La comica dei governi Di Maio

David Allegranti

Complottismi, incompetenze, incapacità, lotte tra bande, ragione in sonno, città nel panico. Viaggio a zig zag tra i comuni governati dal Movimento 5 stelle per capire, Sicilia o non Sicilia, cosa c’è nel biglietto da visita del candidato premier grillino (un disastro)

Improvvisazioni, avvisi di garanzia, gaffe, piroette, contraddizioni. Al di là di quello che sarà il destino della regione Sicilia (lo scopriremo oggi) il possibile governo Di Maio, quello che potremmo vedere l’anno prossimo dopo le elezioni politiche, è stato già anticipato negli ultimi mesi dalle amministrazioni a Cinque Stelle, che tra inciampi e indagini e sortite assurde di candidati ed eletti (coordinati da Luigi Di Maio, candidato premier ma anche responsabile degli enti locali, ops) si stanno accorgendo quanto sia difficile governare e come sia facile sporcarsi le mani quando si passa dall’opposizione al Palazzo. Il recente caso di Torino, dove il capo di gabinetto di Chiara Appendino, Paolo Giordana, è stato costretto a dimettersi per aver fatto togliere una multa a un amico, è emblematico della differenza che c’è fra intendimenti grillini e loro realizzazione. D’altronde, sono 45 in tutto finora i Comuni conquistati dal partito di Beppe Grillo e un po’ dappertutto si registrano difficoltà nel trasformare il programma grillino in quella vulcanica realtà che viene costantemente spacciata dal Sacro Blog. Intanto, diciamo subito che le amministrazioni grilline potevano anche essere di più, visto che alcuni sindaci dissidenti sono stati cacciati dal Movimento, come in Emilia Romagna Federico Pizzarotti a Parma e Marco Fabbri a Comacchio, provincia di Ferrara.

 

La vicenda di Pizzarotti è nota, quella di Fabbri senz’altro meno: Fabbri, che alle ultime amministrative ha riconquistato da solo il Comune al primo turno, senza il partito di Grillo, è stato cacciato con un post-scriptum in fondo a un intervento su tutt’altro argomento (contro l’euro). “Amarezza, tanta amarezza per una espulsione arrivata con metodologie squadriste”, ha poi detto il sindaco appena espulso, reo di essersi candidato alle elezioni provinciali. Poi ci sono le espulsioni di Gela (Domenico Messinese), e di Quarto (Rosa Capuozzo). Messinese è stato cacciato per non essersi tagliato lo stipendio e per aver avallato un protocollo di intesa tra Eni, Ministero dello Sviluppo economico e regione Siciliana, un accordo che “il gruppo parlamentare all’Ars del M5S – ha spiegato il partito di Grillo – ha osteggiato con tutte le sue forze non solo perché in aperto contrasto con i sui principi, ma anche perché contrario alle più accreditate politiche di tutela ambientale, energetiche, occupazionali e di economia turistica”. Prima di essere espulso, non sono mancati i popcorn: Messinese ha cacciato tre assessori con l’accusa di tramare contro l’amministrazione. Ma già all’inizio del mandato aveva cominciato con il botto, buttando fuori, dopo un mese, l’assessore all’ambiente Fabrizio Nardo, il primo assessore ufficiale scelto dagli attivisti del M5S. Il sindaco, ex ufficiale dell’esercito per tre anni, lo considerava troppo anarchico. Per tutta risposta, l’organizer (si chiamano così) del M5S Daniele Esposito Paternò commissariò il MeetUp locale e chiese scusa all’assessore cacciato. “Tagliare fuori il dottor Nardo dopo nemmeno un mese dal suo insediamento è stato come aver usufruito della sua illustre immagine per poi metterlo da parte.

 

Il governo Di Maio è stato già anticipato dalle amministrazioni grilline. Di Maio è anche responsabile degli enti locali. Risultati

Ancor più grave è stato agire con rapidità senza che questa fosse necessaria e senza concordare con il MeetUp cosa sarebbe stato utile fare, avendo così una linea comune tra sindaco e MeetUp”. E non è finita qui: il MeetUp ha sfiduciato il vicesindaco Simone Siciliano, “completamente estraneo all’ambiente politico e alle battaglie attivate sul territorio dal meetup di Gela”, contrari ai programmi d’esplorazione e trivellazione in mare. Siciliano oltretutto ha osato mettere in dubbio il nesso di causalità fra l’inquinamento industriale e le malformazioni genetiche. I grillini hanno anche attaccato la generosità, diciamo così, di Messinese, che appena eletto ha assunto nell’ufficio dello staff del sindaco Rita Scicolone, attivista del M5S locale nonché, hanno detto i militanti, molto arrabbiati “una delle migliori amiche della moglie del sindaco”. Messinese, sempre nella sua generosità, ha anche dato un incarico all’avvocato Lucio Greco, già candidato sindaco del centrodestra, che al ballottaggio si era schierato con lui aiutandolo a vincere (Greco ha replicato annunciando che avrebbe devoluto il compenso in beneficenza). Il caso di Gela la dice lunga anzitutto sulla selezione della classe dirigente da parte del M5s.

