Stress test ai candidati
Tra facce nuove e volti noti, ecco chi quasi sicuramente siederà nel prossimo Parlamento
Quali sono i profili veri dei prossimi parlamentari?
Erano l’alfa e l’omega dell’elenco alfabetico dei deputati della Repubblica italiana. Ignazio Abrignani (Pdl, poi Ala, avvocato) non è stato candidato, Alberto Zolezzi (M5s, medico al pronto soccorso) sì, ma ha qualche guaio coi rimborsi al partito. Rientrerà in carica e manterrà il primato dell’ultimo della lista anche nella XVIII legislatura? Scorrendo le centoundici pagine che compongono l’elenco dei candidati alle prossime elezioni politiche tra Camera, Senato, collegi uninominali e plurinominali, dando un occhio ai sondaggi e conoscendo i trucchi – tanti! – del Rosatellum, si può arrivare a scoprire con un po’ di anticipo e con una buona approssimazione come sarà composta la prossima classe parlamentare, come, con quali facce e con quali curriculum, i partiti hanno deciso di affrontare la prossima – complicata - stagione politica.
Scorrendo l’elenco dei capilista dei collegi plurinominali di FI, Lega, Pd e M5s – quelli che sono “blindati” – si fanno due scoperte interessanti: la prima è che il prossimo Parlamento sarà molto “politico”, costituito in larga maggioranza da “professionisti” della politica; l’altra è che sugli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama le donne saranno tante, ma molto al di sotto della soglia del 40 per cento indicata dal Rosatellum. L’Istituto Cattaneo ha studiato gli elenchi dei candidati per Camera e Senato (2.972 nomi in tutto) e dall’analisi, molto completa, è emerso che “oltre il 75 per cento dei candidati uninominali non ha alle spalle alcun mandato parlamentare” e, in particolare, che Leu e il M5s hanno messo in campo il 92 per cento e l’86 percento di new entry. Tutto vero, ovviamente. Ma qualcuno può pensare che Filomena Nuzzo, professoressa di filosofia di Taranto che vive da sei anni a Merano, possa davvero vincere la sfida nel collegio contro la candidata del Pd Maria Elena Boschi, e quella del del centrodestra, l’ex sottosegretaria e imprenditrice Michaela Biancofiore di Forza Italia? Anche nei collegi plurinominali ben 1.561 candidati, dei 1976 esaminati dall’Istituto Cattaneo, sono “volti nuovi”. Ma che possibilità ha la candidata numero 4 di Leu nel collegio plurinominale Lazio 1, sociologa con dottorato, ricercatrice, sindacalista Cgil ed ex responsabile Scuola e Università di Sinistra Italiana? Pochissime, a differenza dei tre candidati inseriti sopra di lei: il capolista Roberto Speranza verrà eletto altrove; la seconda della lista, Anna Falcone, nel collegio dove prenderà meno voti, cioè, presumibilmente, in Lombardia; dunque il seggio dovrebbe finire per essere assegnato a Miguel Gotor, felicemente collocato al terzo posto.
