Urne e gioventù
Come vota o non vota, e perché, chi vota per la prima o seconda volta. Piccolo viaggio con indagine (casuale) tra scuole e università a Roma
L’inconoscibile è noto (in parte) nei sondaggi e nelle definizioni: “Un’alta percentuale di giovani si astiene” (percentuali a due cifre); “i giovani votano in gran parte Cinque stelle” (sempre due cifre); “i giovani sono apolitici” o “apatici” e “sdraiati”, per dirla con il titolo del libro di Michele Serra. E però le percentuali e le definizioni lasciano intatto il dubbio su quello che c’è oltre l’involucro: perché si astengono, se si astengono, i cosiddetti “giovani”? E perché votano quello che votano, se votano? Come parlano di politica, se ne parlano? Come si informano, se si informano? Quanto sono influenzati dall’ambiente o dal web, a seconda dei punti di vista buono o cattivo maestro? Da queste domande, senza pretesa di completezza, ma con curiosità, è nato un piccolo, arbitrario viaggio a tappe: due licei, un istituto tecnico e un’università a Roma – e una piccola enclave di giovani espatriati a Londra (contattata via WhatsApp) – per fare due chiacchiere sul voto (per molti il primo) del 4 marzo. Ecco che cosa ne è venuto fuori.
20 febbraio. Liceo Tasso. E’ il giorno in cui è uscita la notizia che riporta in prima pagina uno dei licei storici della città, dove sinistra e destra si sono in passato incontrate e scontrate: al Tasso hanno studiato Paolo Gentiloni, attuale premier e candidato pd nel collegio di Roma 1, e Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo nonché possibile, ufficioso, eventuale candidato premier per il centrodestra. “Liceo della borghesia”, viene chiamato il Tasso, al pari degli altri tre gemelli diversi e licei storici del centro: il Mamiani (venatura “sinistra riflessiva”), il Visconti (venatura ex radical-chic ora establishment) e il Virgilio (venatura sinistra riflessiva più sinistra-sinistra).
La difficoltà di trovare “i tantissimi astenuti” di cui parlano i sondaggi e quelli che votano “come papà e mamma”
Dopo un’ora escono altre classi. Dal gruppetto di ragazze a cui rivolgiamo la domanda “avete deciso che cosa votare e perché?”, si leva la voce di Sofia, 18 anni: “Siamo in crisi. O voto in automatico quello che votano i miei genitori, quindi comunque a sinistra, o mi informo, ma mi sembra di non sapere niente. Non mi è piaciuta la cosa dell’alternanza scuola-lavoro, funziona male. Quindi non dovrei votare Pd. Ma per chi voto? Potrei votare Liberi e Uguali ma non sono sicura. Nessuno ci ha informati bene”.
Lo studente del Tasso per il quale Gentiloni e Tajani pari sono, e quello che elenca “chi ha fatto del male all’Italia”
20 febbraio, serie di chat WhatsApp Roma-Londra. N. R., ventinovenne espatriato a Londra, freelance in produzioni cinematografiche, in precedenza ha votato Pd. Ora dice: “Voto + Europa: qui abbiamo avuto la Brexit”. Giovanni Angeli, invece, 27 anni, laureato in Economia in Italia, assunto a Londra in una banca, dice che voterà “centrodestra. Mi piace Stefano Parisi, purtroppo non voto per la Regione Lazio”. Sara R., 25 anni, laureata in Giurisprudenza, lavora a Londra in un negozio di abbigliamento: “Mi sono presa un anno di stacco visto che non trovavo granché”. Voterà Cinque stelle: “Per dare un segnale”. A chi? “A tutti quelli che hanno fatto solo i loro interessi”. Non temi l’inesperienza? “Meglio quella della disonestà”. Roberto T., 28 anni, avvocato, da tre anni a Londra: “Sono deluso. Votavo centrosinistra ma non credo di rivotarlo. Astenermi non mi va. Votare partiti piccoli no. Quasi quasi voto Berlusconi. Scherzo, eh”. Che cosa vorrebbero gli espatriati dal nuovo governo? Dice Giovanni: “Rivedere la politica fiscale, restringere sull’immigrazione”. Sara: “Manca tutto”. Roberto: “L’immigrazione è il primo problema, ma non puoi dire ‘caccio tutti’.
