Il Pdl 2.0 di Salvini
L’Opa della Lega sul centrodestra. Il segretario prende i voti e il sostegno dei dirigenti forzisti. Gruppi unici?
Roma. Sta per nascere un altro Pdl, dopo quello del 2008. Solo che stavolta a guidarlo c’è Matteo Salvini, fresco vincitore delle elezioni del 2018 insieme al M5s, che ha portato la Lega dal 4,1 per cento di cinque anni fa al 18 di oggi (è il partito che è cresciuto di più, passando da 1.390.534 voti a 5.691.921: sono 4.301.387 voti nuovi in più). La benedizione arriva anche da Silvio Berlusconi: “Confermo che nel rispetto verso gli alleati, nel rispetto dei patti intercorsi, rimango il leader di Forza Italia. Sarò il regista del centrodestra, sarò il garante della compattezza della coalizione”. Il primo atto ufficiale potrebbe essere la costituzione dei gruppi unici in Parlamento? L’ipotesi circola da alcuni giorni, ma non piace a Fratelli d’Italia. “FdI – spiegano dal partito – considera utile un coordinamento dei gruppi parlamentari per rafforzare l’unità del centrodestra, ma si tratta di un’ipotesi ancora non approfondita”.
Dentro Forza Italia invece ci sono già estimatori da tempo, come Giovanni Toti, presidente della Liguria e filo-leghista, che vorrebbe addirittura fare un partito unico. Lo ha ripetuto anche martedì: “Non ho mai nascosto che avrei preferito un partito unico del centrodestra che non è ancora arrivato, ma mi auguro che possa arrivare in futuro”. Ma l’Opa di Salvini sul centrodestra procede spedita, frutto di un lavoro intenso negli ultimi mesi. Per capirlo bisogna guardare i flussi di voto. Secondo Swg, nel 2013 il 51,8 per cento degli elettori aveva votato altri partiti. Di questi, il 25,5 per cento aveva votato Pdl. Secondo Quorum/YouTrend e per Sky Tg24, su 100 elettori del Pdl nel 2013, 55 sono andati su Forza Italia, 22 sulla Lega e 8 su FdI. Secondo Ipsos, addirittura il 41 per cento degli elettori del Pdl del 2013 ha votato per la Lega e il 33 per Forza Italia. Insomma il partito salviniano è molto attrattivo per l’elettorato che alle scorse elezioni aveva scelto il partito fondato da Forza Italia e An.
In più bisogna dare un’occhiata agli eletti della Lega nel mezzogiorno: provengono da altri partiti. Segno che Salvini ha costruito la classe dirigente sudista prendendola altrove. Il rischio così però è che la Lega nazionale sia composta anche da gente che con il partito di Salvini non c’entra nulla. In Campania, per dire, il Carroccio ha eletto 3 parlamentari: Pina Castiello, Gianluca Cantalamessa, Claudio Barbaro. La prima viene da Forza Italia e nel 2016 è passata a Noi con Salvini; il secondo è un ex missino, passato poi nel Pdl e convertito alla Lega; il terzo è un ex missino, ex finiano che nel 2017 ha aderito al Movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno e Francesco Storace e che è stato eletto in virtù dell’accordo elettorale con la Lega. In Sicilia sono stati eletti Alessandro Pagano, Carmelo Lo Monte e Giulia Bongiorno. Il primo è stato responsabile organizzazione di Forza Italia Sicilia, poi è passato da Ncd e infine è approdato nella Lega; il secondo ha girato un po’ tutto l’arco costituzionale (Democrazia cristiana, Ppi, Democrazia europea, Unione di centro, Movimento per le Autonomie, Italia dei valori, Centro democratico e Partito socialista Italiano) prima di arrivare in Noi con Salvini sul finire del 2017. Bongiorno, ex An, Pdl e Futuro e Libertà, si è candidata a gennaio con la Lega.