Forza Italia
Il partito di Silvio Berlusconi è l’unico che, con Gregorio Fontana (responsabile dell’organizzazione, deputato uscente, ricandidato a Bergamo, giornalista), ha messo nero su bianco qualche statistica. Su un totale di 273 candidati alla Camera e 142 al Senato, gli uscenti sono solo il 18 per cento, il 43 per cento è costituito da donne, mentre i laureati incidono sul totale per il 73 percento. Niccolò Ghedini è il capofila dei 79 avvocati candidati, tutti in buona posizione, come Mariastella Gelmini, Laura Ravetto e Annagrazia Calabria, sicure). Francesco Ferri e Adriano Galliani, candidati rispettivamente alla Camera e al Senato in Lombardia guidano la schiera dei 79 imprenditori, tutti in ottima posizione. A sfidare il medico Paolo Siani, candidato indipendente del Pd nel collegio del Vomero, a Napoli, c’è per esempio l’imprenditrice del settore tessile Giusy Sorvillo. Andrea Mandelli è un farmacista e da mesi fa cinghia di trasmissione tra professionisti e leader di Fi. Tra i candidati (nel loro complesso) i liberi professionisti sono la maggioranza, mentre i lavoratori dipendenti sono solo il 43 per cento. Anche molti dei 27 tra docenti universitari e insegnanti in lista, come, per esempio, la docente di diritto Marzia Ferraioli, seconda in Campania al plurinominale, o la professoressa dell’Università di Salerno Caterina Miraglia hanno buone chance di farcela. In posizione più difficile, ma non impossibile, una nel milanese e l’altra nel casertano, ci sono invece due presidi, la deputata uscente Elena Centemero e Adele Vairo. Gli azzurri hanno messo in lista 23 medici, di cui sicuramente una mezza dozzina dovrebbe risultare tra gli eletti. Tra loro, la senatrice uscente Maria Rizzotti, quella rientrante Melania Rizzoli e il deputato uscente Paolo Russo, oculista. Ventiquattro i giornalisti candidati, quasi tutti sicuri: dai “nuovi” Giorgio Mulè (candidato in Liguria), Andrea Cangini (nelle Marche), Arturo Diaconale (nel Lazio) e Andrea Ruggeri (idem) all’uscente Gabriella Giammanco, sicura in Sicilia. L’unico sindaco uscente candidato sicuro è Massimo Mallegni. Il partito fondato dal Cavaliere è quello che promette una maggiore seniority: 53 dei ricandidati è già stato per due legislature in Parlamento, dove siedono anche alcuni recordman di esperienza parlamentare come Elio Vito o Maurizio Gasparri.
Movimento 5 stelle
Luigi Di Maio ha provato a scrollare di dosso al suo Movimento l’immagine di un partito arrabattato, buttando dentro disoccupati e studenti fuoricorso coinvolgendo nelle liste professionisti già avviati. Se tra i 123 uscenti c’era un solo giornalista (pubblicista), che poi era Alessandro Di Battista, nel prossimo Parlamento i Cinque stelle porteranno tre direttori: Emilio Carelli, Gianluigi Paragone e Primo Di Nicola. Scompaiono gli undici studenti universitari (tra i quali era ricompreso proprio il candidato premier) perché tutti oggi, di mestiere, sono ex parlamentari, o, meglio, parlamentari uscenti. Difficile che il nuotatore, l’olimpionico Domenico Fioravanti, possa vincere il collegio uninominale di Torino dove è candidato, e lo stesso vale per l’economista Paolo Turati, che era stato sostenitore del centrodestra e sarà sfidato dal candidato proprio di quell’area, Marco Francia, uno dei pochi esponenti di Energie per l’Italia. Il presidente dell’Ordine degli ingegneri Gianluca Rospi si è candidato senza paracadute a Matera, dove il Pd ha speso la giornalista Francesca Barra, e non sembra avere molte chance. Lo stesso vale per Paolo Pietro Biancone, responsabile dell’Osservatorio della finanza islamica dell’Università di Torino. Potrebbe prendersi il collegio uninominale di Casoria l’ex Garante per l’Infanzia e principale consigliere del “capo politico” grillino, Vincenzo Spadafora. Sarà invece eletto il comandante Gregorio De Falco, finito nei guai per la denuncia della moglie e sul filo dell’espulsione, come lo saranno almeno dieci dei quattordici considerati “impresentabili” per i mancati rimborsi o per l’affiliazione alla massoneria. Per il resto, poche novità: dietro le “figurine”, i Cinque stelle hanno ricandidato nei posti sicuri gli uscenti: 94 su 123. Ci sono i tre medici, il fisioterapista, l’infermiere (Cecconi!), il tecnico di sala prove e pure l’idraulico che sono in carica fino al 24 marzo.
