriremo oggi) il possibile governo Di Maio, quello che potremmo vedere l’anno prossimo dopo le elezioni politiche, è stato già anticipato negli ultimi mesi dalle amministrazioni a Cinque Stelle, che tra inciampi e indagini e sortite assurde di candidati ed eletti (coordinati da Luigi Di Maio, candidato premier ma anche responsabile degli enti locali, ops) si stanno accorgendo quanto sia difficile governare e come sia facile sporcarsi le mani quando si passa dall’opposizione al Palazzo. Il recente caso di Torino, dove il capo di gabinetto di Chiara Appendino, Paolo Giordana, è stato costretto a dimettersi per aver fatto togliere una multa a un amico, è emblematico della differenza che c’è fra intendimenti grillini e loro realizzazione. D’altronde, sono 45 in tutto finora i Comuni conquistati dal partito di Beppe Grillo e un po’ dappertutto si registrano difficoltà nel trasformare il programma grillino in quella vulcanica realtà che viene costantemente spacciata dal Sacro Blog. Intanto, diciamo subito che le amministrazioni grilline potevano anche essere di più, visto che alcuni sindaci dissidenti sono stati cacciati dal Movimento, come in Emilia Romagna Federico Pizzarotti a Parma e Marco Fabbri a Comacchio, provincia di Ferrara.
La vicenda di Pizzarotti è nota, quella di Fabbri senz’altro meno: Fabbri, che alle ultime amministrative ha riconquistato da solo il Comune al primo turno, senza il partito di Grillo, è stato cacciato con un post-scriptum in fondo a un intervento su tutt’altro argomento (contro l’euro). “Amarezza, tanta amarezza per una espulsione arrivata con metodologie squadriste”, ha poi detto il sindaco appena espulso, reo di essersi candidato alle elezioni provinciali. Poi ci sono le espulsioni di Gela (Domenico Messinese), e di Quarto (Rosa Capuozzo). Messinese è stato cacciato per non essersi tagliato lo stipendio e per aver avallato un protocollo di intesa tra Eni, Ministero dello Sviluppo economico e regione Siciliana, un accordo che “il gruppo parlamentare all’Ars del M5S – ha spiegato il partito di Grillo – ha osteggiato con tutte le sue forze non solo perché in aperto contrasto con i sui principi, ma anche perché contrario alle più accreditate politiche di tutela ambientale, energetiche, occupazionali e di economia turistica”. Prima di essere espulso, non sono mancati i popcorn: Messinese ha cacciato tre assessori con l’accusa di tramare contro l’amministrazione. Ma già all’inizio del mandato aveva cominciato con il botto, buttando fuori, dopo un mese, l’assessore all’ambiente Fabrizio Nardo, il primo assessore ufficiale scelto dagli attivisti del M5S. Il sindaco, ex ufficiale dell’esercito per tre anni, lo considerava troppo anarchico. Per tutta risposta, l’organizer (si chiamano così) del M5S Daniele Esposito Paternò commissariò il MeetUp locale e chiese scusa all’assessore cacciato. “Tagliare fuori il dottor Nardo dopo nemmeno un mese dal suo insediamento è stato come aver usufruito della sua illustre immagine per poi metterlo da parte.
Il governo Di Maio è stato già anticipato dalle amministrazioni grilline. Di Maio è anche responsabile degli enti locali. Risultati
Non tutti e 45 i Comuni offrono spunti sull’operato del Movimento, alcuni sindaci sono stati appena eletti nell’ultima tornata amministrativa. Due comuni in particolare di spunti ne offrono fin troppi, e parliamo di Roma e Torino, che qui non trattiamo perché il Foglio se ne occupa già quotidianamente. Anche in Sicilia, comunque, servono i popcorn. Alcamo era una delle tappe più attese del tour dei Cinque Stelle nella campagna elettorale per le regionali appena concluse. E sarà forse un caso ma ad agosto non c’era molta gente ad ascoltare le tre star grilline Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri, tant’è che i giornali locali si sono chiesti se non fosse già finita la luna di miele con la “capitale grillina d’Italia”, visto che il M5s nel 2013 aveva preso il 48 per cento e che Domenico Surdi, avvocato con un dottorato di ricerca in diritto europeo da completare, appena un anno fa è stato eletto con il 74,88 per cento. Non una vittoria secondaria, il centrosinistra ha guidato la città trapanese per oltre vent’anni prima di essere sonoramente sconfitta.
