Alla Camera c'è un cimitero delle leggi. Ecco cosa c'è dentro
Dalle "disposizioni per la valorizzazione e la promozione dell’arte contemporanea", a quelle per "la tutela del benessere degli animali destinati alla macellazione". Ecco le proposte di legge stampate e dimenticate
E’ una specie di cimitero delle leggi, che sono lo specchio di un’Italia che poteva essere, ma che (per fortuna?) non sarà. Stiamo parlando del lunghissimo elenco dei progetti presentati dai deputati della legislatura appena conclusa che, mano a mano, finiscono nell’elenco di quelli “stampati”.
Si va dalla “disciplina del mercato dei materiali gemmologici” alle “disposizioni per la valorizzazione e la promozione dell’arte contemporanea” alla “costruzione di navi cisterna specializzate nel recupero degli idrocarburi sversati in mare” fino alla “stabilizzazione dei reparti del Genio campale” e, addirittura, ad una riforma costituzionale con tutti i crismi, fatta scrivere e nemmeno ritirata. Di cosa si tratta? Dal giorno dell’insediamento (il 15 marzo del 2013) in poi i deputati hanno segnalato agli uffici di Montecitorio tematiche sulle quali desideravano intervenire, circoscrivendo le loro proposte. E’ compito dei giuristi in servizio al Parlamento trasformare quelle idee in commi, suggerire cancellazioni di leggi già esistenti e sostituzioni con altre: ogni nuova legge impatta inevitabilmente sulla regolamentazione già in vigore. Il deputato indica l’obbiettivo, i consiglieri studiano e scrivono letteralmente una proposta di legge sulla carta intestata, ma poi la palla torna agli onorevoli, che devono accettare o meno quella proposta come è stata “confezionata”, decidere di sottoporla al voto dei colleghi in Aula o in commissione. Non sempre i deputati lo fanno; talvolta cambiano idea, si dimenticano, integrano quel testo o lo infilano in un progetto più ampio, o, più semplicemente, non ne hanno il tempo. Questi testi finiscono un limbo e poi, una volta che il Parlamento viene sciolto, gli uffici di Montecitorio “stampano” comunque le proposte preparate, fascicoli che racchiudono cosa poteva essere e non è stato. Accade proprio in questi giorni di metà gennaio, si continuerà da qui al voto.
Nell’ultima settimana sono spuntate più di sessanta proposte e, tra queste, quella sulle pietre pietre preziose (di Andrea Martella, Pd), quella per l’arte (di Pierpaolo Baretta, Pd), quella per realizzare le navi (di Michele Meta, Pd) e per stabilizzare i precari del Genio (Rosa Calipari, Pd).
L’animalismo è un tema che tira, almeno nel limbo della legislatura. Vi si trovano per esempio due proposte a firma Michela Vittoria Brambilla: l’ex ministro forzista, che ha fondato il Partito Animalista, aveva chiesto di prepararle due leggi: “Norme per la tutela del benessere degli animali destinati alla macellazione" e “Norme in materia di abolizione e riconversione dei parchi zoologici, dei centri acquatici con animali e dei delfinari”. Scritte, sono rimaste sulla carta come quelle del deputato del Movimento 5 stelle Paolo Bernini. Ha provato ad occuparsi più volte di animali. Chiedeva di vietare per legge “l’utilizzo degli animali nelle feste popolari laiche o religiose” dando così un duro colpo a manifestazioni come il Palio di Siena, per esempio, poi di bloccare “importazione, vendita, utilizzo cessione di collari elettronici, elettrici, con le punte, a strozzo”, la creazione di una “unità operativa per il coordinamento a tutela degli animali in caso di emergenza o calamità naturale” che intervenisse per salvare le bestie in caso di terremoto, e, infine, a un certo punto, ha chiesto che gli scrivessero una proposta per l’ “Istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul maltrattamento di animali“. Per fare cosa? Chissà.
Anche Colomba Mongiello, iscritta Pd, si era occupata di ambiente chiedendo l'"Istituzione della Zona di protezione ecologica del mare Adriatico", mentre la collega Maria Iacono ha pronto un testo con “disposizioni per la tutela e la valorizzazione degli olivi secolari“. Nessuna delle proposte elencate è stata poi “ritirata” dal promotore. Si voleva occupare del “riconoscimento di titoli di istituzioni universitarie di rilevanza internazionale” l’ex ministro della Pubblica istruzione e professore universitario Rocco Buttiglione. La sua proposta (numero 3691), restituita dagli uffici di Montecitorio il giorno 17, potrebbe essere l’ultima presentata in 23 anni di Parlamento, dal momento che il filosofo pare sia sul punto di non ricandidarsi.
Tra le leggi appena “stampate” ce ne sono alcune che forse dovevano essere una minaccia o la classica “cartuccella” da tirare fuori al momento giusto. È il caso delle “Disposizioni in materia di limiti al trattamento economico del personale dipendente della società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo“ firmata dalla deputata renziana Alessia Rotta. Due le proposte di legge a firma Paolo Russo, deputato di Forza Italia: “Istituzione della giornata nazionale per la lotta contro la droga“, “norme per favorire l’inserimento sociale delle persone con disabilità“ fresche di stampa. Resteranno lì, sulla carta, a disposizione semmai del prossimo Parlamento. Di salute si voleva occupare la deputata Silvia Giordano, pure lei del M5s, che si era fatta preparare “disposizioni per la prevenzione dell’obesità”. La grillina oltre che di qualità della vita, pensava di potersi occupare anche di fine vita: porta la sua firma un testo intitolato “Disposizione in tema di eutanasia”.
E ancora, sempre tra gli ultimi testi “stampati”: Khalid Chouki – del Pd – aveva immaginato alcune “norme per la promozione della partecipazione dei giovani immigrati e servizi civile nazionale“, mentre la grillina Tiziana Ciprini “disposizioni per il superamento del divario retributivo tra donne uomini”.
Nel cimitero delle leggi della diciassettesima legislatura ci sono anche provvedimenti economici che non hanno visto la luce. Il forzista Antonino Minardo si era fatto preparare un testo con “incentivi per l’occupazione giovanile e per la produzione e l’esportazione di prodotti nazionali” e un altro sugli orti urbani, mentre Guglielmo Vaccaro, oggi iscritto a Energie per l’Italia, a inizio legislatura, aveva suggerito nientemeno che “l’istituzione di un’imposta straordinaria per gli anni 2014 2015, sui bonus di importo superiore a 25.000 euro annui”, una specie di patrimoniale a carico di chi prende bonus dal datore di lavoro.
E non è mica finita.
Tra i resti (o le scorie?) del Parlamento in via di scioglimento è appena comparsa nientemeno che una proposta di legge costituzionale, preparata dagli uffici di Montecitorio e mai “ritirata” dal richiedente. Porta come prima firma quella di Arturo Scotto, oggi esponente di Liberi e Uguali, il partito di Pietro Grasso. Si intitolava “Modifiche alla costituzione per la riforma del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari e l’assegnazione di funzioni legislative esclusive funzioni di vigilanza di garanzia Senato della Repubblica“, risale al 28 luglio 2014. Pensavano di usare quel testo per contrastare il progetto di riforme costituzionali scritto da Matteo Renzi, invece è ancora lì, nel cimitero dei testi stampati, con accanto la dizione “da assegnare”.