  

Non tutti e 45 i Comuni offrono spunti sull’operato del Movimento, alcuni sindaci sono stati appena eletti nell’ultima tornata amministrativa. Due comuni in particolare di spunti ne offrono fin troppi, e parliamo di Roma e Torino, che qui non trattiamo perché il Foglio se ne occupa già quotidianamente. Anche in Sicilia, comunque, servono i popcorn. Alcamo era una delle tappe più attese del tour dei Cinque Stelle nella campagna elettorale per le regionali appena concluse. E sarà forse un caso ma ad agosto non c’era molta gente ad ascoltare le tre star grilline Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri, tant’è che i giornali locali si sono chiesti se non fosse già finita la luna di miele con la “capitale grillina d’Italia”, visto che il M5s nel 2013 aveva preso il 48 per cento e che Domenico Surdi, avvocato con un dottorato di ricerca in diritto europeo da completare, appena un anno fa è stato eletto con il 74,88 per cento. Non una vittoria secondaria, il centrosinistra ha guidato la città trapanese per oltre vent’anni prima di essere sonoramente sconfitta. 

 

Dalla Sicilia al Lazio passando per l'Emilia Romagna. I guai (politici) delle giunte grilline e l'impossibilità di governare

Il primo anno da sindaco non è stato semplice. A partire dalle denunce dell’ex segretario generale del Comune, che ha annullato una delibera con cui lo stipendio di Surdi e degli assessori veniva maggiorato del 5 per cento (colpa di un decreto del ministero dell’Interno, s’è difeso il sindaco) e presentato in procura una serie di esposti sulla gestione dei pozzi privati d’acqua, a suo avviso illegittimamente agevolati da alcuni dirigenti comunali. Surdi ha poi ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Trapani per abuso d’ufficio e falso per un’inchiesta relativa ad autorizzazioni e rinnovi di concessioni di pozzi d’acqua e a giugno l’assessora ai servizi sociali e allo sport Nadia Saverino si è dimessa. “Le ipotesi di reato sarebbero verosimilmente connesse alla situazione che la nostra amministrazione – ha spiegato il sindaco – si è trovata a fronteggiare all’indomani del suo insediamento e che riguarda l’attingimento di acqua da pozzi privati e del trasporto mediante autobotti. Quando ci siamo insediati, le licenze erano scadute e non erano state rinnovate per cui, a seguito della chiusura dei pozzi da parte del Genio Civile di Trapani, la città si trovò in grosse difficoltà, anche a causa delle molte richieste dei cittadini che nel periodo estivo si trasferiscono ad Alcamo Marina e non sono serviti da rete idrica. Per questo abbiamo chiesto la revoca in autotutela del provvedimento di chiusura, per non lasciare gli alcamesi senz’acqua, nell’attesa di poter migliorare il servizio”. Non facile neanche il rapporto fra la giunta alcamese e il mondo dello sport, come si capisce anche dalle dimissioni dell’assessora, a partire dalle scelte di bilancio per le società sportive che hanno fatto discutere: appena cinquecento euro in totale. Non sono mancati poi gli scivoloni e le Vette Altissime da parte dei consiglieri comunali.

 

La capogruppo del M5s Laura Barone durante un’animata discussione in aula se n’è uscita così: “Se noi questa sera abbiamo mantenuto la calma e siamo rimasti per lo più in silenzio è perché vogliamo darvi spazio di parola, cosa che potremmo anche tranquillamente evitare. Vi veniamo incontro perché il gruppo, in più occasioni, ha detto che maggioranza e minoranza devono collaborare. Noi adesso ci sentiamo legittimati, ogni volta che c’è un ordine del giorno, a fare ciò che vogliamo”. In precedenza la consigliera Alessandra Cuscinà aveva usato parole simili: “E’ vero che noi siamo la maggioranza e sinceramente non dobbiamo chiedere permesso a nessuno perché, volendo, possiamo fare tutto quello che vogliamo e potete restare pure a casa, perché tanto c’abbiamo il numero legale (hanno anche 14 consiglieri su 24, ndr). Ma ci piace, appunto, restare dentro a un Consiglio e parlare”. Insomma “a un anno dalla vittoria elettorale – ha notato LiveSicilia – il feeling tra l’Amministrazione e gli alcamesi si è appannato. Di mezzo c’è anche un regolamento comunale che ha messo ordine nel settore dell’approvvigionamento idrico, in cui per anni hanno regnato gli abusivi. Nuove norme che però comportano maggiori incombenze per gli utenti”.