21 febbraio, Istituto tecnico industriale Giuseppe Armellini, con studenti provenienti in gran parte da Roma sud-ovest e dal litorale. Parliamo con Simone B., Simone S., Roberto P., Alessandro M. e Flavio G., tutti tra i 18 e i 19 anni. Simone B. ha votato per la prima volta No al referendum costituzionale del 2016. Simone S. ha votato per la prima volta alle amministrative 2017 a Ostia, e ha votato Pd. Simone B., residente a Trigoria, voterà Cinque stelle: “Mi sembra il partito con le idee più chiare”, dice. Anche i suoi genitori votano M5s: “Di politica parliamo spesso, durante il telegiornale”. Quali telegiornali? “Rai o Canale 5”. Con gli amici invece “si parla poco di questi argomenti”. Simone S. dice di “non essersi informato molto finora”, ma di aver cercato “notizie” nelle ultime settimane, “anche un po’ sul giornale. Mio fratello, che è quello che si interessa di politica, legge Repubblica”. Il tema della sicurezza, dice, “si sente, ma secondo me è più importante il tema della tutela del lavoro. Senza lavoro non c’è dignità”. “Internet un po’ mi influenza”, dice Simone S. Anche Roberto P. ha già votato alle amministrative a Ostia, e ha votato Cinque stelle. “Come mio padre. Io sono abbastanza inesperto, ma il M5s mi sembra più concreto degli altri”. E la storia dei rimborsi “parziali”? “I Cinque stelle sono comunque migliori degli altri”. Il padre di Roberto legge il Corriere della Sera. Dalla tv, dice, la politica arriva a casa sua anche sotto forma di satira: “Guardiamo Crozza, anche se è da interpretare”. Dice invece Flavio: “Non si parla di politica a scuola, peccato”. Anche per Alessandro “manca l’approfondimento sul tema. Studiamo la sinistra storica e la destra storica, ma la sinistra e la destra di oggi zero”. “Studiamo Diritto nei primi anni, ma serve di più per orientarsi prima del voto. Più informazioni sui partiti, sul governo, sul potere di chi governa”, dice Roberto. Flavio è ancora leggermente indeciso (vota ad Acilia): “Sono orientato verso la sinistra, ma non ho ideologie da seguire. Se devo scegliere, dico sinistra. Uno dei problemi è l’integrazione con gli immigrati, e non mi piace come lo affronta la destra”. Non è d’accordo Alessandro, che propende per Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: “Io non disprezzo chi non è italiano. Ma ci sono immigrati che non portano un contributo. C’è differenza. Vedi molti cinesi, indiani e sudamericani che lavorano e si integrano. Altri immigrati no”.
A casa di Alessandro, aspirante ingegnere, ci si informa, dice, “con il telegiornale, spesso il Tg5”. E si vota “un po’ Cinque stelle – mia madre – e un po’ a destra”. E internet? “Sì, ma devi andarti a cercare i programmi dei partiti. Sennò non capisci niente”. Flavio, che per sé vedrebbe un futuro “nell’esercito”, ma che è disposto “a fare anche un altro lavoro per essere indipendente”, dice: “Tutto dipende dalla persona. I politici sono persone come le altre: c’è quello bravo e quello meno bravo”. Per Roberto, che vorrebbe “proseguire gli studi in ambito scientifico-matematico”, c’è il rischio che la gente percepisca il voto “come inutile”, e per Flavio che le persone pensino: “Sono tutti uguali”. Ma, dice Flavio, “il voto è un mio diritto, non vedo perché non votare”.
21 febbraio, liceo Virgilio. Se si deve guardare alla storia dell’istituto, ci si aspetterebbe il plebiscito per la sinistra-sinistra. Ma non si sa mai. Non potendo verificare sui grandi numeri, chiediamo intanto un’impressione sulla tendenza generale ad alcuni studenti. Dice Giulia, 18 anni: “Molti voteranno per Liberi e Uguali, ma avrebbero votato Pd se non fosse stato per l’alternanza scuola lavoro”.