Liberi e Uguali
Il partito che mostra il maggior spread tra i numeri statistici e la realtà sembra essere Leu. Per l’85 per cento, i candidati di Liberi e uguali sono “facce nuove”, ma, alle condizioni attuali, a essere rielette saranno solo alcune “vecchie conoscenze” come Pietro Grasso, Pierluigi Bersani, Pippo Civati, Nicola Fratoianni e gli altri “capi”. Curioso come Laura Boldrini, con la sua scelta di essere candidata in più collegi della Lombardia, favorirà l’elezione di tre uomini in posti che dovevano spettare alle donne. Vasco Errani sfiderà a Bologna Pier Ferdinando Casini. Tornano l’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani, Maria Cecilia Guerra e Nico Stumpo. I soli profili nuovi sono quelli che ha imposto il candidato premier, che di mestiere era un magistrato: il vicepresidente dell’Arci Filippo Miraglia, la presidente uscente di Legambiente Rossella Muroni e il giornalista Alessio Pasquini. Alla voce avvocati, Leu eleggerà Felice Besostri e l’esperta in Diritto pubblico e costituzionale Anna Falcone. Se Luca Barbareschi (che fu candidato col Pdl e passò a Fli) è un ricordo lontano, Bersani, D’Alema & co potrebbero portare a Montecitorio un attore, Giulio Cavalli. Non è detto che ce la faccia, anzi. Ma se la deputata uscente Eleonora Cimbro, candidata al Senato al secondo posto in Lombardia dovesse essere eletta, sarebbe da record: compirà i fatidici quarant’anni solo cinque giorni prima del 4 marzo.
Partito democratico
Il suo era il gruppo parlamentare più numeroso e ora il Pd è il partito che è stato costretto ai sacrifici più importanti. Nelle liste dem le “facce nuove” sono solo il 57,5 per cento, ma quasi tutte sicure. Il blocco dei giornalisti (in servizio), costituito da Barra, Tommaso Cerno e Filippo Sensi, entrerà in Parlamento senza troppo sforzo. I dem porteranno al Senato il parlamentare con la maggiore anzianità di servizio, che poi è l’ex segretario dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, eletto otto volte alla Camera e una volta al Senato. Sono sicuri, perché candidati in collegi uninominali buoni – in Toscana, Emilia o Umbria – o capolista nei plurinominali, tutti i “renziani”, come Simona Malpezzi, prima e seconda in diversi collegi della Lombardia. Ernesto Carbone ce la farà, terzo al proporzionale, in Emilia. Sarà eletta certamente Lucia Annibali, mentre l’ex governatore e imprenditore Riccardo Illy rischia moltissimo e corre senza paracadute nel collegio uninominale Trieste e Gorizia. Maria Elena Boschi è in sei seggi – uno maggioritario a Bolzano, dove la sua candidatura ha provocato persino una scissione nel Pd, e altri cinque sparsi per il territorio nazionale – così esserle dietro nella lista è una garanzia di elezione a Montecitorio. Pure Valeria Fedeli è pluricandidata e potrebbe scattare dove le cose andranno peggio per il Pd, quindi, forse, in Lombardia. L’età media degli eletti probabilmente si abbasserà sensibilmente: non è merito dei nuovi ingressi, ma della non ricandidatura del personale politico più esperto. Una cosa è sicura, Renzi ha eliminato i super senior. Ci sono dieci “big” con quattro mandati alle spalle (Cesare Damiano, Giuseppe Fioroni, Luigi Zanda e Piero Fassino per esempio), trenta candidati di media esperienza e ben 105 uscenti portati in Parlamento da Pierluigi Bersani nel 2013, come Matteo Mauri, mentre Maurizio Martina, ministro ma non parlamentare, questa volta dovrebbe approdare alla Camera. Gli uscenti sono comunque stati chiamati a giocarsela fino in fondo nei collegi maggioritari: sono 106 su 346, il numero più alto tra tutti i partiti, come rileva il Cattaneo. Pure Paolo Gentiloni, Marco Minniti e Dario Franceschini sono in corsa. Alla voce new entry c’è anche il sicuro Piero De Luca, figlio del governatore campano, candidato al proporzionale a Caserta.