Dalla Sicilia al Lazio passando per l'Emilia Romagna. I guai (politici) delle giunte grilline e l'impossibilità di governare
La capogruppo del M5s Laura Barone durante un’animata discussione in aula se n’è uscita così: “Se noi questa sera abbiamo mantenuto la calma e siamo rimasti per lo più in silenzio è perché vogliamo darvi spazio di parola, cosa che potremmo anche tranquillamente evitare. Vi veniamo incontro perché il gruppo, in più occasioni, ha detto che maggioranza e minoranza devono collaborare. Noi adesso ci sentiamo legittimati, ogni volta che c’è un ordine del giorno, a fare ciò che vogliamo”. In precedenza la consigliera Alessandra Cuscinà aveva usato parole simili: “E’ vero che noi siamo la maggioranza e sinceramente non dobbiamo chiedere permesso a nessuno perché, volendo, possiamo fare tutto quello che vogliamo e potete restare pure a casa, perché tanto c’abbiamo il numero legale (hanno anche 14 consiglieri su 24, ndr). Ma ci piace, appunto, restare dentro a un Consiglio e parlare”. Insomma “a un anno dalla vittoria elettorale – ha notato LiveSicilia – il feeling tra l’Amministrazione e gli alcamesi si è appannato. Di mezzo c’è anche un regolamento comunale che ha messo ordine nel settore dell’approvvigionamento idrico, in cui per anni hanno regnato gli abusivi. Nuove norme che però comportano maggiori incombenze per gli utenti”.
C’è un elemento che balza all’occhio studiando i casi di questi comuni grillini. Il cambio di prospettiva, più garantista, si fa per dire, dei vertici del Movimento, cui abbiamo assistito pubblicamente negli ultimi mesi, è diventato un fatto necessario. Infatti i Cinque Stelle una volta arrivati alla guida dei Comuni si sono ritrovati ricoperti di avvisi di garanzia, come testimoniano le vicende di Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino. La domanda è una: che cosa sarebbe successo se questi sindaci fossero stati del Pd? Il Sacro Blog avrebbe sicuramente fatto l’elenco degli indagati di turno.
“I 5 Stelle”, racconta una ex consigliera, “chiedono ai cittadini di denunciare le irregolarità riscontrate nei Comuni in modo anonimo. Ora abbiamo capito il perché: se ci metti la faccia ti buttano fuori. Qui volevano tre consigliere come tre scimmiette. Il movimento voleva cambiare il sistema, e invece...”
