Il vero cambio di verso
Renzi è debole, ma non da oggi. Tutto ebbe inizio con l’editoriale del Corriere sulla massoneria
Da parvenu del giornalismo, e da lettore innamorato del cartaceo, sostengo che un paio di volte all’anno nasce, come d’incanto, con criteri random, l’articolo perfetto, a volte dal titolo perfetto, la combinazione dei due, come in questo caso, è rara. Sabato 16 dicembre 2017 ce ne consegna uno: “Travaglio, La 7 e Corriere. Sotto le ali di Cairo è nato il polo mediatico-populista per menare più forte. Prima vittima, la Boschi”. Autore Maurizio Crippa, testata Il Foglio. Chapeau al direttore che gli ha concesso lo spazio del “fondo orizzontale” molto più impattante per noi lettori, rispetto al classico “fondo verticale” degli altri giornali. Crippa ha commentato, da par suo, il duello televisivo fra Maria Elena Boschi e Marco Travaglio. Mi permetto una chiosa, per me non è stato un duello, ma una macellazione, seppur tipo halal. Preciso, per i non musulmani, la successione degli atti attraverso i quali avviene la macellazione halal, rigorosamente eseguita da islamici, previa pronuncia di formule religiose-propiziatorie: stordimento, iugulazione, depilazione, spiumatura, scuoiamento, eviscerazione, mezzanatura, toelettatura. Tutti compiuti da Travaglio, salvo la toelettatura, completata il giorno dopo sul Corriere della Sera da Massimo Franco.
In verità, nessuno aveva obbligato la “signora Boschi” a offrirsi alla mattanza del “dottor Travaglio” come i due ironicamente si appellavano. Stupefacente, almeno per me, che Matteo Renzi lo abbia permesso, oggi nel dibattito televisivo nessun politico può uscire vivo da un incontro ravvicinato con Travaglio. Il suo archivio, la mostruosa preparazione, il dominio assoluto sia della lingua sia del linguaggio del corpo, il format logico che ha messo a punto, fa di lui il Messi-Messia della tv politica. Comunque, questo incontro ha rappresentato la fotografia dell’ultimo miglio della traiettoria politica del Renzi “premier”, non certo dal punto di vista popolare (saranno le prossime elezioni a deciderlo) ma da quello dell’establishment.
Ricordiamo tutti quel settembre 2014: il Corriere cambia formato e grafica, il primo editoriale riguarda un curioso concetto, lo “stantio odore della massoneria”. E’ di quelli che non si può rifiutare, è firmato da un Ferruccio de Bortoli dimissionario ma ancora in sella per sei mesi. Per me lì inizia il “cambio di verso” della traiettoria di Renzi. Basta sfogliare Repubblica e il Corriere da allora in avanti, non dimenticare il Foglio che mantiene una linea culturale riformista e pure antigrillina. Ma il cambio di verso c’è, eccome, persino il cauto Sergio Marchionne si defila, e l’establishment, seppur con eleganza, si tace, Casa Prodi e Casa Rutelli, quatti quatti si chiudono nei loro giardini.
Si arriva a un nuovo cambio della grafica, questa volta però tocca a Repubblica, alla nomina di un condirettore (si dice voluto dai figli dell’Ingegnere), alla domanda (pre concordata?), di Giovanni Floris a Eugenio Scalfari che rilancia il Cav. per sostenere il Pd, all’intervento a piedi giunti di Carlo De Benedetti proprio sul Corriere di Urbano Cairo, alla lettera di Franco Debenedetti (Foglio) al fratello e a Scalfari ove conferma la sua fiducia nel Pd. Tutti “segnali deboli” che portano a una conclusione che pare incontrovertibile. Renzi è out. Come liberale nature per me non vale, quando arriverà il bollino del popolo, solo allora ne prenderò atto.
E Matteo Renzi? Sembrerebbe un uomo solo, non più al comando. Mio nonno (voleva che lo chiamassi Nonno Stalin) mi ripeteva spesso: “Riccardo cerca di non cadere, ti calpestano”.
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