Il valzer della Direzione Pd
Caos sulle liste. Malumori di alleati e orlandiani che vorrebbero più posti sicuri. E la Direzione del partito, fissata per la mattina, continua a slittare
La direzione nazionale del Pd slitta ancora. Era fissate per le 10.30, poi è stata spostata alle 16, quindi alle 20 e, infinte, alle 22.30. “Senza ulteriori rinvii” si legge nel messaggio ai dirigenti del partito. Un valzer che è il segno del caos che c'è tra i Democratici guidati da Matteo Renzi. Un caos legato alla composizione delle liste per le elezioni del prossimo 4 marzo. Da giorni al Nazareno c'è un via vai di aspiranti candidati parlamentari e segretari regionali. L'ex premier è nel suo ufficio al terzo piano della sede del Pd, insieme a Luca Lotti, dove sta limando gli elenchi. Il problema è che ci sono pochi posti a disposizione rispetto al 2013 e il Pd deve tagliare pesantemente, soffocando le aspirazioni di leader e correnti.
Gli sms inviati ai membri della direzione del Pd nella giornata di oggi
Sulle liste elettorali “non è problema di maggioranza e minoranze. È chiaro che si riduce il numero dei parlamentari, ma tutti devono assumersi una quota di questo peso che va equamente ripartito”, ha detto Gianni Cuperlo lasciando il Nazareno. Insoddisfatti gli orlandiani, che vorrebbero un numero congruo di posti sicuri in lista, per ora senza successo. Tra le ipotesi c'è anche quella che la direzione di oggi non approvi le liste ma solo un mandato a Renzi. “Non è mai successo - dicono gli orlandiani - nel caso voteremo no”.
Nel frattempo alcune cose si vanno definendo.Tommaso Cerno ha appena lasciato la condirezione di Repubblica: sarà candidato al Senato per il partito di Renzi. Roberto Giachetti invece, vicepresidente delle Camera, ha rinunciato al posto sicuro per candidarsi all'uninominale in un collegio molto complicato. “Sono in Parlamento da 17 anni – ha scritto in un post su Facebook rivolgendosi a Renzi - e, nonostante questo, ogni volta che varco l’Aula di Montecitorio mi emoziono come un bambino. Grazie a te ho avuto un regalo immenso: fare il Vicepresidente della Camera e, grazie a te, ho avuto un incommensurabile onore: essere candidato a Sindaco della mia città, la citta che amo, Roma. E ho capito che l’unico modo per corrispondere a questi due straordinari privilegi è quello di combattere per una battaglia che appare persa in partenza. Ma in politica non c’è nulla di perso, salvo ciò per cui non si crede e non si ha voglia di combattere. Allora, caro Matteo, e ti chiedo scusa se non ti ho avvisato prima (ma sai che la carne è debole e se ti avessi anticipato questa decisione probabilmente saresti riuscito a farmi desistere), ti chiedo di lasciarmi libero di giocarmela senza paracadute, senza reti di protezione, senza garanzie. Io e la mia città, io ed il territorio dove vivo da 50 anni, io ed il mio amore per la mia città e per la politica. Lo so: a guardare i risultati delle precedenti elezioni non ho molte chances. Il collegio 10 è di quelli persi. Ma io ci credo. Io amo la politica”.
Il collegio 10 però potrebbe non essere libero: dovrebbe essere già stato assegnato al segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi. Ma i problemi non sono solo nel Pd. Anche gli alleati hanno il mal di pancia, come si capisce dalle parole di Beatrice Lorenzin a Repubblica Tv. “Noi nasciamo con la volontà di prendere il 3% e dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo”, se così non fosse, “se non ci sono le condizioni di correre in modo dignitoso, valuteremo se rimanere nell'alleanza”.