L’abolizione della Tasi e l’aumento della Tari di Assemini sono solo alcune delle trovate grilline. Ad Augusta, Montelabbate e Pietraperzia è stato introdotto il baratto amministrativo, che consente di saldare la “morosità incolpevole” svolgendo lavori socialmente utili. Ma la battaglia amministrativa principale, comune a tutte le amministrazioni grilline, è quella contro Equitalia. Alcuni Comuni hanno scelto la via della riscossione in house, da Civitavecchia a Venaria Reale. Tra i Comuni dove si sperimentano le proposte a Cinque Stelle, come quelle sul reddito di cittadinanza. A Castelfidardo, provincia di Ancona, Roberto Ascani l’ha annunciato ad aprile: 434 euro lordi al mese per chi ha i seguenti requisiti: età compresa fra i 30 e i 65 anni “in situazioni di difficoltà a causa della perdita dell’occupazione”, con residenza continuativa nel Comune da almeno 10 anni. “E’ inoltre necessario essere iscritti al Centro per l’Impiego da almeno un anno, non essere percettori di indennità ed essere in possesso di una certificazione ISEE, calcolata secondo le nuove disposizioni normative, non superiore ad € 25.000”. Ma l’opposizione ha trovato l’inghippo: il cosiddetto reddito di cittadinanza, spiegano dal Pd di Castelfidardo, “si è più propriamente trasformato in un ‘progetto di inclusione lavorativa’ per la durata massima di sei mesi. In astratto ciò sarebbe pure condivisibile: per tutti è più dignitoso guadagnarsi da vivere lavorando invece che aspettare che del denaro venga erogato senza nessun impegno personale. Tuttavia per poter beneficiare della misura il richiedente deve allegare alla domanda la dichiarazione di impegno di una ditta disposta ad impiegarlo in un’attività lavorativa per un massimo di 20 ore settimanali. Detto in soldoni, il disoccupato potrà ottenere il beneficio comunale solo se si trova un lavoro.
I Cinque Stelle una volta arrivati alla guida dei Comuni si sono ritrovati ricoperti di avvisi di garanzia, come testimoniano le vicende Raggi e Appendino. La domanda è una: che cosa sarebbe successo se questi sindaci fossero stati del Pd o di FI? Il Sacro Blog avrebbe sicuramente fatto la sua lista di proscrizione
Ad Augusta, provincia di Siracusa, il sindaco dal 2015, dopo lo scioglimento del Comune per mafia, è Cettina Di Pietro. In appena due anni ad Augusta sono successe parecchie cose. Il comune si è a lungo opposto alla creazione di un hotspot, i centri chiesti dall’Ue per identificare i migranti arrivati nel nostro Paese, poi alla fine ha trovato un accordo con la procura che pare non sarebbe piaciuto ai capi del M5s. In più il M5s si è spaccato e i dissidenti, o “delusi dal M5s”, hanno dato vita a un meetup parallelo, Augusta 2.0. Tra gli animatori anche Giuseppe Schermi, ex vicesindaco e assessore al bilancio della giunta grillina, cacciato dal sindaco nel 2016. Squisitamente locali le motivazioni che hanno portata alla nascita di un altro meetup: “La sufficienza con la quale si è affrontata l’emergenza allagamenti alle prime piogge invernali, la decisione autoritaria di togliere l’autonomia al liceo Megara, e soprattutto l’attacco senza precedenti alla stampa in consiglio comunale”. A questo si aggiungono anche “la tiepida difesa dell’ospedale Muscatello, l’accettazione passiva di una depurazione che esclude l’allaccio al depuratore consortile, lo stallo della riforma portuale, i continui sbarchi di immigrati che mortificano lo sviluppo commerciale, il caos nella gestione degli impianti sportivi. Il meetup si propone il difficile compito di ricucire il violento strappo tra i cittadini e la politica locale a causa della profonda delusione