I grillini spiegati con un albero che muore
Voler uscire dall’euro senza saper gestire un abete. L’albero di Natale della Raggi è il simbolo di come è governata Roma e di come domani potrebbe essere governata l’Italia. Piccolo e allegro manifesto della non competenza
Virginia Raggi ha ragione quando dice che la sua spelacchiata giunta romana non deve pensare al prossimo mandato perché “sarebbe già un grandissimo successo arrivare viva alla fine di questo”. Per mettere a fuoco il senso di verità profondo veicolato dalle parole del sindaco di Roma bisogna però archiviare velocemente il contesto in cui è maturata l’affermazione (lo statuto del 5 stelle non permette di essere candidati per due volte di seguito, ragione per cui Di Maio farà qualsiasi cosa pur di non andare a rivotare a ottobre, che significherebbe ricandidarsi per la terza volta in Parlamento, ooooops) e bisogna concentrarsi esclusivamente su una piccola e meravigliosa storia che ci dice molto del dramma che sta vivendo Roma grazie a un’amministrazione guidata da un sindaco inadeguato arrivato al Campidoglio sul dorso di un partito che ha trasformato la non competenza, il pauperismo, la fuga dal benessere e la decrescita felice in caratteristici cavalli di battaglia. Se Roma fosse una città dotata di anticorpi capaci di salvaguardarla da moralisti maldestri e dannosi farebbe di tutto per ricordare al suo sindaco che la storia dell’albero di Natale, il famoso Spelacchio, arrivato dalla Val di Fiemme e deceduto nel giro di pochi giorni tra le aiuole di piazza Venezia non è la storia di uno sfortunato abete partito ucciso dalla macchina organizzativa romana ma è semplicemente il simbolo di come è governata Roma e di come un domani potrebbe essere governata l’Italia.
Breve riassunto delle puntate precedenti. Da anni, il comune di Roma riceve in dono per Natale, dalla Val di Fiemme, un abete di circa venti metri. Alcune città, come Milano, al Natale ci pensano in anticipo, trasformano l’addobbo e la preparazione dell’albero in un momento di orgoglio cittadino. Quest’anno, per dire, il capoluogo lombardo ha indetto una gara (a marzo) per decidere a quale sponsor affidare la gestione dell’albero di Natale. La gara è stata vinta (ad agosto) da Sky e oggi di fronte al Duomo c’è uno splendido albero che il comune ha pagato la bellezza di zero euro. Anche a Roma è stato fatto un bando di gara, ma invece che farlo a marzo il comune lo ha pubblicato il 13 novembre, inserendo una clausola che avrebbe permesso di non fare alcuna gara nel caso in cui una qualche azienda si fosse presentata con un’offerta inferiore ai 40 mila euro. Il 14 novembre arriva un’offerta di una ditta che si dice pronta a trasportare dalla Val di Fiemme a Roma l’abete al costo di 39.900 euro, che con l’Iva diventeranno 48.677, e per la prima volta da anni l’appalto per l’albero di Natale viene affidato senza gara, con un esborso di denaro pubblico tre volte più alto rispetto al 2016.
L’albero parte in ottimo stato e una volta arrivato a Roma inizia a perdere gli aghi e ad avere un aspetto orribile. Il presidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco, pochi giorni dopo l’arrivo dell’albero dice che “l’abete di piazza Venezia è un’essenza arborea dotata di idonea certificazione ambientale, che i botanici consultati reputano essere di ottima qualità”, e neanche il tempo di dirlo e l’albero muore. Giacomo Boninsegna, capo della magnifica comunità di Fiemme, ha seguito l’iter dell’espianto dell’abete e, contattato dal Foglio, dice che l’albero era in perfetto stato di salute e che a farlo morire sono stati coloro che si sono occupati della gestione dell’abete. “Da qui – aggiunge – sono partiti altri alberi di dodici metri che abbiamo regalato a due comuni in provincia di Mantova”. Uno di questi si chiama Roverbella, 8 mila abitanti. Il sindaco, non avendo gli stessi soldi di Raggi, si è ingegnato e ha trovato un privato che si è accollato il costo del trasporto. L’albero è costato zero euro al comune e si trova in perfette condizioni di salute. “Il 5 stelle non riesce a tenere in vita un abete fino a Natale ma vuole gestire l’uscita dell’Italia dall’euro”, ha detto con ironia ieri su Twitter Ferdinando Giugliano, editorialista di Bloomberg, e l’articolo potrebbe concludersi anche così. Se non fosse che accanto a un tema di gestione della città esiste anche un altro tema di cui i grillini sono portatori non sani: la legittimazione del modello pauperista.
Il no all’albero sfarzoso, il no alle Olimpiadi a Roma, così come il no alla possibilità di ospitare quelle invernali a Torino, sono derivazioni della lotta contro la casta che tradiscono tutte un’operazione suicida: l’incapacità a mettere il benessere al centro dell’agenda politica e la tendenza ad alimentare uno spirito fintamente egualitario che sconfina spesso nella disapprovazione sociale di chiunque abbia successo nella società. “Questo – ha detto l’assessore alla Sostenibilità ambientale di Roma, il giorno in cui l’abete è arrivato a piazza Venezia – è il nostro omaggio per la città: un albero addobbato con eleganza e semplicità, per regalare un’atmosfera unica, nel pieno rispetto della sobrietà”. L’albero di Piazza Venezia, se ci si pensa bene, è esattamente il simbolo dell’omaggio fatto alla Capitale di Italia dalla giunta grillina: un frullato di incompetenza, disorganizzazione, incapacità, inefficienza che quando va bene porta alla morte di un albero, ma quando va male può portare direttamente alla morte di una città.