Fassino non crede all'appello grillino al Pd: “È un bluff”
L'ex sindaco di Torino: “Di Maio non chiede aiuto. Non è istituzionale e vuole solo metterci l’anello al naso”
Roma. “Di Maio non chiede l’aiuto del Pd. Di Maio dice: ‘Poiché tanti mi hanno votato adesso dovete darmi anche i voti di chi non mi ha votato’. Ieri è stato molto chiaro: lui intende fare un governo espressione dei Cinque stelle e chiede alle altre forze politiche di appoggiarlo. E tutto questo senza indicare nemmeno quali sono le proposte che dovrebbero qualificare questo governo”, dice Piero Fassino. “Inoltre sono colpito dal carattere da Giano bifronte che Di Maio sta assumendo. Altro che collaborazione istituzionale. Davanti ai giornalisti della stampa estera usa un linguaggio moderato ed europeista. Poi in altre sedi è contundente, radicale e conflittuale”.
Si adatta al pubblico. “Peggio. E’ un trasformismo fondato su una sola idea: qualsiasi contenuto va bene, pur di governare. E in funzione dell’obiettivo di andare al governo purchessia, ci si fa un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Peraltro Grillo lo ha detto esplicitamente. Un metodo scarsamente affidabile e poco trasparente”.
Eppure se ne parla tanto di un appoggio del Pd al M5s. “Intanto trovo surreale che prima ancora che il Presidente della Repubblica abbia aperto le consultazioni e conferito un mandato si debba definire quale governo si farà. E poi dico che Di Maio ha il dovere di dire lui qual è il programma. E invece lo cambia, a seconda dell’interlocutore e delle convenienze. Basta pensare alle Olimpiadi a Torino. Per anni hanno detto ogni male delle Olimpiadi. Poi, di colpo, si sono convinti che è bene farle, senza peraltro essere in grado di deciderlo. Come Di Maio che fino a qualche mese fa sosteneva l’uscita dall’euro e dall’Ue, e adesso sostiene il contrario. Cambiare idea è legittimo. Ma qui è un’altra storia”.
E insomma Fassino imputa al M5s furbizia e capitale incoerenza. “Bisogna avere l’onestà di ammettere d’aver sbagliato e sopratutto riconoscere che quelli che ieri erano aggrediti perché sostenevano le Olimpiadi e l’euro non avevano torto”. Intanto però i 5 stelle hanno preso anche i voti della sinistra. “Pure Trump ha preso i voti dei minatori del Wisconsin, e Le Pen ha preso voti nelle banlieue. Cavalcare ansia, disagio e rabbia non è difficile. Veniamo da dieci anni di crisi che hanno aperto ferite sociali profonde. Chi è stato penalizzato dalla crisi non affida la responsabilità a chi ha governato, perché lo considera responsabile della sua condizione. Ma la domanda è: gli antisistema sono in grado di soddisfare le aspettative che hanno suscitato? Quando Salvini dice che allontanerà 600.000 immigrati irregolari, ci vuol spiegare come si fa, visto che Maroni, da ministro dell’Interno, fece due sanatorie? E tornando ai 5 stelle: se fanno il governo, il loro ministro della Sanità revocherà il decreto sui vaccini? E Di Maio e anche Salvini che dicono di voler abolire la ‘Buona scuola’, faranno tornare precari i 130.000 insegnanti stabilizzati? Mi aspetterei che i media ponessero queste domande, piuttosto che chiedere ogni giorno al Pd se appoggia il M5s”.
In Inghilterra la sinistra, per non sparire, è tornata a Marx. “Corbyn ha preso voti ma non ha vinto. Io vorrei una sinistra che sia capace di tornare a vincere. Ma è necessario un processo di rifondazione del campo riformista che ovunque è in caduta di consensi. Serve una ‘Epinay europea’, come quando Mitterand rifondò il riformismo francese per fare fronte alla rivoluzione gollista”.
Con Matteo Renzi? “Renzi ha introdotto innovazioni importanti che sono alla base della ripresa e della crescita. E anche se non è più il segretario, è una personalità importante e significativa che darà un contributo”
Cosa va salvato del renzismo? “Il coraggio dell’innovazione. La consapevolezza che non si governa il nuovo secolo con gli attrezzi del precedente. Il problema non è tornare indietro ma mettersi in sintonia con la società di oggi. Per farlo bisogna restituire radicamento, identità e forza a un partito che viva tutti i giorni tra i cittadini. Una cosa che in questi anni si è molto indebolita”.
Cosa va fatto subito nel Pd? “E’ necessaria una riflessione serissima sulla nostra classe dirigente, non solo nazionale, anche locale. Essere a capo di grandi regioni e tante città non ha contenuto la nostra sconfitta, a partire dal Mezzogiorno. Anzi. Il voto al Sud è stato un rifiuto totale delle esperienze di governo passate e presenti, tant’è che non solo noi ma anche il centrodestra ha subito rovesci. Lí ancor più che altrove è stato un voto per mandare tutti a casa. L’Italia ha speso nel Mezzogiorno più di quello che la Germania ha speso per integrare l’est. E con quali risultati?”.