in questa amministrazione”. La Sicilia, insomma, è stata fonte di grossi problemi per il M5s (e chissà cosa capiterà da oggi in poi, una volta definiti i risultati delle regionali). A Bagheria governa Patrizio Cinque dal 2014. Anche lui è indagato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Termini Imerese sulla gestione del servizio dei rifiuti. A Cinque i carabinieri avevano all’inizio notificato la misura cautelare dell’obbligo di firma, poi revocato. Il sindaco grillino è accusato di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, rivelazione e omissione di atti d’ufficio. Risalendo, le cose non vanno meglio, quanto a classe dirigente e dintorni: Roberto Morra è sindaco di Canosa di Puglia da quest’anno, ma ha già fatto in tempo a perdere l’assessore ai lavori pubblici Michele Manfredi e poco prima di essere eletto a trovarsi alle prese con una razzista tra i candidati al consiglio comunale. Antonella Di Nunno, su Facebook, s’era sfogata in modo tutt’altro che sobrio: “Stupidi, incapaci, cafoni, puzzano di negro: seriamente, ma quanto fanno schifo?”, aveva detto a proposito degli africani. “Le negre sono grezze: urlano quando parlano al telefono, cucinano il pesce senza pulirlo”. Naturalmente, la candidata ha dato tutta la colpa al solito hacker ma la frittata ormai era fatta: “La diretta interessata disconosce quanto riportato nei messaggi a lei attribuiti e pertanto si accinge a denunciare alla Procura quanti hanno contribuito alla diffusione di tali contenuti, ledendo l’onore, il decoro e la reputazione della stessa”. Ma le gaffe e l’insipienza esplodono ovunque: a Carbonia il sindaco è Paola Massidda, dal 2016. Appena eletta si è lanciata in una filippica comprendente la lotta all’evasione, il contrasto alla povertà e la pulizia delle spiagge. Peccato che a Carbonia le spiagge non ci sono. Qualcosa di più di una “dimenticanza” invece a Chioggia, dove il sindaco-imprenditore Alessandro Ferro, che governa dal 2016, è finito al centro di un caso di conflitto d’interessi. A gennaio ha affrontato un duro dibattito in consiglio comunale sul suo ruolo: “Pietra dello scandalo – ha raccontato il Fatto Quotidiano – è la società in accomandita semplice Ultima Spiaggia, di cui Ferro è socio. Nel 2014 la società era subentrata nella gestione di una parte di spiaggia in precedenza assegnata a una parrocchia. Il sub ingresso era stato autorizzato dal Comune e lo stabilimento balneare era stato aperto. Un altro concessionario (Chiara srl) aveva però presentato ricorso al Tar, ottenendo l’annullamento dell’assegnazione della concessione a Ultima Spiaggia, perché non era stata seguita la procedura concorsuale. Adesso pende un ricorso al Consiglio di Stato dove è citato anche il Comune, che nel frattempo dovrebbe attuare la revoca della concessione a Ultima Spiaggia. Nel frattempo Ferro è diventato sindaco, il che crea una situazione, almeno potenziale, di conflitto di interessi”. Dopo le polemiche, il sindaco ha detto di voler cedere le quote della società. Problemi anche a Civitavecchia, dove dal 2014 governa Antonio Cozzolino, uno dei sindaci più criticati del M5s. Il comune laziale è sommerso dai debiti, Cozzolino ha dovuto aumentare di parecchio le tasse e fare tagli pesanti. E’ stato costretto anche a dei compromessi: dopo aver fatto una campagna elettorale contro la centrale a carbone dell’Enel, ha mantenuto un atteggiamento più morbido e infine ha trovato un accordo. Sempre alla voce Vette Altissime, poi, c’è l’esternazione della consigliera comunale Rosanna Lau a commento di una donna uccisa a Parma: “Se l’è cercata”, ha detto la consigliera.
