L'economia "voodoo" del M5s. Promesse magiche, zero coperture
Nel meraviglioso mondo di Di Maio più ci si indebita e più il debito si riduce
Roma. “Il nostro programma vale a regime intorno ai 75 miliardi annui. Il MoVimento 5 Stelle può coprirli senza salti mortali. Anzi”. E’ il terzultimo paragrafo del post “Le coperture del programma del MoVimento 5 Stelle”, V maiuscola alla Churchill, sul Blog delle stelle, nuova bibbia di Luigi Di Maio. Il penultimo assicura: “Calcoli che non tengono conto degli effetti benefici sulla crescita”. Conclusione: il M5s è “l’unico che può realizzare il programma senza alcun condizionamento. Abbiamo le mani libere per fare il bene degli italiani”. E tanto basta. Su 23 paragrafi e 1.706 parole, la sintesi dei costi per contribuenti e debito a carico delle attuali e future generazioni, merita 108 parolette, il 6 per cento direbbero i “competenti” à la Di Maio.
Finora, come ha documentato il Foglio del 21 gennaio, gli effetti speciali tipo reddito di cittadinanza, cancellazione della riforma delle pensioni, riduzione di tasse, venivano “coperti” da un mix di tagli alla spesa suggeriti a suo tempo da Carlo Cottarelli (30 miliardi secondo gli ex grillini, in realtà 20 dato che per un terzo sono stati attuati), e da altri 50 miliardi di imprecisati altri tagli a imprecisati altri sprechi. Ma Di Maio, dopo averla lanciata e rinnegata, sta ripensando all’opzione nucleare, l’uscita dall’euro per stampare moneta (e fare immediatamente bancarotta). Il 25 gennaio in Senato tre suoi parlamentari hanno proposto una risoluzione “per introdurre nei trattati europei procedure per recedere dall’unione monetaria”. Che si spieghi così l’incipit “i soldi ci sono, eccome”? Nell’attesa restano le coperture di Cottarelli, e “40 miliardi l’anno di agevolazioni fiscali che si possono ripensare e spostare verso finalità ad alto moltiplicatore”. Che significa? Non si sa. Più rivelatrici invece le righe successive: “Il MoVimento farà una riflessione su 10-15 miliardi di maggior deficit annuo che comunque ci terrebbe sotto il vetusto e stupido parametro del 3 per cento”. E due. Lo scopo di Di Maio è scassinare i conti pubblici portando l’Italia fuori dall’Europa? Ma i giochi di prestigio non sono finiti. Nei 20 punti spiccano il reddito di cittadinanza e l’azzeramento della riforma delle pensioni: “Pacchetto da 7,5-8 miliardi l’anno ai quali se ne aggiungono 3 per il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile. Il M5s li copre, a regime, per 4 miliardi con la spending review e per circa 6,5 con le tax expenditures sul settore lavoro”. La Ragioneria dello stato stima il costo della controriforma in 140 miliardi nella legislatura: 28 l’anno senza contare l’impatto sul finanziamento del debito. Minimo 20 miliardi in più di quanto calcola Di Maio.
La carta di riserva è la cancellazione delle “pensioni d’oro”, oltre i 5 mila euro mensili lordi (3.500 netti). Ma come scrive il sito economico lavoce.info per ottenere almeno 12 miliardi più “bisognerebbe tagliare drasticamente tutte le pensioni oltre i 2.500 euro lordi”. Quanto al reddito di cittadinanza il costo stimato dagli esperti è di 29 miliardi l’anno. Quali sono le coperture? Nessuna: “Tende a ripagarsi da solo sia in ragione degli spazi che apre ai consumi sia perché ci sosterrebbe nel dibattito con la Ue circa una revisione del pil potenziale, dell’output gap e in merito ai più ampi margini finanziari utilizzabili”. Altro che economia del voodoo. Sorvolando su altre promesse quali “choc fiscale” e “ben 17 miliardi alle famiglie”, planiamo su “Investimenti per 50 miliardi”. Pagati come? “Servono 25 miliardi che però hanno un moltiplicatore altissimo e darebbero ingenti entrate allo Stato innovatore, un business angel che finanzia idee del futuro da cui si genera ricchezza”. In pieno trip psichedelico l’autore nota qui che ai 70 miliardi l’anno di coperture (ma non erano 75-80?) andrà forse aggiunta “una quota da decidere di maggior deficit. Con l’obiettivo di ridurre del 40 per cento il debito/pil in 10 anni”. Nel meraviglioso mondo di Di Maio più ci si indebita e più il debito si riduce. Tip-tap, inchino e sipario.