 

C’è un elemento che balza all’occhio studiando i casi di questi comuni grillini. Il cambio di prospettiva, più garantista, si fa per dire, dei vertici del Movimento, cui abbiamo assistito pubblicamente negli ultimi mesi, è diventato un fatto necessario. Infatti i Cinque Stelle una volta arrivati alla guida dei Comuni si sono ritrovati ricoperti di avvisi di garanzia, come testimoniano le vicende di Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino. La domanda è una: che cosa sarebbe successo se questi sindaci fossero stati del Pd? Il Sacro Blog avrebbe sicuramente fatto l’elenco degli indagati di turno. 

 

“I 5 Stelle”, racconta una ex consigliera, “chiedono ai cittadini di denunciare le irregolarità riscontrate nei Comuni in modo anonimo. Ora abbiamo capito il perché: se ci metti la faccia ti buttano fuori. Qui volevano tre consigliere come tre scimmiette. Il movimento voleva cambiare il sistema, e invece...”

Ad Assemini, in Sardegna, Mario Puddu, ingegnere, tifoso del Cagliari d’antan, è stato eletto nel 2013. Il sindaco, che al primo giorno in comune si era presentato in bicicletta con la maglia di Gigi Riva, ha cancellato la Tasi. “Grazie alla Tasi nelle casse comunali entrerebbero ben oltre i 500 mila euro – ha spiegato il sindaco – ma consci del periodo drammatico che stiamo vivendo, non soltanto ad Assemini, in un confronto serrato tra gli uffici finanziari e i vari assessorati, siamo riusciti a fare questo piccolo ‘regalo’ ai nostri concittadini”. Ci sono però state proteste per l’aumento, contestuale, della Tari e tra un regalo e l’altro sono scoppiati i problemi politici (e giudiziari). Tre consigliere comunali si sono presentate in procura per accusare il sindaco di aver affidato la gestione del comune a una sorta di governo ombra estraneo all’amministrazione, al capo del quale ci sarebbe Francesco Murtas, ex legale del comune con un lungo passato nel Pd, poi transitato con il M5S. Sulla base dello Statuto, essendo un ex, Puddu non avrebbe potuto nominarlo né assessore né coinvolgerlo in altro modo. Per questo non ha alcun incarico ufficiale. Dopo l’esposto, tre consigliere sono state espulse, con l’accusa di aver contrastato l’attività politico istituzionale del sindaco, della giunta e del gruppo consiliare pentastellato. Secondo le consigliere espulse Irene Piras, che peraltro era ex capogruppo in Consiglio comunale, Rita Piano e Stefania Frau c’è stata poca trasparenza nell’amministrazione Puddu. “I 5 Stelle chiedono ai cittadini di denunciare le irregolarità riscontrate nei comuni in modo anonimo – ha detto l’ex consigliera grillina Piano – ora abbiamo capito il perché: se ci metti la faccia ti buttano fuori, volevano tre consigliere come tre scimmiette, ovvero non vedo, non parlo e non sento. Ma se credevamo nel Movimento era proprio per cambiare il sistema, non per diventarne parte integrante. Il male lo denunci anche se lo hai in casa tua”. Dopo l’espulsione, la maggioranza si è ridotta a tredici consiglieri contro dodici di opposizione. “Meglio soli che male accompagnati”, ha detto il sindaco.

