Una svolta anti ribellista di Meloni

David Allegranti

“Mai con i 5 Stelle e il loro reality show. Votare Di Maio è come votare Raggi”. Intervista alla leader di Fratelli d'Italia che critica Salvini sui vaccini e il M5s sul referendum sull’euro e la gestione di Roma: “Sono ridicoli, mi vergogno”

Roma. Nella corsa alle sparate di questa campagna – tra chi come Matteo Salvini vuole abolire i vaccini obbligatori e la legge Fornero – la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dice di volersi tenere lontana dai botti elettorali. Meloni, nel centrodestra tutti vogliono cancellare qualcosa, e lei? “Io preferisco concentrarmi sulle cose nuove e non sull’abolire quelle fatte da chi c’è stato prima di noi. Per esempio vorrei un nuovo assetto costituzionale, presidenziale, per avere uno stato più forte ma anche più snello. E voglio eliminare il trasformismo, istituendo il vincolo di mandato”. E sui vaccini che dice? “Io capisco le perplessità sulle modalità con cui il governo ha portato avanti il provvedimento. All’inizio c’era persino la revoca della patria potestà, che non esiste neanche per chi fa mendicare i propri figli e che invece sarebbe da introdurre. Detto questo, non facciamo confusione: i vaccini sono la più grande scoperta scientifica degli ultimi secoli e non bisogna fare controinformazione. Non scherziamo”. In che cosa si sente diversa da Salvini? “Non mi appassiona il gioco di trovare le differenze tra gli alleati, anche perché già lo stanno facendo gli altri. Il centrodestra è ovviamente composto da partiti tra loro diversi. La storia della destra non è sovrapponibile a quella della Lega Nord, anche se più che rispettabile. Il passaggio successivo che abbiamo fatto a Trieste è di diventare il movimento dei patrioti: vogliamo difendere l’identità, contro il processo d’islamizzazione in corso, le imprese italiane e il lavoro italiano. Questa storia è tutta nostra ed è anche per questo che siamo il partito della coalizione che cresce di più, seppur lentamente”. Salvini dice: aboliamo la Fornero. “Quando si è trattato di affrontare il tema delle pensioni con la coalizione abbiamo chiesto di scrivere che va rivisto tutto il sistema pensionistico, perché se si abolisce la Fornero senza rivedere l’assetto previdenziale dalla legge Amato in poi il costo delle modifiche ricadrebbe sulle giovani generazioni. Va bene abolire la Fornero, purché il sistema sia unico per tutte le generazioni”.

 

La conversazione cade subito su Roma e Meloni s’accende non poco quando spunta il fantasma di Spelacchio. “Mi piange il cuore a vedere Roma, è una città pazzesca e invece guarda com’è ridotta, derisa. I Cinque Stelle sono ridicoli. Virginia Raggi ha fatto un’iniziativa per smontare Spelacchio, tutta contenta, mentre il mondo le rideva dietro. Io mi vergogno per Roma. Questi pensano di stare in un reality show, dove per avere più successo dici una parolaccia o stai mezzo nudo”. Il M5s dice che è stato un grande successo perché tutti ne hanno parlato. “Vabbè, anche del mostro di Firenze se ne parlava, ma non vuol dire che fosse una bella cosa. Guardi, io sono schifata da questo modo di gestire la capitale e dalla superficialità del M5s. Hanno speso 50 mila euro per ammazzare un albero: il boia più costoso della storia d’Italia. Ora speriamo che la Raggi non voglia fare gli addobbi pure per il Carnevale”. Insomma, dice Meloni, “votare Di Maio è votare una Raggi al cubo. L’altro giorno ho messo la foto di un maiale che stava fra i rifiuti della Romanina. Mi hanno accusato di aver diffuso una fake news e quindi ho pubblicato anche il video del maiale che, educatissimo, più di altri, attraversava sulle strisce. Io non faccio fake news perché non voglio una fake politica. I Cinque Stelle invece sono dei fake, come Di Maio che ancora aspetta di andare in Russia con il pedalò”.

 

Quindi niente governo con loro, come invece sarebbe disponibile a fare Salvini? “Per me i Cinque Stelle sono pari alla sinistra di Renzi. Su tutte le questioni centrali, M5s e Pd sono uguali, anche se adesso sull’immigrazione sono diventati tutti meloniani. Tre anni fa dicevo che il governo e la Libia si sarebbero dovuti mettere d’accordo, che sarebbe stato necessario un blocco navale e rimettere mano al trattato di Dublino. Mi ridevano tutti dietro, mi davano della populista. Ora queste le cose le sostengono tutti. Durante la penultima legge di bilancio, io ho presentato un emendamento per equiparare la spesa delle cooperative per l’accoglienza agli immigrato a quella di una pensione sociale per gli italiani. Se lo stato ritiene che un anziano possa campare con 483 euro e l’immigrato con 1.120 c’è qualcosa che non va. Il Pd mi ha detto no ma a farmi la guerra più di altri è stato il M5s: mi hanno detto che un’anziana con la pensione sociale magari ha la seconda o terza casa. Anche sull’Europa non ci sono compatibilità, come dimostra il tentativo dei Cinque Stelle di entrare nell’Alde con Mario Monti. Per questo al centrodestra ho proposto un patto anti-inciucio, che vale tanto per il M5s quanto per il Pd: io il governo con questi non ce lo faccio. Altri, come la Lega, ammiccano, io no. Fratelli d’Italia è l’unico partito dell’arco costituzionale che in questa legislatura non s’è mai seduto a trattare con Renzi. Gli altri, compresi i Cinque Stelle quando c’era da aggiustare la legge elettorale, si sono subito accomodati. I cittadini italiani devono sapere che i voti dati a Fratelli d’Italia non finiranno mai da un’altra parte”.