A Livorno è successo di tutto. Filippo Nogarin, che governa dal 2014, è stato sotto i riflettori per mesi, finché non sono arrivate Appendino e Raggi a rubargli la scena. Oggi non ha più la maggioranza e nonostante questo il suo modello è considerato “un modello di successo”
A Livorno è successo di tutto. Filippo Nogarin, che governa dal 2014, è stato sotto i riflettori per mesi, finché non sono arrivate Appendino e Raggi a rubargli la scena. La specificità livornese non sta tanto nelle promesse non mantenute, come il trasporto gratis che i livornesi attendono dall’elezione di Nogarin, ma nel rapporto che si è creato fra il meetup e la giunta. Nogarin negli anni ha sostituito le istituzioni con il MeetUp, piuttosto attivo e pure litigioso (dopo il primo anno di governo si sono spaccati ed è nato un MeetUp parallelo, peraltro diffidato dal sindaco), e con una sorta di autogoverno della città. Una volta il sindaco ha spiegato che a dare una mano al comune con la mobilità e il trasporto pubblico c’è un gruppo di volontari – il Pd ha poi chiesto, visto che il M5s è così attento ai curricula, quali requisiti avessero questi volontari e perché non potessero occuparsene gli uffici pagati per farlo – e quando è mancato il personale per sorvegliare un concorso per alcuni autisti dell’Aamps, la società partecipata che si occupa di rifiuti, sono stati chiamati a vigilare, di nuovo, alcuni volontari. Quando, tempo fa, è stato approvato un piano di “riorganizzazione” dei servizi sociali (traduci: tagli) tutto risparmio e botte da orbi a Caritas e Arci (fra le varie riduzioni, è stato dimezzato alla Caritas il contributo per la mensa dei poveri, da 117 mila a 58.500 mila euro, ed è stata ridotta l’erogazione all’Arci da 134.200 mila a 100 mila euro per il centro di accoglienza dei senzatetto), il comune ha deciso di ampliare la rete assistenziale sul territorio, sponsorizzando l’“Emporio solidale Livorno per tutti”. Già, ma di chi è il progetto, presentato durante un’assemblea del MeetUp di Livorno? Di due attivisti del M5s. Per raccogliere idee su Porta a Mare, un’area in fase di ristrutturazione, è stata usata una piattaforma informatica, Airesis, creata dal M5s e utilizzata dai MeetUp. Non sono mancate le espulsioni e le sospensioni. Dai tre consiglieri comunali sospesi dopo uno scontro sulla gestione dell’azienda di rifiuti all’assessore all’ambiente, ex Pd, Giovanni Gordiani, licenziato dopo aver criticato in consiglio comunale alcune scelte dell’amministrazione. C’è poi il solito sistema degli “amici degli amici” criticato dal M5S contro il Pd ma poi messo in praticato dagli stessi grillini. Per dire, all’inizio dell’avventura pentastellata fu scelto Marco Di Gennaro, un ex candidato alle Europee del M5S, per fare l’amministratore delegato di Aamps, perito informatico senza alcuna esperienza in materia di rifiuti e alla guida del Teatro Goldoni è stato indicato Marco Leone, che vanta nel suo curriculum l’amicizia con il sindaco. Nogarin, fra le cose che ha fatto, oltre ad arrivare a questo punto del mandato con una maggioranza in bilico (i consiglieri grillini, con l'uscita di Marchetti e Batin, passando da 17 a 15, hanno perso la maggioranza per riuscire ad approvare qualsiasi misura senza ricorrere ai voti di altri gruppi) è riuscito a bloccare la costruzione del nuovo ospedale e a dare il via libera all’Esselunga, approvando il piano di recupero dell’area.
Sean C. Wheeler è l'americano di Porto Torres, in Sardegna. Qui il Pd ha presentato in consiglio comunale una mozione per proporre un piano per la vaccinazione dei bambini, rendendo obbligatoria la profilassi per chi iscrive i figli all'asilo nido. Mozione bocciata. Il sindaco e il manifesto anti vax
Poteva mancare il complottista nella lunga carrellata di sindaci grillini? Ovviamente no. E’ il caso di Sean C. Wheeler, l’americano di Porto Torres, in Sardegna. Il Pd ha presentato in consiglio comunale una mozione per proporre un piano per la vaccinazione dei bambini, rendendo obbligatoria la profilassi per chi iscrive i figli all’asilo nido. Mozione che è stata bocciata con 10 voti contrari e 3 a favore. “Non sono un medico – ha spiegato il sindaco Wheeler – ed è difficile districarsi tra le tante informazioni sui vaccini, capire quali sono le misure e le azioni utili e lecite. Il campo è in continua evoluzione e non sappiamo che effetto possano avere. Io ad esempio ho incontrato persone che mi hanno detto che il loro figlio è diventato autistico in seguito al vaccino. Sarà stata una coincidenza, ma quando capita un po’ di preoccupazione è legittima”. No, il campo non è “in continua evoluzione”. Come ha già spiegato l’immunologo Roberto Burioni, , e non solo lui diciamo, il collegamento fra vaccini e autismo è una bufala. “Che i vaccini causino autismo – ha detto Burioni – è una menzogna. Pura e semplice. Dimostrata come menzogna da centinaia di studi scientifici, dal fatto che le lesioni cerebrali dimostrate negli autistici indicano una insorgenza prenatale della malattia, dal fatto che i segni dell’autismo sono già apparenti ad un occhio esperto che osserva i filmini dei bambini precedenti alla diagnosi (e alla vaccinazione) e da mille altre inoppugnabili evidenze scientifiche. Dire che i vaccini causano l'autismo è insomma una bugia, particolarmente schifosa perché genera in genitori già sfortunati e sofferenti il senso di colpa derivante dal pensare di avere causato, con la vaccinazione, questa malattia che secondo i bugiardi si sarebbe potuta evitare”. Peccato che le balle vengano diffuse anche da chi ricopre ruoli istituzionali.