  

L’abolizione della Tasi e l’aumento della Tari di Assemini sono solo alcune delle trovate grilline. Ad AugustaMontelabbate e Pietraperzia è stato introdotto il baratto amministrativo, che consente di saldare la “morosità incolpevole” svolgendo lavori socialmente utili. Ma la battaglia amministrativa principale, comune a tutte le amministrazioni grilline, è quella contro Equitalia. Alcuni Comuni hanno scelto la via della riscossione in house, da Civitavecchia a Venaria Reale. Tra i Comuni dove si sperimentano le proposte a Cinque Stelle, come quelle sul reddito di cittadinanza. A Castelfidardo, provincia di Ancona, Roberto Ascani l’ha annunciato ad aprile: 434 euro lordi al mese per chi ha i seguenti requisiti: età compresa fra i 30 e i 65 anni “in situazioni di difficoltà a causa della perdita dell’occupazione”, con residenza continuativa nel Comune da almeno 10 anni. “E’ inoltre necessario essere iscritti al Centro per l’Impiego da almeno un anno, non essere percettori di indennità ed essere in possesso di una certificazione ISEE, calcolata secondo le nuove disposizioni normative, non superiore ad € 25.000”. Ma l’opposizione ha trovato l’inghippo: il cosiddetto reddito di cittadinanza, spiegano dal Pd di Castelfidardo, “si è più propriamente trasformato in un ‘progetto di inclusione lavorativa’ per la durata massima di sei mesi. In astratto ciò sarebbe pure condivisibile: per tutti è più dignitoso guadagnarsi da vivere lavorando invece che aspettare che del denaro venga erogato senza nessun impegno personale. Tuttavia per poter beneficiare della misura il richiedente deve allegare alla domanda la dichiarazione di impegno di una ditta disposta ad impiegarlo in un’attività lavorativa per un massimo di 20 ore settimanali. Detto in soldoni, il disoccupato potrà ottenere il beneficio comunale solo se si trova un lavoro. 

 

I Cinque Stelle una volta arrivati alla guida  dei Comuni si sono ritrovati ricoperti di avvisi di garanzia, come testimoniano le vicende Raggi e Appendino. La domanda è una: che cosa sarebbe successo se questi sindaci fossero stati del Pd o di FI? Il Sacro Blog avrebbe sicuramente fatto la sua lista di proscrizione

La perplessità allora è questa: se il disoccupato in questione è in grado di trovarsi un lavoro part-time per conto suo e dunque se questo lavoro esiste e qualcuno è disposto ad ‘assumere’ chi è momentaneamente in difficoltà, che bisogno c’è che il Comune si metta in mezzo ed eroghi una somma, peraltro inferiore a quella che per le stesse ore il dipendente riceverebbe direttamente dal datore di lavoro? Ma allora così non si distolgono risorse che potrebbero essere destinate ad altre attività di competenza dell’Ente? Non ha più senso che una simile misura venga demandata ad Istituzioni superiori con maggiori disponibilità economiche?”. Non mancano le iniziative pittoresche, come accaduto a Cattolica, Comune in mano a Mariano Gennari dal 2016. L’amministrazione aveva fatto stampare la scritta “Comune 5 stelle” sulla carta intestata facendo infuriare il Pd. “Avendo fatto il sindaco – ha detto Paolo Calvano, segretario regionale del Pdl – so bene che si amministra rappresentando tutti. Chi ti ha votato e chi no. Non si dovrebbero mettere bandiere, né sottotitoli di partito sulla carta intestata, ma fare il bene di tutta la comunità”. Il giorno dopo sono arrivate le spiegazioni da parte del Comune. L’errore, in “buona fede” naturalmente (un po’ come gli hacker), è stato di un’impiegata, che ha usato la carta intestata sbagliata. Gennari con il senso delle proporzioni non pare essere proprio avvezzo. In un’intervista al Resto del Carlino aveva dichiarato di aver lasciato “un lavoro da quasi 10mila euro al mese per dedicarmi a questo impegno”, cioè quello di sindaco. Peccato che, ha osservato Buongiorno Rimini, la dichiarazione dei redditi del 2015 parli di soli 32 mila euro lordi l’anno. Anche nel caso di Cattolica come in altre comuni a cinque stelle, la distanza fra i sogni e la realtà è notevole. “A ben vedere nessuna enorme discontinuità con il passato è stata messa in atto nei primi mesi di giunta Gennari. Un’eredità della giunta precedente era il conflitto con i revisori dei conti. Il consiglio comunale a maggioranza grillina ha approvato 110 mila euro di debiti fuori bilancio, nonostante il parere negativo dei revisori dei conti. Della continuità con il passato fa parte anche il mantenimento nei ruoli apicali di dirigenti che avevano avuto un ruolo preponderante nel recente passato”.

