Il nuovo risiko parlamentare
Nuovi capigruppo: Renzi sacrifica Guerini, Berlusconi punta sulle donne. Paura e delirio al Gruppo Misto
Roma. Camera di compensazione per aspettative mancate, ferite o mal riposte, l’elezione dei capigruppo a Montecitorio e Palazzo Madama serve a celare malesseri correntizi e saldare qualche debito personale con chi è stato usato come ariete per le trattative sulle presidenze. Alcuni, in effetti, sono entrati papi nel conclave e sono usciti cardinali. Ieri sono stati eletti i capigruppo. M5s, Giulia Grillo alla Camera e Danilo Toninelli al Senato; Pd, Graziano Delrio alla Camera e Andrea Marcucci al Senato; Forza Italia, Mariastella Gelmini alla Camera e Anna Maria Bernini al Senato; Lega, Giancarlo Giorgetti alla Camera e Gian Marco Centinaio al Senato; Misto, Federico Fornaro alla Camera e Loredana De Petris al Senato. Segue mappa geopolitica dei vertici dei gruppi.
Pd, stoppato Lorenzo Guerini
L’opposizione, alla fine, s’è fatta rumorosa e Maurizio Martina, cosiddetto reggente, ha dovuto prenderne atto, pena spaccare il Pd alla prima curva: due turborenziani alla guida dei gruppi? Sono troppi. Sicché il papabile Lorenzo Guerini è stato costretto al passo indietro e come capogruppo alla Camera è stato scelto Graziano Delrio, diversamente renziano, grazie anche all’impegno di Paolo Gentiloni, che ha giocato la carta dell’ex ministro dei Trasporti. Al Senato, dove c’è il senatore di Scandicci Matteo Renzi, è invece passato, nonostante le resistenze, Andrea Marcucci, che è di origine super controllata. Palazzo Madama è insomma il nuovo fortino dell’ex segretario. “Per come si erano messe le cose, noi su Marcucci non potevamo mollare”, dicono gli uomini dell’ex segretario del Pd. Citofonare Luigi Zanda, che nei giorni scorsi aveva scandito, sulle colonne del Corriere: no a due capigruppo renziani. Antonello Giacomelli, che forse è tornato (ma se n’era mai andato?) nella casa del padre (Dario Franceschini), si lamenta: “Non s’era mai visto – dice Giacomelli al Foglio – un capogruppo eletto per acclamazione e non s’era mai visto che i deputati sapessero prima dei senatori chi avrebbe fatto il capogruppo al Senato”. La riunione a Montecitorio, infatti, s’è tenuta prima di quella di Palazzo Madama ma i deputati sapevano già tutto. Insomma, era già deciso, dicono i franceschiniani. Fausto Raciti, segretario del Pd siciliano, non era neanche presente al momento dell’acclamazione. “Pensavo che si sarebbe votato”.
Forza Italia, partito delle donne
“Nessuna rivoluzione rosa, ma si prosegue sulla linea già tracciata dal presidente Berlusconi, il primo a credere nell’importanza di dare fiducia a tante figure femminili in Parlamento”, dice Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia. Detto, fatto. Dopo Elisabetta Casellati presidente del Senato (prima donna a ricoprire quel ruolo) Mariastella Gelmini raccoglie l’eredità di Renato Brunetta alla Camera e Anna Maria Bernini al Senato (già sacrificata sull’altare di Palazzo Madama) quella di Paolo Romani. Gianluigi Paragone, neosenatore del M5s, ha una sua teoria: “Tra poco uscirà il film di Sorrentino su Berlusconi. E si ricomincerà a parlare del suo rapporto con le donne. Ma lui potrà dire: ‘Avete visto? Ho fatto eleggere una donna alla presidenza del Senato’”. Per stare sicuro, il Cav. ha rilanciato pure con due capigruppo donne.
Gruppo Misto state of mind
Si chiama Gruppo Misto ma si legge, provvisoriamente, Leu. Il gruppo di Pietro Grasso alla Camera si era accordato con l’Svp per eleggere in autonomia Manfred Schullian come capogruppo, ma la sua candidatura è stata stoppata da Maurizio Lupi e da tutta la truppa centrista che fa parte del Gruppo Misto, dove ci sono un po’ tutti, compresi gli ex grillini cacciati dal M5s, da Salvatore Caiata a Catello Vitiello. Caiata, peraltro, già sta telefonando ai colleghi di Noi con l’Italia e ai centristi per costituire un gruppetto di mischia da offrire, come “responsabili”, al governo che nascerà. Si vede che Caiata, patron del Potenza, è abituato al calciomercato. Quindi Leu alla fine si è presa due capigruppo provvisori: alla Camera Federico Fornaro e al Senato Loredana De Petris (quest’ultima eletta con maggiore tranquillità). Sono temporanei perché chiederà una deroga per poter costituire un gruppo autonomo. Nel frattempo, però, urge preparare i popcorn.