Fratelli d’Italia
Il partito di Giorgia Meloni dovrebbe quasi triplicare la sua attuale presenza parlamentare ed è quello che ha “blindato” in testa ai collegi plurinominali il maggior numero di profili nuovi, 288, e promosso più amministratori locali. Accanto ai politici (di professione) e al recordman di legislature (sette) Ignazio La Russa, siederanno Paolo Trancassini, sindaco del Comune terremotato di Leonessa, nel Reatino, che qualcuno ha definito l’anti-Pirozzi, Luca De Carlo, sindaco di Calalzo Cadore, e Luisa Maiuri, vicesindaco di Castellabate, il paese di “Benvenuti al Sud”. Tra gli amministratori prossimi deputati c’è anche Rachele Mussolini, l’altra nipote, consigliere comunale a Roma. La presenza parlamentare del partito sarà molto più “rosa” di quella attuale. Saranno deputate l’insegnante, già presidente di una associazione dei precari della scuola, Rosa Sigillo, e l’avvocatessa presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati di Palermo, Carolina Carchi. Due i futuri parlamentari sicuri hanno avuto a che fare con l’Esercito: Giampiero Monti è luogotenente paracadutista e Isabella Rauti, dopo un lungo percorso da civil servant, è Ufficiale con il grado di Maggiore della Riserva selezionata. Fratelli d’Italia è l’unico partito che ha garantito (o quasi) il ritorno in Parlamento ad un ex eletto coi Cinque stelle, Walter Rizzetto, e ha consentito lo sbarco a Roma a Raffaele Stancanelli, avvocato e, soprattutto, coordinatore nazionale di “Diventerà Bellissima”, che era stata la lista civica di Nello Musumeci.
Lega
Matteo Salvini lascia gli odontotecnici sprovvisti di una rappresentanza parlamentare. Perché il capofila della categoria, Marco Rondini, deputato lombardo uscente, dopo due legislature, non ha trovato posto in lista. Nelle liste della Lega – che per la prima volta sono presenti su tutto il territorio nazionale – c’è sempre la prevalenza dei liberi professionisti. Dove una volta c’era Gianfranco Miglio, oggi ci sono i nomi di due colleghi docenti universitari, gli economisti Claudio Borghi Aquilini e Alberto Bagnai. Accanto a loro tre giornalisti: Armando Siri, Igor Iezzi, e il responsabile della comunicazione della campagna elettorale e capogruppo a Palazzo Marino Alessandro Morelli. E’ un imprenditore (del ramo informatico, con dieci dipendenti), il primo candidato di colore del fu Carroccio, Tony Iwobi, italo-nigeriano. Se una volta c’era il Sin.Pa. di Rosy Mauro, oggi Salvini porta in Parlamento due sindacalisti presi “da fuori”: l’ex numero due dell’Ugl, Claudio Durigon, e il segretario del sindacato autonomo di polizia, Sap, Gianni Tonelli, poliziotto. Tra le componenti più garantite al momento della composizione delle liste ci sono i Giovani Padani, l’organizzazione nella quale il “Capitano” si è fatto le ossa: con dieci posti in Parlamento per altrettanti under 35. Dalla Regione Lombardia scendono nella Capitale due assessore uscenti, Claudia Terzi e Simona Bordonali, ma il volto femminile del Carroccio destinato a vedersi di più sarà quello di Lucia Borgonzoni, capolista in Senato nel plurinominale Emilia Romagna 1: laureata all’Accademia delle Belle Arti con una tesi in Fenomenologia degli stili, è pittrice e interior designer. Si era candidata governatrice portando il Carroccio al dieci per cento e ora va all’incasso.