   

Ad Augusta, provincia di Siracusa, il sindaco dal 2015, dopo lo scioglimento del Comune per mafia, è Cettina Di Pietro. In appena due anni ad Augusta sono successe parecchie cose. Il comune si è a lungo opposto alla creazione di un hotspot, i centri chiesti dall’Ue per identificare i migranti arrivati nel nostro Paese, poi alla fine ha trovato un accordo con la procura che pare non sarebbe piaciuto ai capi del M5s. In più il M5s si è spaccato e i dissidenti, o “delusi dal M5s”, hanno dato vita a un meetup parallelo, Augusta 2.0. Tra gli animatori anche Giuseppe Schermi, ex vicesindaco e assessore al bilancio della giunta grillina, cacciato dal sindaco nel 2016. Squisitamente locali le motivazioni che hanno portata alla nascita di un altro meetup: “La sufficienza con la quale si è affrontata l’emergenza allagamenti alle prime piogge invernali, la decisione autoritaria di togliere l’autonomia al liceo Megara, e soprattutto l’attacco senza precedenti alla stampa in consiglio comunale”. A questo si aggiungono anche “la tiepida difesa dell’ospedale Muscatello, l’accettazione passiva di una depurazione che esclude l’allaccio al depuratore consortile, lo stallo della riforma portuale, i continui sbarchi di immigrati che mortificano lo sviluppo commerciale, il caos nella gestione degli impianti sportivi. Il meetup si propone il difficile compito di ricucire il violento strappo tra i cittadini e la politica locale a causa della profonda delusione in questa amministrazione”. La Sicilia, insomma, è stata fonte di grossi problemi per il M5s (e chissà cosa capiterà da oggi in poi, una volta definiti i risultati delle regionali). A Bagheria governa Patrizio Cinque dal 2014. Anche lui è indagato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Termini Imerese sulla gestione del servizio dei rifiuti. A Cinque i carabinieri avevano all’inizio notificato la misura cautelare dell’obbligo di firma, poi revocato. Il sindaco grillino è accusato di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, rivelazione e omissione di atti d’ufficio. Risalendo, le cose non vanno meglio, quanto a classe dirigente e dintorni: Roberto Morra è sindaco di Canosa di Puglia da quest’anno, ma ha già fatto in tempo a perdere l’assessore ai lavori pubblici Michele Manfredi e poco prima di essere eletto a trovarsi alle prese con una razzista tra i candidati al consiglio comunale. Antonella Di Nunno, su Facebook, s’era sfogata in modo tutt’altro che sobrio: “Stupidi, incapaci, cafoni, puzzano di negro: seriamente, ma quanto fanno schifo?”, aveva detto a proposito degli africani. “Le negre sono grezze: urlano quando parlano al telefono, cucinano il pesce senza pulirlo”. Naturalmente, la candidata ha dato tutta la colpa al solito hacker ma la frittata ormai era fatta: “La diretta interessata disconosce quanto riportato nei messaggi a lei attribuiti e pertanto si accinge a denunciare alla Procura quanti hanno contribuito alla diffusione di tali contenuti, ledendo l’onore, il decoro e la reputazione della stessa”. Ma le gaffe e l’insipienza esplodono ovunque: a Carbonia il sindaco è Paola Massidda, dal 2016. Appena eletta si è lanciata in una filippica comprendente la lotta all’evasione, il contrasto alla povertà e la pulizia delle spiagge. Peccato che a Carbonia le spiagge non ci sono. Qualcosa di più di una “dimenticanza” invece a Chioggia, dove il sindaco-imprenditore Alessandro Ferro, che governa dal 2016, è finito al centro di un caso di conflitto d’interessi. A gennaio ha affrontato un duro dibattito in consiglio comunale sul suo ruolo: “Pietra dello scandalo – ha raccontato il Fatto Quotidiano – è la società in accomandita semplice Ultima Spiaggia, di cui Ferro è socio. Nel 2014 la società era subentrata nella gestione di una parte di spiaggia in precedenza assegnata a una parrocchia. Il sub ingresso era stato autorizzato dal Comune e lo stabilimento balneare era stato aperto. Un altro concessionario (Chiara srl) aveva però presentato ricorso al Tar, ottenendo l’annullamento dell’assegnazione della concessione a Ultima Spiaggia, perché non era stata seguita la procedura concorsuale. Adesso pende un ricorso al Consiglio di Stato dove è citato anche il Comune, che nel frattempo dovrebbe attuare la revoca della concessione a Ultima Spiaggia. Nel frattempo Ferro è diventato sindaco, il che crea una situazione, almeno potenziale, di conflitto di interessi”. Dopo le polemiche, il sindaco ha detto di voler cedere le quote della società. Problemi anche a Civitavecchia, dove dal 2014 governa Antonio Cozzolino, uno dei sindaci più criticati del M5s. Il comune laziale è sommerso dai debiti, Cozzolino ha dovuto aumentare di parecchio le tasse e fare tagli pesanti. E’ stato costretto anche a dei compromessi: dopo aver fatto una campagna elettorale contro la centrale a carbone dell’Enel, ha mantenuto un atteggiamento più morbido e infine ha trovato un accordo. Sempre alla voce Vette Altissime, poi, c’è l’esternazione della consigliera comunale Rosanna Lau a commento di una donna uccisa a Parma: “Se l’è cercata”, ha detto la consigliera. 

