Ben alzati. Il Pd si accorge adesso che Bonino gli scippa voti e seggi
La lista +Europa cresce nei sondaggi, la leader radicale è una figura ingombrante e se il 4 marzo non ci saranno vincitori il suo nome circolerà tra i papabili premier. Come fu per Spadolini
Roma. Lo scenario è di quelli grotteschi. Ma trattandosi del centrosinistra, e del centrosinistra che si approssima alle elezioni, in fondo il tutto assume una sua coerenza. Sceneggiatura: l’alleato riottoso, prima blandito e poi allontanato, poi di nuovo corteggiato e infine accalappiato, con grande giubilo e soddisfazione, che alla fine diventa quasi una minaccia, un concorrente scomodo cui guardare con diffidenza. E così ora +Europa comincia a rappresentare una grana, per il Pd.
La lista guidata da Emma Bonino, nelle intenzioni di Matteo Renzi, doveva fare un po’ quel che nella prima Repubblica era un’arte nobile: quella dei portatori d’acqua: una quota che si aggirerebbe intorno al 5 o 6 per cento, e che permetterebbe alla coalizione del Pd di stare sopra alla linea minima di galleggiamento. Ampliare insomma il bacino di elettorato democratico, in sofferenza nei sondaggi, ma non troppo: questo era l’incarico tacitamente assegnato ai Radicali. Non troppo, nella fattispecie, significherebbe non meno dell’1 per cento ma neppure oltre il 3. L’astrusa logica del Rosatellum, del resto, questo impone: che i voti raccolti da liste che si attestano tra quei due estremi confluiscano comunque nel listone generale. Quello, appunto, guidato dal Pd.
Se si scende sotto l’1 per cento tutto va disperso, e dunque la coalizione ne guadagnerebbe ben poco. Ma anche se si supera la soglia di sbarramento potrebbero sorgere dei problemi. Di equilibri interni e di strategie parlamentari future. Ed è questo il caso di +Europa. I sondaggi che in queste ore circolano nelle stanze del Nazareno parlano infatti di una crescita costante della lista della Bonino, che già ora si attesterebbe appena al di sopra della soglia di sbarramento. Il che, dunque, farebbe scattare l’assegnazione di seggi non solo a quella manciata di esponenti di +Europa che riusciranno a vincere la propria sfida negli uninominali, ma anche ad alcuni di quelli inseriti nei listini del proporzionale. Chi si occupa di numeri e proiezioni, nel Pd, parla di una pattuglia di circa diciannove o venti neo-eletti. Il che, ovviamente, renderebbe più difficile il ripescaggio di alcuni aspiranti deputati e senatori del Pd tramite il cervellotico meccanismo dei resti, perché a quel punto i voti ottenuti da + Europa non contribuirebbero a spingere il secondo o il terzo nei listini Pd, ma il primo in quelli dei radicali.
E però l’ansia non è solo legata allo spoglio del 4 marzo, ma anche – e soprattutto, almeno per Renzi – a quel che accadrà all’indomani delle elezioni, quando partiranno le grandi contrattazioni parlamentari. “Se ne avranno la forza in termini numerici, è scontato che quelli poi si facciano i gruppi per conto loro”, confessa, sbuffando, un senatore renziano in riferimento ai futuri onorevoli di +Europa. Sbuffa, il senatore, perché sa che la volontà del segretario è quella di avere una squadra parlamentare che sia quanto più compatta possibile. Meno numerosa, magari, ma fedele: così da lasciare piena libertà di manovra al leader. E invece un gruppo autonomo, in pieno stile radicale, sarebbe in questo senso una mina impazzita. Tanto più che la Bonino è una figura ingombrante, che gode di grande credito anche dalle parti del Quirinale, oltreché nelle diplomazie europee. E nel marasma istituzionale che seguirà a un voto senza vincitori, il suo nome circolerà senz’altro tra quello dei papabili premier. A chi ritiene astrusa questa ipotesi, nei giorni scorsi qualche notabile del Pd faceva notare che già a Giovanni Spadolini capitò di andare a Palazzo Chigi pur avendo dalla sua un misero 3 per cento. E anche per questo c’è già, specie nelle città dove +Europa è data in grande spolvero come Roma o Torino, chi comincia a lamentarsi con la segreteria nazionale: “Non vi sembra che Emma stia godendo di una eccessiva esposizione mediatica?”. Autolesionismo? Forse. Ma in pieno stile centrosinistra.