Il casting di Casalino
La surreale selezione “tutti contro tutti” per un posto da ufficio stampa del M5s, a metà strada fra test psicologico e Grande Fratello. Così si fa capire chi comanda
Roma. “Tu, dimmi la differenza tra debito pubblico e deficit”. Il candidato balbetta. “Tu, invece, dimmi un po’: quando si parla di soglia del 3 per cento, cosa s’intende?”. La stanza, al secondo piano di Palazzo Madama, è piena di giornalisti, alcuni sbarbatelli e altri ultraquarantenni. Ci sono quelli appena laureati, e i professionisti che hanno perso il lavoro. Si sono presentate più di mille persone, per trenta posti da addetto stampa del M5s. E c’è da dire che basta mandare un’email, e si è convocati. Altrove, in altri partiti, si entra solo per clientela. Così alle dieci del mattino fa il suo ingresso in Senato il primo dei quattro gruppi della giornata. E Rocco Casalino, protagonista del primo “Grande Fratello”, da cinque anni tentacolare capo della comunicazione, comincia una severa interrogazione pubblica, con evidenti ambizioni darwiniane e risvolti da indagine psicologica.
E allora Rocco, in cravatta e completo scuro come il resto del suo staff – che non a caso Grillo chiama “quelli di Tecnocasa” – fa accomodare le prime venti persone in una stanzetta anonima del grande palazzo. Nessuno conosce nessuno. Nessuno si saluta. Rocco siede dietro la scrivania, e a bruciapelo, come un professore a scuola, si rivolge al primo che gli capita sotto gli occhi. E senza nemmeno sapere con chi esattamente stia parlando, chiede: “Qual è l’unica legge proposta dal Movimento cinque stelle che è stata votata ed è passata?”. Tic-tac tic-tac. Il tempo scorre. Silenzio. Gli altri venti aspiranti sono a quel punto invitati a fare a gomitate per rispondere loro, al posto di quello scarso che non sa. E infatti una seconda domanda viene gettata in mezzo al gruppo, come un osso, per vedere chi la raccatta per primo: “Quali sono i punti principali del programma del Movimento?”. Coro: “Reddito di cittadinanza!”. Ma chi tra i venti avrà risposto per primo? Difficile stabilirlo.
E questo meccanismo di selezione sembra evidentemente stare a metà tra le sfide all’“Isola dei famosi”, i provini del “Grande Fratello” e le domandone di Gerry Scotti, che sono poi i riferimenti di vita di Rocco, lui che d’altra parte arrivò in Parlamento dopo che Lele Mora, un tempo strapotente agente dei semi-vip televisivi, l’aveva presentato a Beppe Grillo. Ma l’origine del metodo casaliniano (o casalinista?) è dibattuta. C’è chi dice che questo sistema sia adottato dalla Casaleggio Associati, e dunque Rocco l’avrebbe appreso da Gianroberto o da Davide (niente meno). Altri sono invece sicuri che sia il metodo di reclutamento che le compagnie assicurative utilizzano per scovare i migliori venditori porta a porta. Chissà. Forse, più semplicemente, quella di Casalino è una tecnica mutuata dal cinema americano, l’ha vista su Netflix, una cosa alla “Wall Street”, il film con Michael Douglas, darwinismo sociale e legge del più forte, ma all’italiana. E infatti, anche quando gli rispondono correttamente, Rocco non sa nemmeno con chi sta parlando.
Si chiedono allora i candidati, quelli più spiritosi e smaliziati: “Ci sono forse delle telecamere nascoste? Poi questi della Casaleggio Associati riguardano il film e individuano quello bravo, come nelle scene iniziali di “M.I.B.”, quando l’agente Will Smith viene selezionato perché abbandona il test assurdo?”. E chi può dirlo. Alcuni candidati, specie quelli con esperienze decennali da portavoce o da cronista di agenzia sorridevano ieri: “Ma che, davero? Dobbiamo subire l’interrogazione pubblica da Rocco del ‘Grande Fratello’?”. Eppure l’interrogazione e la graticola pubblica (che sono un metodo del tutto lecito, anche se non si sa quanto efficace nella scelta di gente che deve poi scrivere dei tweet e fare comunicati stampa) sono propedeutici a quello che seguirà – in caso di assunzione. Poiché non c’è ufficio stampa comunale, nazionale, parlamentare, europeo o strapaesano che non risponda a Rocco. Dunque la graticola è un esercizio. A Roma persino alcuni importanti assessori non parlano con i giornalisti, se non sono autorizzati dal portavoce della sindaca Virginia Raggi, che a sua volta non autorizza nessuno se non è autorizzato lui stesso da Casalino. Una volta Rosalba Castiglione, l’assessore alle Politiche abitative del comune di Roma, presa alla sprovvista da una domanda di Gianluca De Rosa, che stava appostato in un corridoio col taccuino in mano, si è nascosta nel bagno del Campidoglio per più di mezz’ora, riemergendone soltanto dopo aver avuto il via libera a parlare.
Lui, Rocco – bello, alto, muscoloso e perennemente a dieta, “ho la pancetta” – si muove con la sicurezza di un guru della comunicazione sin dal primo momento in cui mise piede al Senato, cinque anni fa, all’inizio della legislatura appena conclusa. Con l’aria compresa di sé, a metà tra Alastair Campbell, l’uomo che sussurrava a Tony Blair, e Bernard Ingham, il suggeritore nell’ombra di Margaret Thatcher, Casalino nel 2013 per selezionare gli addetti stampa disse loro: “Prendete questo giornale e trovatemi l’articolo più importante”. Richiesta che provocò sguardi remoti, cosmici, interrogativi: “In che senso più importante? Più importante per chi?”. E chi lo sa.
Poi, presi singolarmente gli aspiranti comunicatori grillini, Rocco chiede: “Ma tu, tra gli altri candidati, con chi vorresti lavorare?”. Ed è un trucco che lo inorgoglisce. Una specie di test psicologico che lui applica sugli aspiranti, pensando che non se ne accorgano. Una cosa stramba. Come quei quesiti attitudinali cui furono sottoposti i dipendenti del gruppo parlamentare poco tempo fa: “Se la stanza è piena, stai vicino ai muri, evitando il centro?”. Domanda sensatissima, che evidentemente serve a individuare e scartare gli inciucisti che tendono verso Pier Ferdinando Casini.