 

A Livorno è successo di tutto. Filippo Nogarin, che governa dal 2014, è stato sotto i riflettori per mesi, finché non sono arrivate Appendino e Raggi a rubargli la scena. Oggi non ha più la maggioranza e nonostante questo il suo modello è considerato “un modello di successo”

La coerenza, si vede bene, non è una virtù per i Cinque Stelle. E sulla competenza non ne parliamo. Ne sanno qualcosa a Favara, in Sicilia, dove come revisore della società di gestione dell’acqua, Voltano Spa, è stato scelto il marito dell’assessora al Bilancio, che peraltro è anche revisore del Comune di Porto Empedocle (e entrambi i Comuni sono soci della società). La coerenza è davvero difficile da mantenere, spesso ti costringe a scelte difficili. Gabriele Bonci, sindaco di Fossombrone, a giugno è finito sulla graticola con l’accusa di essere un “professionista della politica” (reato gravissimo per il M5s). Le opposizioni hanno infatti cercato di capire se Bonci abbia ancora un lavoro oppure no. In un accesissimo consiglio comunale, il sindaco ha spiegato di aver “concordato con l’azienda in seno alla quale lavorava (un istituto di credito, ndr), per motivi economici ed amministrativi, un’interruzione temporanea del rapporto di lavoro”. Il capogruppo della minoranza, Gianluca Saccomandi, ha però strabuzzato gli occhi spiegando che  “non mi risultano istituti giuridici denominati ‘interruzione temporanea del rapporto di lavoro’ tantomeno a seguito dello svolgimento di un mandato elettorale”. Anche perché la cessazione di un rapporto di lavoro può avvenire “per licenziamento, per dimissioni, per recesso del lavoratore per giusta causa, per collocamento a riposo ed altre situazioni. Per gravi motivi personali e familiari, ovvero per lo svolgimento di cariche elettive è prevista l’aspettativa”.

  

A Livorno è successo di tutto. Filippo Nogarin, che governa dal 2014, è stato sotto i riflettori per mesi, finché non sono arrivate Appendino e Raggi a rubargli la scena. La specificità livornese non sta tanto nelle promesse non mantenute, come il trasporto gratis che i livornesi attendono dall’elezione di Nogarin, ma nel rapporto che si è creato fra il meetup e la giunta. Nogarin negli anni ha sostituito le istituzioni con il MeetUp, piuttosto attivo e pure litigioso (dopo il primo anno di governo si sono spaccati ed è nato un MeetUp parallelo, peraltro diffidato dal sindaco), e con una sorta di autogoverno della città. Una volta il sindaco ha spiegato che a dare una mano al comune con la mobilità e il trasporto pubblico c’è un gruppo di volontari – il Pd ha poi chiesto, visto che il M5s è così attento ai curricula, quali requisiti avessero questi volontari e perché non potessero occuparsene gli uffici pagati per farlo – e quando è mancato il personale per sorvegliare un concorso per alcuni autisti dell’Aamps, la società partecipata che si occupa di rifiuti, sono stati chiamati a vigilare, di nuovo, alcuni volontari. Quando, tempo fa, è stato approvato un piano di “riorganizzazione” dei servizi sociali (traduci: tagli) tutto risparmio e botte da orbi a Caritas e Arci (fra le varie riduzioni, è stato dimezzato alla Caritas il contributo per la mensa dei poveri, da 117 mila a 58.500 mila euro, ed è stata ridotta l’erogazione all’Arci da 134.200 mila a 100 mila euro per il centro di accoglienza dei senzatetto), il comune ha deciso di ampliare la rete assistenziale sul territorio, sponsorizzando l’“Emporio solidale Livorno per tutti”. Già, ma di chi è il progetto, presentato durante un’assemblea del MeetUp di Livorno? Di due attivisti del M5s. Per raccogliere idee su Porta a Mare, un’area in fase di ristrutturazione, è stata usata una piattaforma informatica, Airesis, creata dal M5s e utilizzata dai MeetUp. Non sono mancate le espulsioni e le sospensioni. Dai tre consiglieri comunali sospesi dopo uno scontro sulla gestione dell’azienda di rifiuti all’assessore all’ambiente, ex Pd, Giovanni Gordiani, licenziato dopo aver criticato in consiglio comunale alcune scelte dell’amministrazione. C’è poi il solito sistema degli “amici degli amici” criticato dal M5S contro il Pd ma poi messo in praticato dagli stessi grillini. Per dire, all’inizio dell’avventura pentastellata fu scelto Marco Di Gennaro, un ex candidato alle Europee del M5S, per fare l’amministratore delegato di Aamps, perito informatico senza alcuna esperienza in materia di rifiuti e alla guida del Teatro Goldoni è stato indicato Marco Leone, che vanta nel suo curriculum l’amicizia con il sindaco. Nogarin, fra le cose che ha fatto, oltre ad arrivare a questo punto del mandato con una maggioranza in bilico (i consiglieri grillini, con l'uscita di Marchetti e Batin, passando da 17 a 15, hanno perso la maggioranza per riuscire ad approvare qualsiasi misura senza ricorrere ai voti di altri gruppi) è riuscito a bloccare la costruzione del nuovo ospedale e a dare il via libera all’Esselunga, approvando il piano di recupero dell’area. 

