Elisa Simoni, la zarina di Grasso
Ex Pd cresciuta con D’Alema, pronta alla sfida con Renzi (o con Boschi)
Roma. Le fake news – se ancora si può usare questo termine, indigesto quanto la parola indigesto e i sacchetti biogradabili – volano dappertutto. Da quando è arrivata a Roma a far la deputata, Elisa Simoni detta la “zarina” (copyright Tiziano Renzi) è diventata la “cugina di Renzi”. Una parentela di paese, nel Valdarno, alla lontana visto che erano cugini i nonni e non il segretario del Pd e la parlamentare di LeU.
La (non) cuginanza però fa comodo a tutti. Alle tv che la invitano nei talk, ai giornali che la intervistano con il titolo “parla la cugina di Renzi”, ai fuoriusciti che possono brandirla come arma sul territorio, contro i renziani. Se non proprio contro lo stesso Renzi, visto che la deputata, ex Pd, potrebbe sfidarlo nel collegio uninominale senatoriale Toscana 1. “Però vediamo – dice lei al Foglio – il Senato non mi piace un granché. C’è sempre la Camera...”. Dove potrebbe trovare, come avversaria, Maria Elena Boschi. Alla deputata, dalemiana di stretta osservanza, fumatrice di sigari toscani, la sfida con la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio piacerebbe parecchio. Nel 2012 si candidò alle primarie per la scelta dei candidati parlamentari del Pd e arrivò prima in provincia di Firenze con 10.535 voti, davanti a Dario Nardella, poi diventato sindaco di Firenze, e a Rosa Maria Di Giorgi.
Funzionaria di partito cresciuta alle Frattocchie, madre di due figli, con Renzi ha sempre avuto un rapporto molto franco. Prima del referendum costituzionale del 4 dicembre aveva avvertito il segretario: “Matteo, si prende una batosta. Fatti un giro su un treno pieno di pendolari”. Dal 2006 al 2009 è stata sua assessore all’istruzione nella giunta provinciale a Firenze, in questi anni ha duellato con il renzismo nelle sue varie forme (anche con babbo Tiziano, battendo i suoi candidati, alle regionali o alle comunali) e quando c’è stato un problema a Renzi junior l’ha sempre detto. A Rignano, di recente, ha dato più di un dispiacere facendo vincere il sindaco Daniele Lorenzini, fuoriuscito dal Pd dopo uno scontro con Tiziano. “Ti sarò leale ma non fedele”, disse al suo ex segretario. “Anche perché fedeli sono i cani. Io sono il tuo grillo parlante”. A un certo punto però s’è stufata e ha salutato la curva: “Il Pd è diventato ormai un’altra cosa”, ha detto a luglio in un’intervista all’HuffPost. “Più simile a Forza Italia del ‘94 che al Pd del Lingotto. Nelle politiche mi pare evidente, e non da oggi, il tentativo di inseguire il famoso voto moderato. E’ complicato spiegare ai nostri elettori che il Pd non ha cambiato natura mentre il segretario usa le ricette peggiori della destra declinate attraverso il vocabolario del populismo M5s”.
La storia della “cugina di Renzi” faceva comodo anche ai Cinque stelle, che per anni hanno messo la sua foto con la scritta “parentopoli”. Più volte, quando era nel Pd, aveva chiesto una mano alla comunicazione del partito, ma l’unico a farsi sentire è stato il pratese Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, con cui ha un rapporto stretto da anni. Anche nel suo nuovo schieramento guidato da Pietro Grasso non mancano i problemi: se nel Pd era considerata troppo di sinistra, ora in LeU è ritenuta troppo di destra. Lei punta a superare tutte le diffidenze con la presenza televisiva, che le ha dato molta visibilità. Da quando se n’è andata dal Pd non ha più briglie; prima, invece, il partito la frenava perché preferiva mandare in video altri. Stima molto Pippo Civati, anche se pensa che certe volte abbia sbagliato i tempi delle sue sortite, mentre con Francesco Laforgia, già capogruppo di Mdp alla Camera, i rapporti non sono sereni (lei lo considera un po’ troppo fighetto).