I silenzi sugli irresponsabili

Claudio Cerasa

La scelta di Raggi sui vaccini dimostra che l'estremismo non è solo sbagliato: è pericoloso

Virginia Raggi ha deciso che i bambini che frequentano le scuole dell’infanzia a Roma potranno andare ugualmente all’asilo e alla scuola materna anche senza essere stati vaccinati con un vaccino, obbligatorio per legge, che si chiama quadrivalente e serve a prevenire alcune malattie come il morbillo, la parotite, la rosolia e la varicella. Il messaggio è chiaro: noi diciamo no alla casta degli esperti che vuole imporre a tutti i bambini i vaccini e vi garantiamo libertà di scelta: se vaccinate i vostri figli o non li vaccinate vi daremo la giusta copertura.

 

Siamo in campagna elettorale e Raggi sa che il popolo No Vax rappresenta una fetta di elettorato prezioso per il 5 stelle – uno dei capilista in Veneto del M5s, Sara Cunial, poco prima di essere candidata in Parlamento ha sostenuto che i vaccini siano una forma di “genocidio gratuito”, il tutto ovviamente in nome della famosa svolta moderata grillina – e mandare un segnale di amicizia verso quel pezzo di Italia diffidente verso i vaccini è un modo creativo per applicare la teoria di Achille Lauro. Lauro regalava ai suoi elettori una scarpa sinistra prima del voto e la scarpa destra dopo il voto. I grillini con i vaccini fanno lo stesso: prima delle elezioni regalano agli elettori una scarpa che gli permetta di camminare provvisoriamente anche senza aver vaccinato i figli, promettendo dopo le elezioni una seconda scarpa che permetta di avvicinarsi veloci verso l’obiettivo di abolire l’obbligo dei vaccini.

 

La competenza di Raggi è purtroppo deficitaria su molti fronti ma finché la non competenza di un politico ha un impatto sull’efficienza di una città si può avere pazienza. Quando però la non competenza ha un impatto sulla salute dei figli è tempo di mettere la pazienza da parte e di dire le cose come stanno. Virginia Raggi, non avendo idea di quello che fa da circa due anni, è probabilmente in buona fede e per questo proviamo a spiegarle perché strizzare l’occhio al popolo No Vax quando si parla di morbillo non è solo sbagliato, ma è pericoloso.

 

Il primo dato da conoscere è la famosa immunità di gregge, ovvero la percentuale di vaccinati che deve esistere in un paese affinché anche i bambini che per specifici motivi di salute non si possono vaccinare abbiano una protezione indiretta. Per proteggersi dal morbillo (malattia in alcuni casi mortale e che secondo l’Istituto superiore di sanità in un caso su 30 può causare polmonite e in uno su mille encefalite) la percentuale che assicura l’immunità di gregge è al 95 per cento. In Italia la copertura attuale è dell’87,5 per cento – la più bassa d’Europa – ed è anche per questo che dei 14.393 casi di morbillo segnalati in Europa tra il dicembre 2016 e il novembre 2017 un terzo è stato segnalato in Italia (4.985). I vaccini per il morbillo sono stati resi obbligatori anche per questa ragione e su questo tema il Movimento 5 stelle ha scelto di scommettere su una linea fintamente responsabile: sì ai vaccini, ma no ai vaccini obbligatori. Domanda: i vaccini obbligatori aiutano a far aumentare l’immunità di gregge? Risposta: sì (in Puglia dall’entrata in vigore della legge sui vaccini, la copertura contro il morbillo è salita del 6 per cento). Domanda: dirsi favorevoli ai vaccini senza introdurre vaccini obbligatori quando l’immunità di gregge è bassa aiuta a far aumentare l’immunità di gregge? Risposta: no (in Veneto nel 2007 è stato sospeso l’obbligo di vaccinazione per la poliomielite e in dieci anni l’immunità di gregge è passata dal 97 al 91 per cento). Ma quando Virginia Raggi lotta per garantire ai genitori libertà di scelta per i vaccini commette non solo un errore ma anche un atto pericoloso perché probabilmente non sa cosa dicono i dati sul morbillo in Italia. Glielo spieghiamo noi. Nel 2017 la maggiore incidenza di casi di morbillo ha coinvolto bambini al di sotto dei 12 mesi (282, incidenza 60,3 casi su 100.000). I bambini al di sotto dei dodici mesi sono troppo piccoli per essere vaccinati, sono maggiormente esposti a complicanze da morbillo e pertanto sono più protetti dalla cosiddetta immunità di gregge (nel 2017, secondo l’Istituto superiore di sanità, la regione Lazio ha riportato il tasso di incidenza più elevato di casi di morbillo: 28,8 casi su 100.000 abitanti). Virginia Raggi, non sapendo probabilmente nulla di questi dati, è probabilmente in buona fede e al massimo avrà pensato di essere l’Achille Lauro dei vaccini.

  

Ma un’opinione pubblica non accecata dal virus dell’egemonia grillina di fronte a degli irresponsabili che giocano con la salute dei nostri figli dovrebbe ogni giorno avere il coraggio di ricordare che la scienza non è democratica e che dire libertà di scelta significa aver fatto già una scelta precisa: fottersene dei numeri, fottersene della scienza e lisciare il pelo al mostro antivaccinista. L’obbligo dei vaccini non è sempre un dogma categorico quando l’immunità di gregge permette di dare una copertura diffusa anche a chi per età o per altre immunodeficienze non può essere vaccinato (in Finlandia i vaccini non sono obbligatori, ma l’immunità di gregge è già al 95 per cento). Il dogma categorico, quando si parla di vaccini, di morbillo, di immunità di gregge, dovrebbe essere più semplice: non giocare con la salute dei figli per un decimale in più. Si chiama sfascismo. Si chiama populismo. E purtroppo per questo il vaccino ancora non c’è.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.