 

Sean C. Wheeler è l'americano di Porto Torres, in Sardegna. Qui il Pd ha presentato in consiglio comunale una mozione per proporre un piano per la vaccinazione dei bambini, rendendo obbligatoria la profilassi per chi iscrive i figli all'asilo nido. Mozione bocciata. Il sindaco e il manifesto anti vax

Pittoresca anche la vicenda di Noicattaro. A pesare sulla giunta di Raimondo Innamorato, sindaco dal 2016, è stato subito il caso di Vito Santamaria, assessore allo sviluppo territoriale. Santamaria, che aveva già patteggiato una condanna per crollo colposo e nel 2014, quando il suo nome era in ballo per una docenza in una scuola in provincia di Bergamo, ha omesso questo dettaglio quando ha compilato l’autocertificazione propedeutica alla nomina. Santamaria poi è stato trasferito in un’altra scuola, il preside ha scoperto l’inghippo, ha annullato il contratto e denunciato Santamaria. Alla fine l’assessore è stato indagato per falso, ha presentato le dimissioni al sindaco, che però dopo tre settimane ha riportato l’assessore in giunta. A quel punto, però, è stato il M5s a processare il sindaco Innamorato per aver reintegrato un assessore condannato e nuovamente indagato. Si mobilitò persino il Sacro Blog, dicendo che “la scelta autonoma del sindaco di Noicattaro di reintegrare il suo assessore allo sviluppo territoriale è oggetto di procedura”. Il sindaco si è difeso a suon di codicilli. Complicata anche la gestione di Genzano, dove Daniele Lorenzon guida il Comune dal 2016. Alla festa del M5s di Rimini, qualche giorno fa, è riuscito a mettersi contro i dipendenti denunciando una parentopoli locale. “Mi metterò contro tutti i dipendenti, ma in Comune abbiamo scoperto che quello è il cugino o il fratello di quell'altro e quell’altro è il cognato dell’ex assessore. Siamo arrivati noi e abbiamo riorganizzato il personale, qualcuno è scappato: ho sul tavolo 20 richieste di mobilità, mai successo a Genzano”. Immediate, naturalmente, le proteste dei dipendenti. Il sindaco sembra aver qualche problema di gestione del personale, anche quello politico: ad agosto ha perso il vicesindaco Bruno Facciolo, che se n’è andato sbattendo la porta dopo un anno di amministrazione. “Non posso negare di esser stato una figura scomoda, soprattutto negli ultimi mesi, quando a mio avviso sono maturate delle scelte completamente sbagliate che non ho condiviso e che ho cercato, supportato dalla maggioranza dei consiglieri, di ostacolare in ogni modo e che molto probabilmente hanno già segnato in maniera decisiva il fallimento di questo mandato elettorale”. Adieu.

