M5s, fuori Paolo "microchip" Bernini dentro uno più complottista di lui: Franco Fracassi
11 settembre, Isis, trattativa stato mafia. Gli effetti del "filtro qualità" di Di Maio: via chi crede alle teorie complottiste e spazio a chi le scrive
Roma. Il blog ha pubblicato le liste definitive per i collegi plurinominali (quelli uninominali li decide Luigi Di Maio), anche se non si conoscono i risultati con i voti presi da ciascun candidato (ma su questo, come al solito, bisogna fidarsi di Davide Casaleggio). Sulle parlamentarie del M5s il Corriere della sera ci ha fatto un titolo: “Fuori il ‘complottista’ che parlò dei chip sotto pelle”, a sottolineare il fatto che Paolo Bernini – il vegano sbattezzato che in tv parlava di microchip sottocutanei e in Parlamento spiegava come l’attentato dell’11 settembre sarebbe stato organizzato dalla Cia e dal Mossad – sia stato escluso dalle liste.
Le notizie così sembrano due: la prima sarebbe che di complottista tra gli eletti del M5s ce n’era uno solo e la seconda che il “filtro qualità” di Rousseau ha funzionato a meraviglia. In realtà la prima notizia pare smentita dal semplice fatto che ha superato la selezione Tatiana Basilio, quella che credeva all’esistenza delle sirene (non dell’ambulanza, ma le figure mitologiche). E capolista in Campania sarà Carlo Sibilia, il deputato del direttorio che sosteneva la teoria del complotto del finto allunaggio (“Oggi si festeggia l’anniversario dello sbarco sulla luna – scriveva – Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa...”), nonché socio di Paolo “microchip” Bernini nelle annuali proteste itineranti contro il Bilderberg (che, come tutti sanno, controlla il mondo).
Ma in realtà, vista la svolta verso la competenza e la decisione di farla finita con gli antivaccinisti e le “scie chimiche”, il movimento potrebbe anche fare a meno di Bernini. Si punta sulla qualità e sulle “migliori menti” – così le ha definite Di Maio – che vengono dalla “società civile”. Una di queste menti, che ha superato di slancio il “filtro qualità” ed è candidato nel listino Lazio-1, è Franco Fracassi. Non è un complottista come Bernini, ma qualcosa di più. Fracassi è l’autore insieme a Giulietto Chiesa di “Zero”, un celebre film-documentario cospirazionista sull’11 settmebre, una di quelle “inchieste” che ti dicono “tutta la verità che i media ufficiali non vogliono dirti”. Ovvero che è l’11 settembre è stato un autoattentato degli Stati Uniti, della Cia, del Mossad, dei massoni e così via.
Questo personaggio, che con Gianluigi Paragone ed Emilio Carelli è il terzo giornalista tra le new entry del M5s, è anche l’autore di un libro che svela tutti i segreti sul terrorismo islamico: “Isis – la storia non autorizzata”. E anche in questo caso dietro i terroristi islamici di al-Baghdadi c’è l’America: la Cia sapeva, il Pentagono sapeva, Obama sapeva e poi è tutto collegato alla Libia e all’Ucraina... Un grande complottone. Fracassi è anche tra i fondatori di “WAC – Web activists community”, una rete di controinformazione per fermare la “grave crisi mondiale, che potrebbe essere catastrofica per il genere umano, per la Natura, per la pace”. All’ultimo “Pandora Day”, una specie di raduno della “nazionale complottisti” (Giulietto Chiesa, Paolo Maddalena, Massimo Mazzucco, Antonio Ingroia), Fracassi ha anche rivelato perché in Italia i terroristi islamici non hanno fatto attentati: a inizio anni Novanta gli Stati Uniti hanno indotto la trattativa stato-mafia per consentire il traffico di armi in ex Jugoslavia, dove l’America in accordo con l’Iran avrebbe portato Bin Laden per addestrare migliaia di jihadisti e far nascere al Qaeda in Bosnia; a questo punto la mafia e la ‘ndrangheta hanno iniziato a fare affari con i terroristi islamici, trasportando eroina dall’Afghanistan in accordo con la Nato (il video lo trovate qua sopra). In sintesi siamo di fronte alla Trattativa Usa-stato-mafia-Iran-Nato-Bin Laden (Ingroia, lì presente, avrà preso appunti).
Di recente Fracassi ha dato alle stampe anche un libro-rivelazione sul Monte dei Paschi (“Morte dei Paschi”), scritto insieme a Elio Lannutti – altro candidato M5s che ha denunciato i complotti delle agenzie di rating alla procura di Trani (tutti assolti) – con prefazione di Luigi Di Maio e pubblicato da “Paper first”, la casa editrice del Fatto quotidiano.
Il “filtro qualità” ha funzionato alla perfezione: fuori chi crede alle teorie complottiste e spazio a chi le scrive.