Pizzarotti e i migliori che se ne vanno dal Movimento
Diverso il caso, infine, di Pomezia, dove il sindaco è il combattivo Fabio Fucci. Nel M5s viene portato come esempio, per il risanamento del bilancio e per la raccolta differenziata. Dal 2013, la percentuale della raccolta differenziata è esplosa dallo 0 per cento al 60 per cento del penultimo trimestre del 2016. Al suo arrivo Fucci ha trovato trova un debito molto alto, circa tremila euro per cittadino, e per risanare le casse del Comune è partito proprio dai rifiuti. Ha lanciato alcuni bandi di gara per i principali servizi della città e ha risparmiato circa tre milioni di euro l’anno. “Siamo riusciti ad abbassare il costo della nettezza urbana estendendo il servizio porta a porta a tutta la città”, ha spiegato il sindaco, che però adesso viene guardato con sospetto dentro il M5s, dopo aver proposto di rivedere il limite dei due mandati. Proposta respinta a gran voce dai vertici del partito di Grillo. E chissà se Fucci non andrà a far compagnia a Pizzarotti, fra i grandi esclusi del M5s. Alla fine del nostro viaggio a zig zag tra le città governate da Grillo si potrebbero fare molte considerazioni ma forse la migliore sintesi l'ha offerta una settimana fa Beppe Grillo in Sicilia, a Catania, quando ha indicato come modello di governo e di sviluppo delle città italiane una metropoli nigeriana, Lagos: “Lagos – ha detto Grillo – è una delle più grandi città al mondo, la capitale della Nigeria, 5 milioni di abitanti, il centro dell'Africa. E’ considerata una delle capitali dove si vive meglio al mondo. Se guardate le fotografie è pazzesca, sembra Las Vegas: verde, spiagge, palme". Come ha raccontato il Foglio in un video di successo, Lagos non è considerata una delle capitali dove si vive meglio al mondo. Secondo il “Quality of living city rankings” di Mercer, una classifica delle città in base alla qualità di vita, Lagos è al 212° posto su 231 città considerate in tutto il mondo, una delle peggiori 20 (“I suoi cittadini sono costantemente in pericolo a causa delle violenze, dei sequestri e degli omicidi”). Secondo un’altra classifica sulla vivibilità delle città nel mondo, stavolta stilata dall'Economist Intelligence Unit, Lagos si trova al 139° posto su 140 città considerate. Dietro c'è solo Damasco, la capitale della Siria, scivolata all'ultima posizione perché in questi ultimi tempi sta attraversando una guerra civile. Grillo, sostanzialmente, ha ammesso che la sua città modello è una delle città peggio governate al mondo. I governi Di Maio, in questi anni, hanno oggettivamente fatto di tutto per accontentare il capo popolo e non sfigurare di fronte al modello Lagos.