Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (foto LaPresse)

Abrogare i vaccini!

Valerio Valentini

La promessa di M5s: “Referendum contro il decreto Lorenzin”. Le ambiguità grilline messe a nudo

Roma. Ingenui noi, a credere che per mettere a nudo le ambiguità del Movimento 5 stelle sui vaccini bisognasse incalzarli stando dalla parte del buon senso. A saperlo, che bastava farli interrogare dagli antivaccinisti, avremmo risparmiato fiato e inchiostro. E’ successo a L’Aquila, il 29 ottobre scorso: è lì che si è svolta la seconda Giornata nazionale per la libertà di scelta. Organizzata, cioè, dai genitori contrari all’obbligo vaccinale.

 

L’idea di qualche notabile grillino, evidentemente, era quella di andare a raccattare applausi, e possibilmente anche voti. Mostrarsi i paladini degli irriducibili incompresi, e garantirsi il loro consenso. Solo che poi, come spesso capita, finisce che a voler titillare gli istinti più irrazionali, a istigare gli umori più strampalati, se ne rimane travolti. E così l’invito all’evento aquilano, cui hanno partecipato genitori provenienti un po’ da tutt’Italia, si è rivelato una sorta d’imboscata. Specie per i due esponenti di M5s che vi hanno preso parte: Enza Blundo e Gianluca Ranieri. Abruzzesi entrambi: senatrice aquilana la prima, consigliere regionale di Avezzano l’altro.


 

Un referendum sui vaccini: la proposta del M5s per acchiappare i voti novax
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È stato proprio Ranieri – membro della “Commissione interistituzionale Sanità”: cioè, pare di capire, di un équipe di cervelli pentastellati esperti in materia – a cercare di chiarire la “posizione ufficiale di M5s”. E lo ha fatto esordendo con un parallelismo storico alquanto bislacco: “Nel 1821, papa Pio IX vietò la vaccinazione come strumento del demonio, in quanto inventato da quel giacobino di Pasteur. E allora i medici papalini, degli eroi, facevano le punture di notte, pur di immunizzare i piccoli”. Excursus notevole: non fosse però che, detto di fronte a una platea di antivaccinisti, è stato un po’ come dare degli oscurantisti alle centinaia di persone presenti. Le quali, giustamente, a quel punto hanno cominciato a mugugnare non poco, e a pretendere che i portavoce pentastellati parlassero in modo chiaro: “Non è che li abbiamo attaccati – spiegano ora al Foglio – E’ che in questo momento storico non c’è spazio per la doppiezza: o dentro o fuori”.

 

Fiutata l’aria, l’indomito Ranieri ha provato a buttarla sul ridanciano: “I vaccini sono un trattamento sanitario obbligatorio? Perché non lo si è fatto piuttosto alla Lorenzin, un bel Tso?”. E non ricevendo, neanche così, grande apprezzamento, ha scandito: “Il M5s è a favore della libertà di scelta”. “Ma è a favore della massima copertura vaccinale”, ribattevano dal pubblico. “Sì”, si stringeva nelle spalle Ranieri, come pensando che le due cose, alle orecchie di chi lo ascoltava, suonassero compatibili. E invece no, compatibili non lo erano affatto. Piuttosto, qualcuno dalla platea gridava indignato, chiedeva conto della vaghezza di Luigi Di Maio: “Perché lui non si espone sull’argomento? Qual è la sua posizione?”. Quella di tutto il Movimento, replicava Ranieri. E cioè? “Se andremo al governo cambieremo il decreto”. “E sennò?”, incalzavano, implacabili, gli spettatori. “E sennò, se staremo all’opposizione, promuoveremo un referendum per abolire la legge Lorenzin”.

 

Nel frattempo, con la giacca ancora indosso, guadagnava il proscenio la senatrice Blundo: cinquantatré anni, ex insegnante, ha provato subito a specificare che vietare l’ingresso a scuola ai bimbi non vaccinati è inaccettabile. “L’obbligo vaccinale è una violenza”, rilanciava allora Ranieri. “Per questo siamo contrari”, precisava la senatrice. Ma dal pubblico, refrattarie a ogni lusinga, alcune mamme facevano notare che anche nella proposta di legge di M5s, a firma di Paola Taverna, veniva mantenuto l’obbligo per i quattro vaccini contro difterite, tetano, polio ed epatite B. La soluzione, avrà pensato a quel punto il duo grillino, era buttarla in caciara. E dunque, strappando di mano il microfono alla senatrice, Ranieri sogghignava: “Ma scusate, anche quando c’era l’obbligo dei quattro vaccini, quando mai siete stati davvero costretti a praticarli? Le sanzioni non venivano mai emesse”. Dunque suvvia, perché tanta acrimonia! E però niente, dal pubblico insistevano con domande sempre più agguerrite, esigevano risposte sempre più dettagliate. “Ma perché hanno accettato il confronto? Davvero non sapevano quanto la posizione di M5s fosse contestata, all’interno della nostra comunità’?”, si chiedevano i genitori antivax. “I vaccini hanno dei pro e dei contro”, balbettava la Blundo, come incespicando nei suoi contorcimenti retorici. E poi: “Bisogna capire se i vaccini immunizzano o non immunizzano. La realtà scientifica e medica non è più così limpida come in passato, ma nel corso del tempo è stata inquinata al pari di tanti aspetti della società”. Ma le giustificazioni sono servite a poco. Gli organizzatori della giornata, dopo decine di risposte elusive, alla fine il ricatto lo hanno espresso in modo chiaro: “Cara senatrice, guardate che questa che avete di fronte è una platea che rappresenta un grosso bacino di voti, che potrebbe farvi molto comodo dopo l’approvazione del Rosatellum”. Senatrice avvisata. Ora resta solo da avvertire anche Di Maio: ché a furia di mostarsi moderato, tra una visita negli Stati Uniti e una colazione di lavoro con uno dei suoi tanti “alter ego” stranieri, rischia di perdere il consenso dei tanti estremisti che negli anni il M5s ha coccolato e illuso.

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