 

A proposito di governi futuri: Antonio Tajani potrebbe mai essere candidato del centrodestra? “Non è la mia preferenza, la mia idea è trovare una figura che sia la sintesi delle posizioni in campo e da questo punto di vista Tajani non è la persona migliore. Comunque, visto che ci siamo dati come metodo che chi arriva primo indica il presidente del Consiglio – anche sarebbe meglio dire prima chi è il nostro candidato – gli italiani hanno l’occasione di eleggere il primo presidente donna”. Che ne pensa della proposta del Foglio sugli asili gratis? “Dico sì ed è già parte del programma di Fratelli d’Italia e grazie a noi anche del centrodestra. Sono da sempre sensibile al tema e prima di diventare madre ho proposto incentivi alla maternità e alla natalità. E ora lo dico a maggior ragione da madre di una bambina che ne vorrebbe mettere al mondo un’altra. Ma io sono privilegiata e non so come facciano le persone normali. Per questo fra le proposte di Fratelli d’Italia c’è ridurre l’Iva sui prodotti per la prima infanzia; a una famiglia che guadagna mille euro al mese possono costare un terzo dello stipendio”.

 

Insomma, “il primo e più cogente tema da affrontare è economico. Entro il 2050, il 35 per cento della popolazione italiana sarà over 65. Quindi il welfare così com’è non reggerà, perché ci saranno sempre più persone in pensione. Come lo risolviamo? Attenzione, il tema non è che in Italia non si vogliono fare figli, ma che non si possono fare. Per qualcuno la precarietà del lavoro sarà pure un alibi, ma nella stragrande maggioranza no. La precarietà e la flessibilità del mercato del lavoro sono un dramma. C’è uno strumento per dare stabilità alle famiglie. E’ il reddito d’infanzia: assegno familiare di 400 euro al mese per i primi sei anni di vita di ogni minore a carico e fino a 18 anni dal secondo figlio per le famiglie italiane in difficoltà. Questa è una cosa realizzabile, altre proposte che arrivano dai grillini ma anche dal centrodestra no, come il reddito di dignità o quello di cittadinanza. Il M5s propone 800 euro al mese per stare a casa. Questo vuol dire che Di Maio non sa che c’è gente che guadagna 800 euro al mese per lavorare 40 ore la settimana. Significa non conoscere il mercato del lavoro e non aver mai lavorato. Il futuro non è sussidi per tutti, ma più lavoro, perché il lavoro genera dignità. Io preferisco fare proposte realizzabili, magari crescere più lentamente nei consensi ma non rischiare di perdere la mia credibilità su alcune posizioni irrealizzabili”. Un’altra proposta di Fdi riguarda il congedo di maternità. Il programma prevede l’estensione del congedo fino al primo anno del bambino e congedo parentale coperto fino all’80 per cento, sia per i dipendenti pubblici che privati, per i primi sei anni del bambino. “Anche perché non smetti di essere madre dopo il primo anno. Ora, qualcuno dice che la natalità non è un tema che tira in campagna elettorale, ma io non faccio politica su quello che tira ma per quello che serve. I risultati si vedranno fra vent’anni, ma chissenefrega: li raccoglierà chi verrà dopo di me. Io intanto mi comporto da patriota”.

 

E del referendum sull’euro che ne pensa? “Classica pagliacciata del M5s. Non si può fare, non serve niente e i 5 stelle non ci hanno detto neanche come votano. Anche perché la mattina escono dall’euro e la sera ci rientrano. Di Maio dice ‘prima gli italiani’ ma è come i flaconi del vuoto a rendere: lo puoi riempire con qualunque cosa. La Raggi, che non a caso è stata mandata da Di Maio, vuole dare 1000 euro al mese per chi ospita i sedicenti richiedenti asilo; intanto però il clochard italiano può morire. Sono spaventosi, perché non credono in niente, non hanno una visione su nulla. Studiano i big data e inseguono le paure. Noi invece siamo sempre stati coerenti: vogliamo porre il problema di una moneta unica che non funziona e dire chiaramente ce se sarà necessario sosterremo lo scioglimento concordato della zona euro. Anche perché l’euro rischia di crollare comunque, è l’unica moneta non tarata sulla media delle economie europee, rafforza chi è già forte e indebolisce chi è debole. Persino le banche d’affari studiano l’uscita dall’euro, da Nomura a Jp Morgan. Per questo dico: il dibattito è molto ideologico, valutiamo se l’euro sta funzionando oppure no e poi, pragmaticamente, regoliamoci di conseguenza”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.