I fan di Grasso al Virgilio, il revival “del Partito comunista, quello vero”, e chi vota Pd “perché almeno ha fatto qualcosa”
23 febbraio, Università La Sapienza. Sul piazzale Aldo Moro, deserto causa tempo infame, si aggirano rapidissimi studenti nascosti sotto cappucci e ombrelli. Al bar accanto all’ingresso intercettiamo per caso una discussione sulla manifestazione “Mai più fascismo” di oggi (sabato). Un ragazzo dice “dobbiamo essere un milione, è un’emergenza”. Un altro che “c’è il rischio di infiltrazioni”. Roberta A., 22 anni, studentessa di Lettere, interpellata, dice “che c’è un pericolo di ritorno a destra, nel paese, ma soprattutto un problema con le fake news”. Che cosa voterà il 4 marzo? “Centrosinistra, anche se il Pd ha sbagliato dopo i fatti di Macerata. Non si può disertare la piazza”. Angelo R., quello che vorrebbe un milione di persone oggi a Roma, voterà “LeU, tifo per Sinistra Italiana”. Lungo il viale, sotto un portico, Alberto Bartelli, studente di Giurisprudenza ventenne, dice di aver votato “No” al Referendum costituzionale e di essere un “convinto elettore di Forza Italia”, anche se “teme che gli alleati di Forza Italia facciano casino dopo il voto”. Tre colleghi di Facoltà – Chiara M., Lucia C. e Marco V., tutti ventunenni, dichiarano due voti per il M5s e uno per il Pd. Per Chiara la storia dei rimborsi m5s taroccati “non ha importanza. Bisogna guardare alla sostanza”. Marco dice “che Virginia Raggi sta dimostrando sangue freddo” e Lucia che “Matteo Renzi almeno ci ha provato”.
Il voto a Meloni “contro l’ipocrisia”. Il sogno del centrodestra “liberale”. Le fake news e la “crisi” pre-elettorale
A Scienze Politiche ci accoglie una bacheca su cui, come approfondimento per i corsi di Storia, spiega uno studente, sono stati affissi vecchi manifesti anni Settanta con falce e martello, prime pagine di giornale sul Pci o manifestini inneggianti ai “giovani proletari che non piegano la testa”. E per un attimo l’effetto vintage crea un’allucinazione, ché lo studente è anche prossimo elettore del Partito comunista (sempre “quello di Rizzo”). Lungo il corridoio, però, ci si imbatte in altri due votanti a Cinque stelle – le ventenni Arianna R. e Valentina C. Dice Arianna: “Se votassero anche i sedicenni non ci sarebbe partita. Vincerebbero i Cinque stelle al 40 per cento”. Carlo, 22 anni, voterà invece per Fratelli d’Italia: “E’ inutile essere ipocriti: qui tutti dicono ‘accoglienza’ finché l’accoglienza non la devi fare a casa tua”. Al bar che dà su Viale Regina Elena, una studentessa di Medicina ventunenne, Francesca F., dice che voterà “+Europa, per la ricerca”. Andrea Tamburi, sempre Medicina, 22 anni, voterà “LeU perché la sinistra va tenuta in piedi e il Pd l’ha sfasciata”. Grandi intese potenziali nella coppia Valentina Raimondi e Tommaso P., entrambi laureandi in Giurisprudenza: lei Forza Italia, lui Pd. Motivazioni: “Io sono per un partito liberale e conservatore”, dice lei; “Cito l’ultimo spot esilarante del Pd: almeno qualcosa il Pd l’ha portato a casa”, dice lui.
E i famosi astenuti? Nelle tre giornate di indagine casuale si fatica a trovarne. Ma i sondaggi dicono che sono tantissimi. E noi restiamo con la curiosità: qualcuno in una settimana li convincerà (e come?), i giovani, potenziali e temibilissimi non votanti che aleggiano nell’anticamera dell’urna?