  

Poteva mancare il complottista nella lunga carrellata di sindaci grillini? Ovviamente no. E’ il caso di Sean C. Wheeler, l’americano di Porto Torres, in Sardegna. Il Pd ha presentato in consiglio comunale una mozione per proporre un piano per la vaccinazione dei bambini, rendendo obbligatoria la profilassi per chi iscrive i figli all’asilo nido. Mozione che è stata bocciata con 10 voti contrari e 3 a favore. “Non sono un medico – ha spiegato il sindaco Wheeler – ed è difficile districarsi tra le tante informazioni sui vaccini, capire quali sono le misure e le azioni utili e lecite. Il campo è in continua evoluzione e non sappiamo che effetto possano avere. Io ad esempio ho incontrato persone che mi hanno detto che il loro figlio è diventato autistico in seguito al vaccino. Sarà stata una coincidenza, ma quando capita un po’ di preoccupazione è legittima”. No, il campo non è “in continua evoluzione”. Come ha già spiegato l’immunologo Roberto Burioni, , e non solo lui diciamo, il collegamento fra vaccini e autismo è una bufala. “Che i vaccini causino autismo – ha detto Burioni – è una menzogna. Pura e semplice. Dimostrata come menzogna da centinaia di studi scientifici, dal fatto che le lesioni cerebrali dimostrate negli autistici indicano una insorgenza prenatale della malattia, dal fatto che i segni dell’autismo sono già apparenti ad un occhio esperto che osserva i filmini dei bambini precedenti alla diagnosi (e alla vaccinazione) e da mille altre inoppugnabili evidenze scientifiche. Dire che i vaccini causano l'autismo è insomma una bugia, particolarmente schifosa perché genera in genitori già sfortunati e sofferenti il senso di colpa derivante dal pensare di avere causato, con la vaccinazione, questa malattia che secondo i bugiardi si sarebbe potuta evitare”. Peccato che le balle vengano diffuse anche da chi ricopre ruoli istituzionali.

 

Pizzarotti e i migliori che se ne vanno dal Movimento

Diverso il caso, infine, di Pomezia, dove il sindaco è il combattivo Fabio Fucci. Nel M5s viene portato come esempio, per il risanamento del bilancio e per la raccolta differenziata. Dal 2013, la percentuale della raccolta differenziata è esplosa dallo 0 per cento al 60 per cento del penultimo trimestre del 2016. Al suo arrivo Fucci ha trovato trova un debito molto alto, circa tremila euro per cittadino, e per risanare le casse del Comune è partito proprio dai rifiuti. Ha lanciato alcuni bandi di gara per i principali servizi della città e ha risparmiato circa tre milioni di euro l’anno. “Siamo riusciti ad abbassare il costo della nettezza urbana estendendo il servizio porta a porta a tutta la città”, ha spiegato il sindaco, che però adesso viene guardato con sospetto dentro il M5s, dopo aver proposto di rivedere il limite dei due mandati. Proposta respinta a gran voce dai vertici del partito di Grillo. E chissà se Fucci non andrà a far compagnia a Pizzarotti, fra i grandi esclusi del M5s. Alla fine del nostro viaggio a zig zag tra le città governate da Grillo si potrebbero fare molte considerazioni ma forse la migliore sintesi l'ha offerta una settimana fa Beppe Grillo in Sicilia, a Catania, quando ha indicato come modello di governo e di sviluppo delle città italiane una metropoli nigeriana, Lagos: “Lagos – ha detto Grillo – è una delle più grandi città al mondo, la capitale della Nigeria, 5 milioni di abitanti, il centro dell'Africa. E’ considerata una delle capitali dove si vive meglio al mondo. Se guardate le fotografie è pazzesca, sembra Las Vegas: verde, spiagge, palme". Come ha raccontato il Foglio in un video di successo, Lagos non è considerata una delle capitali dove si vive meglio al mondo. Secondo il “Quality of living city rankings” di Mercer, una classifica delle città in base alla qualità di vita, Lagos è al 212° posto su 231 città considerate in tutto il mondo, una delle peggiori 20 (“I suoi cittadini sono costantemente in pericolo a causa delle violenze, dei sequestri e degli omicidi”). Secondo un’altra classifica sulla vivibilità delle città nel mondo, stavolta stilata dall'Economist Intelligence Unit, Lagos si trova al 139° posto su 140 città considerate. Dietro c'è solo Damasco, la capitale della Siria, scivolata all'ultima posizione perché in questi ultimi tempi sta attraversando una guerra civile. Grillo, sostanzialmente, ha ammesso che la sua città modello è una delle città peggio governate al mondo. I governi Di Maio, in questi anni, hanno oggettivamente fatto di tutto per accontentare il capo popolo e non sfigurare di fronte al modello Lagos.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.